Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  agosto 29 Venerdì calendario

I messaggi dello zar viaggiano su missili

Una notte di fuoco, che può incenerire i fragili ponti della pace. Vladimir Putin ha deciso di ignorare la cautela dettata dai negoziati con Donald Trump e scatenare una dimostrazione di forza massiccia e brutale. L’attacco contro Kiev è stato solo il capitolo più sanguinoso di un’operazione complessa, che ha colpito tanti obiettivi civili e militari scelti con cura uno a uno: le esplosioni di missili e droni hanno recapitato un messaggio preciso al governo Zelensky e ai suoi alleati, mettendoli davanti allo scenario di un’escalation. Il Cremlino ha risposto all’ondata di incursioni ucraine contro le raffinerie, che ostacola i rifornimenti di benzina in Russia ed è proseguita anche mercoledì con altri due impianti incendiati, concretizzando una minaccia a tutto campo.La pioggia di bombe volanti mandata a fare strage nei condomini della capitale è stata infatti accompagnata da una serie di azioni mirate, tutte con un valore simbolico netto. C’è stato il missile che ha dilaniato il palazzo che ospita gli uffici della delegazione Ue e la sede del British Council, ma forse è ancora più significativo il raid condotto all’interno del delta del Danubio, a pochi metri dal confine della Romania e quindi dell’Europa: un drone marittimo russo è penetrato nel fiume per decine di chilometri e ha centrato la “Simferopol”, una delle pochissime navi rimaste alla marina di Kiev, specializzata nello spionaggio elettronico e usata in passato per gli assalti degli 007 contro i porti della Crimea. Il video diffuso da Mosca non lascia dubbi sui danni inferti e sulla posizione, a ridosso della frontiera e lungo una delle rotte utilizzate per inoltrare merci e armi occidentali verso Odessa.Altrettanto rilevante è il bombardamento della fabbrica realizzata alla periferia della capitale dalla Bayraktar, l’azienda turca dei velivoli telecomandati posseduta dal genero di Erdogan, e non ancora inaugurata. Due missili ipersonici Kinzhal hanno superato lo scudo dei Patriot e devastato i capannoni: l’incendio è proseguito per tutto il giorno, con colonne di fumo visibili nell’intera metropoli. Come nell’attacco della scorsa settimana contro la filiale ucraina di un’industria americana – e di altri rimasti segreti – il Cremlino mette così in guardia le società straniere intenzionate a sostenere la produzione bellica ucraina e contribuire agli aculei “Porcospino d’Acciaio” evocato da Ursula von der Leyen al tavolo delle trattative.Gli ordigni caduti sul deposito di motrici e convogli ferroviari sono invece interpretati come un monito per i generali di Zelensky, che negli scorsi giorni per la prima volta hanno preso di mira le linee ferrate russe nei territori occupati per scompaginare i preparativi di una nuova offensiva terrestre. Finora i treni sono stati sostanzialmente immuni dalla ferocia della guerra, garantendo i collegamenti vitali dell’Ucraina e i rifornimenti per le forze d’invasione: ora anche questa tregua tacita potrebbe scomparire. Indubbia pure la valenza terroristica dei nugoli di Shahed-Geran lanciati sui quartieri di Kiev, dove le ondate successive hanno ostacolato l’opera di pompieri e soccorritori: l’alba è sorta in un cielo nero per il fumo di decine di roghi che ha soffocato le speranze di pace di un popolo stremato da quaranta mesi di guerra totale, che non conta più sull’aiuto statunitense e vede la situazione al fronte peggiorare.Le barriere della contraerea hanno mostrato i loro limiti, aggravati dalla carenza di missili terra-aria moderni: l’accordo per la vendita di Patriot americani pagati dai Paesi europei ha procedure lente, che non hanno ancora fatto consegnare una singola munizione. I militari ucraini sostengono di avere fermato gran parte degli incursori ma le immagini della distruzione evidenziano una realtà diversa. Per numero di ordigni si è trattato della seconda offensiva aerea di sempre: missili ipersonici, balistici, cruise e droni sono stati impiegati con manovre coordinate per ottenere il risultato più letale. Gli arsenali di Putin sono gonfi e possono ripetere la stessa tempesta entro un paio di giorni.