La Stampa, 28 agosto 2025
La storia vera che ha ispirato La Grazia di Sorrentino
«Illustrissimo Presidente, mio padre ha commesso il più grave dei crimini, ha ucciso mia madre. La tragedia ha attraversato la mia famiglia, ciclicamente, quasi fossimo predestinati ad una coazione a ripetersi che sembra non voler risparmiare nessuno. Perché s’interrompa questa spirale, dove la morte violenta sembra volerci prendere tutti, le chiedo la Grazia». Iniziava così l’istanza di sospensione della pena che Silvia Vergelli inviò al presidente Mattarella, con l’aiuto dell’avvocato Valentina Bernardi. Silvia chiedeva la grazia per suo padre Giancarlo Vergelli, che nel marzo 2014 uccise a Firenze la moglie, Nella Burrini. Era malata, tanto malata, convivere con lei era diventato insostenibile. La sua storia ricorda molto la trama del film di Sorrentino, che ha ammesso di aver preso spunto da un fatto di cronaca.«Vedo molte analogie tra la storia di Giancarlo Vergelli e di sua figlia Silvia – ammette l’avvocato Bernardi – con quello che ho letto della trama del film. Le consiglio di leggersi la sentenza del giudice di primo grado, che condannò Vergelli a 7 anni e 8 mesi per aver ucciso nel sonno la moglie di 88 anni, malata di Alzheimer. Il verdetto è un condensato di umanità, giurisprudenza e misura. In quelle righe si legge il travaglio del giudice che è obbligato ad applicare la legge, deve condannare un omicida ma si rende conto perfettamente del dramma umano che ha di fronte».Quanti anni aveva Giancarlo Vergelli al processo?«Aveva 82 anni, era già malato. Non è mai andato a Sollicciano, ha avuto immediatamente la concessione degli arresti domiciliari, su richiesta della stessa procura. La domanda di grazia e le condizioni di salute hanno determinato un passaggio immediato alla detenzione domiciliare, quando la sentenza è diventata definitiva dopo la Cassazione».Come lo ricorda?«Un uomo integerrimo, un commerciante di prodotti sanitari in pensione che adorava la moglie. Ma è stato lasciato solo, non dalla famiglia ma dalle istituzioni, assieme a una donna in delirio continuo, che non poteva muoversi, che urlava tutto il giorno, che fumava e non voleva che si aprissero le finestre, che vedeva mostri ovunque e aveva paura di tutto. Non c’era modo di inserirla in una residenza sanitaria o in una struttura protetta. Una situazione insostenibile per chiunque».La figlia racconta la notte della tragedia: «Ha atteso che la mamma si addormentasse e quando l’ha vista serena, ha esaudito il suo desiderio: passare dal sonno alla morte e non soffrire più».«Ricordo bene l’istanza, ma è stata la sentenza di primo grado ad aprire la strada alla grazia. Quando arrivò la decisione di Mattarella, Vergelli avrebbe dovuto scontare altri 5 anni e mezzo, col rischio del carcere. Aveva 87 anni nel 2019, la sola prospettiva di andare a Sollicciano era devastante per lui. Accettò la grazia con sobrietà, con estrema misura. Era macerato da un lutto irrisolto, non aveva nessuna intenzione di celebrare quel momento. È morto meno di un anno fa».