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 2025  agosto 29 Venerdì calendario

Giovanni Storti influencer della natura

Aspettando una pioggia già annunciata come catastrofica, anche sul suo territorio che è il Monferrato, si può ben ragionare con Giovanni Storti di riscaldamento globale, di natura e anche di bisce e degli alberi, che sono la sua grande battaglia condotta su Instagram, con piccole storie dove racconta il tasso barbasso, il ginepro, il carciofo, e prossimamente con uno spettacolo particolare, assieme a Stefano Mancuso. «Una specie di conferenza- spettacolo, io e lui, dove io sono il giullare. Si chiamerà “Lunga vita agli alberi”, la regia è di Arturo Brachetti. Quest’inverno cominceremo a girare l’Italia».Ma lei, non era un attore comico? (Aldo, Giovanni e Giacomo…).
«E lo sono, ma durante la pandemia ho capito alcune cose, e mentre ero in campagna con mia moglie, in una primavera bellissima, ho cominciato a raccontare queste cose su Instagram, che piacevano, e poi mi ci sono messo d’impegno. Molti seguono il mio canale, ma poi, i social sono misteriosi: ionon riesco a capire quante persone siano davvero interessate al tema ambientale, o al fatto che le faccia ridere, per quell’attimo. Adesso abbiano un nuovo canale, che si chiama Immedia, con vari esperti che spiegano come stanno le cose, sul fronte natura. E va bene, l’interesse c’è».
Lei è milanese, ma ora vive quasi stabilmente in Monferrato. Perché ha scelto così?
«Milano io la vedo degradata, per i miei canoni. Troppo rumore, troppa furberia e anche arroganza. E sempre meno civismo, meno comunità e conservazione del pubblico, pochi negozi e quindi gente con cui chiacchierare… E poco verde, quando invece le città hanno bisogno di verde, di alberi che ci salvano la vita perché sono dei condizionatori naturali, catturano l’anidride carbonica, emettono ossigeno, creano umidità. Con queste temperature spaventose, poi, sono indispensabili. Eppure, c’è una incredibile resistenza al cambiamento, anche di fronte a un disastro climatico che ormai possiamo solo contenere».
Come se lo spiega?
«I partiti di destra temono di perdere l’elettorato, come se – faccio un esempio – limitare l’uso delle auto fosse una limitazione delle personali libertà. Ma sono vizi camuffati da libertà. Altremetropoli stanno andando in direzione opposta, favorendo verde e uso della bicicletta, e penso a Parigi, e anche a Bologna, con la velocità a 30 chilometri orari, che è una grande idea».
E Milano?
«Ci sono 1700 chilometri di strade, perché non se ne pedonalizzano un po’ almeno un 10 per cento? Ma per dire la resistenza mentale di molti, quando nel mio quartiere hanno chiuso alle auto via verga, ecco tutti protestare, “ma come, non possiamo più usare la macchina?”. Adesso però sono tutti contenti. È il primo passo per trasformarle in strade verdi, solo per bici».
Però lei è pessimista, o no?
«Sono pessimista con la testa,ottimista con la volontà, come diceva Antonio Gramsci. Poi, c’è l’edulcorazione della realtà, come sostiene Mancuso: si parla di cambiamento climatico, ma è riscaldamento globale. Si dice biodiversità, ma è la vita. Cambiare i nomi alle cose è un errore clamoroso».
Lei che vive molto in campagna, vede gli effetti del riscaldamento?
«Fino a 5 anni fa, i miei peschi facevano così tanti frutti che passavamo l’estate a bere Bellini come dei disgraziati. Ma ora, ne avrò raccolte una decina. Ciliegie, a cassette, le regalavamo perché ne avevamo troppe. Quest’anno, una cassetta. Resistono le varietà antiche di pere e mele, ecco. Gli alberisoffrono questa alternanza di piogge estreme e di siccità, e ho querce di quasi cent’anni, senza foglie. Invece, cresce benissimo l’ailanto, che è una pianta invasiva. E gli animali, che si stanno spostando verso Nord… E a parte la biscia gigante che mi sta attraversando il sentiero proprio adesso, qui in Monferrato è arrivata l’istrice, e le cicale. E la “popillia japonica”, coleottero che distrugge tutto».
Qualche giorno fa, dopo la tempesta che ha devastato la Romagna, persino il leghista Casanova, che è amico di Salvini e lo ospita al Papeete, ha detto “il cambiamento climatico esiste”. Però ha aggiunto “non sono un ambientalista”, come se fosse un insulto.
«Per la destra gli ambientalisti sono terroristi. Eppure, siamo una categoria di persone che combatte per far capire alla gente che siamo in un momento irreversibile. Se il governo dicesse che è vero, che il riscaldamento globale esiste, allora dovrebbe correre ai ripari. Ma non gli interessa. Quindicerca di denigrarci, ci ridicolizza».
Lei è intervenuto spesso sul disegno di legge della maggioranza sulla caccia.
«Perché è folle. La natura è in crisi nera, e tu proponi di distruggerla. Vogliono diminuire le aree protette, permettere di abbattere specie finora vietate, e l’uso dei richiami in gabbia. E caccia libera ovunque. Spero che la metà dei cacciatori sia contraria. Ma vede, anche su questo tema, le destre si muovono con arroganza, “facciamo quello che vogliamo”, un loro meccanismo tipico, perché non sono mai riusciti a creare una cultura alternativa».
E allora, cosa si può fare?
«Io, visto che mi piace raccontare, racconto le piante, che sono sempre mitiche, e a volte hanno dietro storie di ninfe, di atleti dell’antichità. Ci metto sempre qualcosa di divertente, sperando di veicolare il messaggio, perché quella è la mia cifra. Spiego che è incredibile trattare male le piante, perché esistiamo grazie a loro, e non possiamo farne a meno. Ma vede, se io domando “da dove arriva questo pezzo di formaggio?”, c’è la forte possibilità che qualcuno risponda “dal supermercato”, non sapendo che arriva dal latte di una mucca, che mangia erba e fieno…».