Il Messaggero, 28 agosto 2025
L’Ucraina vuole salvare i propri giovani, e schiera al fronte un esercito di robot
L’Ucraina difende il proprio futuro salvando vite oggi. Mentre il Cremlino alimenta la guerra con soldati di riserva dalle repubbliche più povere della Federazione e perfino dalla Corea del Nord, Kiev sceglie di allontanare i minorenni e affidarsi a robot e intelligenza artificiale per ridurre le perdite al fronte. Due notizie che raccontano la stessa strategia di sopravvivenza. I ragazzi ucraini sotto i diciotto anni potranno lasciare il Paese per motivi di studio. Negli ultimi due anni le famiglie avevano spinto i figli all’estero per aggirare il blocco delle partenze maschili. Risultato: classi scolastiche svuotate e università prive di studenti. Il governo ha deciso di legalizzare il flusso e concedere ai più giovani un futuro oltreconfine, nella convinzione che torneranno con competenze preziose. «Vogliamo che i nostri ragazzi restino legati all’Ucraina, anche se studiano fuori», spiega la premier Yulia Svyrydenko. Zelensky insiste sul dovere di proteggere la generazione che verrà, consapevole che anticipare la leva obbligatoria sarebbe impopolare e demograficamente disastroso. Kiev rifiuta di ridurre l’età di mobilitazione, nonostante le pressioni di Washington e altri alleati. Meglio investire sulla formazione, anche lontano dal Paese, piuttosto che trasformare adolescenti in carne da macello.Al fronte, invece, la partita è un’altra: proteggere chi combatte già. Qui l’Ucraina si affida alle macchine. Nella “kill zone” che si estende per 10-15 km lungo la linea del fronte, muoversi allo scoperto significa rischiare la vita in pochi secondi. I droni killer sono in agguato nel cielo. Perciò Kiev schiera migliaia di veicoli terrestri senza equipaggio: portano munizioni, evacuano feriti, scavano trincee, sostituiscono uomini in compiti ad altissimo rischio. «È un lavoro infernale», avverte il ministro della Trasformazione Digitale Mykhailo Fedorov, ma lo fanno sempre di più i robot. Più dell’80% dei colpi inferti all’esercito russo è opera di droni o sistemi automatizzati. L’intelligenza artificiale, applicata a riconoscere i bersagli e alla guida autonoma, riduce l’esposizione diretta dei soldati. Una sopravvivenza tecnologica che alimenta anche la motivazione delle truppe: meno vite spezzate, più fiducia nella possibilità di resistere. Al contrario Mosca continua a gettare uomini sulla linea del fuoco, reclutando in massa dalle regioni periferiche, spesso non russe di etnia, e dai distretti disagiati. I caduti vengono sostituiti da altri caduti, in un ciclo che Putin considera sostenibile perché ai soldati vengono offerti salari più alti di quelli medi russi.Manodopera militare sacrificabile, come i nordcoreani inviati da Kim Jong-un, a migliaia di km da casa. È la logica della quantità contro la logica della qualità. Per Kiev, che ha un quarto della popolazione russa, il capitale umano è troppo prezioso per essere sprecato. La natalità crollata negli anni 90 lascia generazioni esili, e ogni giovane perso è un danno irreparabile. Per questo si punta sull’istruzione per i minori e sulla robotica per i combattenti. Sulle aule universitarie europee e sui droni da ricognizione o i veicoli automatizzati: due facce della stessa difesa. La guerra non è solo questione di armi e trincee, ma di chi potrà contare su una popolazione ancora viva e in grado di ricostruire. L’Ucraina ha scelto di non sacrificare i ragazzi.