La Stampa, 28 agosto 2025
Addio al vescovo Nosiglia
Un mazzo di fiori bianchi davanti alla bara. Sopra il coperchio è adagiata la mitra, anch’essa bianca. È questa l’immagine, semplice e composta, del saluto finale dei torinesi, alla Consolata, a monsignor Cesare Nosiglia. L’arcivescovo emerito di Torino e di Susa è morto ieri notte, a quasi 81 anni, a causa di una polmonite che si trascinava da qualche settimana. Prima il ricovero al Gradenigo, poi il trasferimento in una struttura di Chieri, proprio la città dove tanto si è speso nella difesa del lavoro, per il caso Embraco.La camera ardente alla Consolata sarà aperta anche oggi, dalle 8 alle 21, quando sarà celebrata la veglia funebre; e domani, venerdì, dalle 8 alle 13,30, quando la bara sarà portata in Duomo per il funerale, presieduto dal cardinale Roberto Repole, alle 15,30.La notizia della morte di Nosiglia si è rincorsa sui canali di informazione fin dalla mattina. Alle 12 la tradizione delle campane del Duomo suonate «a morto», proseguita per oltre un’ora, hanno colpito quanti si trovavano in centro. Pioviggina, su Torino. Smette proprio alle 15,30, quando la bara arriva davanti al santuario tanto amato dai torinesi e teatro di tante celebrazioni presiedute tra il 2010 e il 2022, gli anni del suo episcopato in città. C’è poca gente, e il primo a fermarsi in preghiera davanti alla bara è un commosso e affaticato Ernesto Olivero, fondatore del Sermig.Nel corso della giornata arrivano messaggi di cordoglio dal mondo religioso, politico e civile. Lo ricorda la Cei: «Uomo di grande spiritualità – scrive in una nota il presidente, cardinale Matteo Zuppi -; ha servito la Chiesa in Italia leggendo i segni dei tempi, ponendosi in ascolto delle istanze che andavano emergendo negli anni, con uno sguardo attento ai disoccupati e alle popolazioni sinti e rom».Unanime il cordoglio di tutti i sindacati e di molti imprenditori. Il tema del lavoro è stato assolutamente centrale nel suo episcopato. Nosiglia ha il primato di aver parlato, nel 2022, alla manifestazione unitaria del Primo Maggio. Conosceva bene l’argomento: quando era piccolo suo padre visse il dramma della disoccupazione. «È stato un protagonista del tempo che ha vissuto – afferma il presidente di Tinexta, Enrico Salza – andando a cercare la profondità dei problemi».Lo ricorda il mondo politico. Tutti i partiti, con in testa il ministro Paolo Zangrillo: «Una perdita dolorosa». Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo: «La Città e il territorio torinese perdono un interlocutore attento ai problemi sociali, alle difficoltà delle lavoratrici e dei lavoratori e impegnato nel costruire una comunità inclusiva e accogliente, soprattutto per i più giovani». E il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio: «Torino e il Piemonte perdono un grande uomo di fede, innamorato di Dio, della Chiesa e degli uomini. Nosiglia è stata una voce preziosa, sempre attenta alla dignità della persona».Il rammarico più grande, per la città, ma probabilmente anche per Nosiglia stesso, seppur non lo abbia mai espresso apertamente, è stato quello di non esser stato creato cardinale. È il successore di Severino Poletto, scelto da Benedetto XVI. Tra i suoi primati c’è anche la caratteristica di essere diventato vescovo di Susa, carica che si è sommata e unita a quella di Torino, tornando così ai confini della diocesi di metà Settecento.Il 24 ottobre 2012 scrive una lettera pastorale interamente dedicata ai sinti e ai rom della città. Passerà alla storia. Con il motto «L’Amore più grande» pianifica, organizza e conduce l’Ostensione pubblica della Sindone del 2015, l’ultima che Torino ha vissuto. Oltre due milioni di persone e la visita speciale di Papa Bergoglio per due giorni in città. Ma altre Ostensioni private sono state organizzate nei suoi anni. Tra queste, quella che nel Venerdì Santo del 2020, in pieno lockdown da Covid, porta la tv in diretta alla visione del Lino in un ambiente in Duomo assolutamente irreale