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 2025  agosto 29 Venerdì calendario

La svolta Russia-Cina riparte il progetto sul gas

La svolta è arrivata all’alba di ieri, in un porto del Guangxi, nel sud della Cina. L’Arctic Mulan, metaniera battente bandiera russa, ha attraccato al terminale di Beihai con la prima spedizione di gas naturale liquefatto del progetto Arctic Lng 2, uno degli asset strategici di Mosca. Un progetto da 21 miliardi di dollari, fermato dalle sanzioni Usa ed europee che avevano bloccato il collocamento internazionale dei carichi. Stavolta, però, il carico è arrivato. E Pechino ha deciso di aprire i serbatoi. Per oltre un anno il gas estratto e liquefatto sulla penisola siberiana di Gydan aveva trovato solo sbocchi marginali, con metaniere costrette a restare ferme o a muoversi senza mai scaricare. Le unità di Arctic Lng 2 hanno solcato a lungo i mari in attesa di porti disponibili, paralizzate dal nodo delle sanzioni. A metà agosto, parallelamente all’incontro Putin-Trump a Anchorage, qualcosa si è mosso. Diverse metaniere hanno levato l’ancora dirette verso l’Asia.L’Arctic Mulan, caricata a giugno da un’unità galleggiante di stoccaggio nella Kamčatka, ha compiuto un lungo tragitto attraverso i principali choke point, i colli di bottiglia marittimi fino alla Cina. Ieri, alle 5 del mattino, era nel porto di Beihai. Il segnale è duplice, e va nel senso opposto alle recenti promesse di Trump circa dure sanzioni secondarie da applicare alla Russia di Putin in caso di mancata tregua con l’Ucraina. Da un lato, Pechino rompe un anno di esitazioni e accetta un carico da un progetto ufficialmente sanzionato nonostante il rischio, almeno sulla carta, di ritorsioni americane. Dall’altro, il Cremlino dimostra di avere nella Cina un acquirente credibile, pronto a monetizzare il gas artico. Subito analisti come Jan-Eric Fähnrich di Rystad Energy hanno parlato di mossa calcolata: «Non è la domanda a spingere Pechino, ma la volontà di testare il nuovo atteggiamento più morbido di Washington sulle sanzioni». Per Mosca è ossigeno puro. Economico e politico. Con l’Europa chiusa e i vecchi clienti riluttanti, solo la Cina può assorbire carichi regolari di Arctic Lng 2. Novatek, il gigante privato russo che guida l’impianto, punta a 19,8 milioni di tonnellate annue a regime. Senza sbocchi esteri, i serbatoi si sarebbero fermati. Ora, con Beihai, la linea del gas torna a pulsare. La coincidenza non sfugge. Domenica Putin sarà a Shanghai per un vertice con Xi Jinping, l’indiano Narendra Modi e il nordcoreano Kim Jong-Un. Una riunione presentata come risposta al G7, un summit che ricompatta il blocco orientale.Cina, Russia, India e Corea del Nord: potenze che, pur diverse, vogliono mostrarsi unite di fronte alle sanzioni e a un mondo dominato dall’Occidente, da America e Europa. Per Xi, che bilancia tra cautela e sfida, l’arrivo della prima metaniera russa è la prova che il baricentro energetico può spostarsi a Oriente. Resta da capire se si tratti di un’operazione isolata o dell’inizio di una rotta stabile. Molto dipenderà dal calcolo politico di Pechino: quanto è disposta a rischiare uno scontro con Washington per garantire a Mosca uno sbocco strategico. E molto anche dal grado di tolleranza della Casa Bianca. A Washington, la linea è in bilico: Trump ha legato la questione delle sanzioni energetiche russe ai negoziati di pace in Ucraina. Intanto, la metaniera Arctic Mulan è a Beihai. La prima valvola si è aperta. Per il Cremlino è il segnale che il blocco può essere aggirato senza provocare Trump. Per Pechino è la prova che si può forzare la mano. Per l’Occidente è un avvertimento: il gas artico russo, congelato per un anno, ha trovato un approdo. E potrebbe non essere che l’inizio.