Corriere della Sera, 29 agosto 2025
Il «fattore» Vendola sulla Puglia
Il risiko pugliese del centrosinistra in vista delle Regionali non pare prossimo alla definizione. Il tavolo che avrebbe dovuto tenersi oggi con i big della coalizione sembra sia stato rimandato. Dopo la risoluzione dei casi Campania, con l’investitura dell’ex presidente della Camera, Roberto Fico, e della Calabria (Pasquale Tridico), entrambi del M5S, il rebus appare di difficile soluzione.
In un ipotetico ring, Decaro, mister 500 mila preferenze, sarebbe al centro, e Vendola e Emiliano, nei rispettivi angoli in attesa dell’ultima ripresa. La posizione di Avs è inamovibile: Vendola non è in discussione – ripete Nicola Fratoianni, intercettato in Grecia —. E ieri sera l’ex governatore, presentando il suo libro di poesie Sacro queer a Bisceglie, ha detto di «essere abituato per natura a fare passi in avanti per la mia terra, e non indietro», facendo chiaramente intendere di non cedere al veto di Decaro. Ha smentito l’ipotesi che possa candidarsi come presidente della Regione («ho un’età che non me lo permetterebbe, per ragioni anagrafiche e per storia il candidato naturale è Decaro») ma ha confermato che correrà come consigliere regionale.
Il braccio di ferro continua, quindi. Tutto ruota attorno a Decaro (che si è detto disponibile con riserva) e al vertice nazionale del Pd. Che guarda con malcelata insofferenza alle vicende pugliesi. Lo ha fatto intendere chiaramente Stefano Bonaccini, presidente del partito, che ha invitato Emiliano a fare un passo di lato: «Da presidente del Pd non interferisco, sia chiaro. Ma poiché stimo Michele, gli dico: meglio sentirci utili, che indispensabili. Dopo aver guidato, e bene, per dieci anni la Puglia, si può cambiare esperienza». Un gentile e cortese aut-aut che ha sorpreso non poco il governatore pugliese.
Il partito non intende incrinare i rapporti con Avs, un eventuale strappo potrebbe avere ripercussioni negative sull’alleanza nazionale. E il Pd sembrerebbe, quindi, intenzionato a salvare, ad ogni costo, la candidatura di Vendola.
Decaro assiste al balletto di queste ore con apparente distacco. Si trincera nel più assoluto silenzio («ho già detto tutto»), fa intendere che le indicazioni romane nei confronti di Emiliano sono «chiare». E, in caso contrario, se la sua posizione non dovesse passare, «si cercassero un altro candidato per il quale farò la campagna elettorale».
Sta cercando di trovare una via d’uscita all’impasse Francesco Boccia, capogruppo al Senato del Pd, braccio destro di Elly Schlein, il dottor sottile dei dem. Il suo nome è circolato nel caso in cui Decaro dovesse ufficializzare il gran rifiuto. Un’ipotesi che Boccia ha sempre smentito categoricamente.
Intanto da ambienti vicini a Emiliano si mandano chiari segnali a Decaro: il governatore sarebbe un problema interno del Pd da risolvere in un altro momento, Vendola, invece, costituirebbe un grave problema per la coalizione. In sintesi: il no di Decaro a Emiliano potrebbe essere risolto nel partito, mentre il candidato in pectore Decaro rischia con il «no» a Vendola di creare un grave impaccio. Il quadro, quindi, viene ribaltato: il rebus è Vendola, non il presidente pugliese che sarebbe l’opzione B: «Non è che rompiamo con Avs per Decaro». E Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli lo hanno confermato chiaramente: «Se non c’è Vendola, salta l’alleanza». Questo spiegherebbe anche l’apparente distacco di Schlein dalle vicende pugliesi. Perché sarebbe in gioco il futuro dell’alleanza. Così come, sembra scomparso dal dibattito il M5S: ottenuti i candidati presidenti in Campania e Calabria, preferisce non sollevare un polverone contro Vendola