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 2025  agosto 29 Venerdì calendario

Boeing, record di jet ordinati (grazie alle mosse di Trump)

Donald Trump tira fuori dal pantano Boeing e lo rilancia a una velocità con pochi precedenti. Il colosso aerospaziale statunitense sta emergendo come il vero vincitore della guerra tariffaria con centinaia di aerei ordinati in poche settimane e un valore di listino di oltre 200 miliardi di dollari, grazie soprattutto al tentativo dei governi locali di ingraziarsi il tycoon e venire risparmiati, il più possibile, dalla scure dei dazi. E se i negoziati Washington-Pechino dovessero portare a un’intesa sui vari dossier, la Cina potrebbe arrivare a chiedere a Boeing circa 500 velivoli, come ha rivelato Bloomberg nei giorni scorsi.
In tutto questo c’è chi fa filtrare che la Casa Bianca potrebbe investire anche in Boeing (le cui azioni sono salite del 21% da inizio anno), sulla falsariga di quanto fatto con l’ingresso nel capitale di Intel (che ieri ha ricevuto 5,7 miliardi dal governo che avrà il 10% dell’azienda). Contattati, Casa Bianca e Boeing non hanno risposto alle richieste di commento. Fonti vicine all’amministrazione statunitense fanno sapere al Corriere che l’azienda non sarebbe tra quelle «attenzionate» per un eventuale investimento pubblico.
Nei primi sette mesi di quest’anno i nuovi ordini netti per Boeing ammontano a 655 jet, più dei 405 di Airbus, un rovesciamento rispetto agli anni precedenti che hanno visto il gigante europeo dominare per merito loro e per i passi falsi degli americani. 
Dei 655 aerei ordinati a Boeing almeno 315 sono «direttamente attribuibili» alla minaccia dei dazi come i 103 velivoli chiesti da Korean Air (36,5 miliardi di valore di listino, al netto degli sconti che di solito arrivano anche al 60-65%), i 50 da Garuda Indonesia o i 100 dalle aviolinee giapponesi, anche se in questo caso a dare l’annuncio è stata la Casa Bianca, mancano dettagli e firma. 
Altri ordini sono legati ai rapporti «speciali» con Trump, come i 160 Boeing (tra 787 e 777X) – e altri 50 opzionati – da Qatar Airways. Un accordo da 96 miliardi che include l’acquisto di 400 motori di un’altra società americana, GE Aerospace, preferita alla britannica Rolls-Royce che pure vende i propulsori per i 787. Una dinamica «curiosa», secondo gli esperti. Tanto che c’è chi si chiede se, in qualche modo, l’amministrazione Usa non stia «interferendo» sul regolare andamento del libero mercato.