Corriere della Sera, 29 agosto 2025
Trump sta facendo a pezzi il sistema di check and balances
Checks and balances. È il sistema di controllo e bilanciamento dei poteri creato per evitare che un’unica istituzione o un individuo arrivino a esercitare un ruolo di comando assoluto. È la base della democrazia americana e per due secoli e mezzo ha funzionato. Anche nel primo mandato di Donald Trump, sia pure a fatica. Quando, tornato alla Casa Bianca, lui ha invocato poteri senza limiti, molti, pur stigmatizzando gli abusi, hanno sdrammatizzato, fiduciosi nella solidità del sistema Usa di contrappesi.
Ma Trump, rifiutando limiti ai suoi poteri presidenziali, in appena sette mesi ha demolito gran parte delle garanzie istituzionali. Un leader che abbiamo giudicato, oltre che prepotente, privo di una bussola, capace di procedere a zig zag con qualche dietrofront (come con la Cina di Xi Jinping), sulla demolizione dei checks and balances procede con determinazione e linearità. Tutte scelte sue? Influenzato da consiglieri e ideologi radicali? Cambia poco: stessa visione autoritaria.
Il percorso seguito è chiaro: dapprima cancellare, ovunque possibile, le autorità indipendenti. Obiettivo raggiunto decapitando e sostituendo con fedelissimi il vertice di tutte le agenzie federali, licenziando gli ispettori che sorvegliano i ministeri, intervenendo su Giustizia (due suoi avvocati al vertice) e sicurezza (rivoluzione Maga all’Fbi e nei servizi segreti, sostituzione di molti generali).
In secondo luogo combattere i poteri che non puoi conquistare con un blitz. Dalle minacce nei confronti dei repubblicani recalcitranti in un Congresso già parzialmente esautorato, all’assedio al capo della Banca Centrale, Jerome Powell, definito stupido, idiota, loser. Il licenziamento con accuse pretestuose, non definite né notificate, di una governatrice della Fed, Lisa Cook, segna il punto estremo di questa strategia: dietro c’è l’intento di rendere a maggioranza trumpiana anche l’unica autorità indipendente che perfino la Corte Suprema considera inattaccabile dalla Casa Bianca. Cambierà qualcosa con le elezioni di mid term del 2026? Forse, sempre che il terreno su cui si svolgeranno resti livellato, nonostante una rivoluzione autoritaria che ormai tocca ogni angolo della macchina amministrativa. L’ultima sortita del braccio destro di Trump, Stephen Miller (il partito democratico è «un’organizzazione estremista domestica») giustifica qualche dubbio.