Corriere della Sera, 29 agosto 2025
Domande e risposte su Phica.net
Perché non è stato possibile chiudere forzatamente il sito «Phica.eu» come è stato fatto con il gruppo Facebook «Mia Moglie», ma sono stati gli stessi gestori a oscurare la piattaforma?
La differenza fra le due vicende sta nella piattaforma che ospita i contenuti. Nel caso di «Mia Moglie» si trattava di un social appartenente a un’azienda, cioè Meta, che può stabilire le regole di comportamento a cui gli utenti devono attenersi. In questo caso le segnalazioni degli utenti su Facebook sono utili per informare l’azienda della violazione delle linee guida e delle regole interne. Per quanto riguarda «Phica.eu», invece, si tratta di un sito – con ogni probabilità gestito su server esteri – che non deve rispondere alle regole che un privato può stabilire per i propri utenti.
Come è possibile che la piattaforma sia rimasta online senza interruzioni anche se è cambiato l’indirizzo web?
Sia «Phica.net» – l’indirizzo originale del sito che è stato lanciato nel 2005 – sia quello che finisce in «.eu» rimandano alla stessa piattaforma grazie a un sistema chiamato «redirect»: quando l’utente scrive il primo, il server rimanda automaticamente al nuovo indirizzo. Questo sistema viene utilizzato, per esempio, anche dalle piattaforme di streaming illegale quando viene oscurato un sito dalle autorità.
Cos’è il Dmca citato dai gestori del sito in merito alla rimozione dei contenuti?
Il Digital millennium copyright act (Dmca) è una legge americana del 1998 sul copyright, che regola anche i contenuti pubblicati online e stabilisce le responsabilità in caso di violazioni. In genere i provider – le aziende proprietarie dei server che ospitano i siti web – mettono a disposizione procedure per chiedere la rimozione dai propri server dei contenuti che non sono in linea con le regole del Dmca.
Quali sono i reati configurabili in Italia per chi faceva parte della piattaforma?
Nel caso di «Phica.eu» possono configurarsi reati come quello di diffamazione, ma anche la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, chiamato impropriamente revenge porn. Nel caso dei commenti più gravi, potrebbe configurarsi anche l’istigazione a delinquere – in particolare per i post dove si induce altri a commettere reati come la violenza sessuale – e persino il reato di vilipendio di organi e personalità dello Stato.
Come è possibile rintracciare l’identità di chi ha pubblicato contenuti su una piattaforma?
Anche se i messaggi sono stati pubblicati con uno username, è possibile risalire all’identità di chi ha pubblicato messaggi offensivi tramite l’indirizzo Ip, cioè il codice che identifica univocamente i dispositivi connessi a Internet.