il Fatto Quotidiano, 28 agosto 2025
Campania, timori e vendette dopo il patto Schlein De-Luca
Gli opposti – ma neanche troppo – si toccano, certo. Innanzitutto in Campania, dove l’accordo per nulla rottamatore ma molto pragmatico dentro il Pd – via libera alla candidatura di Roberto Fico, in cambio dell’incoronazione come segretario regionale di Piero De Luca, ovviamente figlio di Vincenzo – ha mescolato i mal di pancia della riformista nonché iper-atlantista Pina Picierno, che se c’è da mordere Elly Schlein si precipita, con le destre che urlano al gattopardismo degli avversari, come se dalle loro parti gli specchi scarseggiassero. In sintesi: Picierno chiede se “sia dignitoso che dopo mesi di commissariamento si faccia un congresso senza alcuna discussione nel giro di un mese”, e quindi se “questo sarebbe il nuovo Pd”. Mentre per la deputata campana di Fratelli d’Italia, Imma Vietri, “Schlein perde la faccia alleandosi con il cacicco che voleva mandare a casa” e Gimmi Cangiano, anche lui meloniano, parla di “inciucio all’insegna del peggior familismo”.
Però c’è anche l’eterno Clemente Mastella, già in clima partita nonostante si voti non a breve (23 e 24 novembre), Clemente Mastella, da tempo schieratosi con il Fico che qualche anno fa lo vedeva come la kriptonite: “Guardo con soddisfazione all’intesa raggiunta nel Pd campano, tergiversare ancora sarebbe stato un delitto. Ora basta però con questa sgangherata politica dei due forni che in Campania è diventata stucchevole. Se la Regione e il Comune si azzuffano per le nomine in un’istituzione culturale (il Teatro San Carlo, ndr) siamo messi male”. Tradotto: Mastella prova a infilarsi tra i cronici dissapori tra De Luca senior e il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, anche per rivendicare che lui, già al lavoro su una lista apposita, è il centrista che tutto può aggiustare. E nello stesso tempo ricorda che tra i due serve almeno una tregua, per tenere assieme riformisti e deluchiani. Poi però c’è il malessere sparso a sinistra. Perché è vero, gli schleiniani hanno ottenuto come contrappeso il controllo delle cruciali federazioni di Napoli e Caserta. Non era scontato, come non era affatto certo che si arrivasse dove l’ala sinistra del Pd voleva arrivare da un anno, ovvero alla candidatura di Fico. “Ma prima – ammettono tutti – bisogna scrivere e leggere il regolamento del congresso regionale”, che si terrà entro la prima settimana di ottobre. Perché il diavolo si annida nei cavilli. E comunque ci sono i timori a medio termine. Non può sedarli il commissario dem in Campania, Antonio Misiani, che ad Agorà teorizza: “Stiamo costruendo una larga coalizione in ottica di discontinuità, perché De Luca non può ricandidarsi e noi eravamo contrari al terzo mandato”. Ma lo stop al terzo mandato lo ha dato la Consulta, e la discontinuità. tra centristi e (almeno) una lista deluchiana nel campo progressista, è tutta da costruire e difendere.
Così va tenuto conto di certi sospiri nella sinistra dem campana: “A Roma non si sono resi conto di quanto possa essere rischioso affidare la segreteria a De Luca”. Detto ancora meglio, “stanno sottovalutando la situazione: anche perché a giorni esce il nuovo libro del padre, e chissà quanto picchierà ancora contro il partito e Schlein”. Di sicuro la segreteria è comunque una postazione da dove si può dirigere (parzialmente) il traffico. E provare a condizionare l’eventuale giunta che verrà. Dopodiché quel sospetto gli schleiniani lo hanno sempre: “De Luca senior è convinto di poter tentare anche l’assalto alla segreteria nazionale”. Un po’ troppo, magari. O magari no, a sentire un veterano del Pd: “Guardi che quella cosa lui ce l’ha davvero in testa. Ma io mi chiedo chi glielo faccia fare…”. Ottima domanda.