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 2025  agosto 28 Giovedì calendario

Già nel Medioevo si sapeva che la Sindone era un falso

Nicolas Sarzeaud, giovane ricercatore presso l’Università cattolica di Lovanio e borsista dell’Accademia Francese di Roma, non poteva credere ai suoi occhi quando, qualche mese fa, ha riconosciuto in un testo medievale la più antica testimonianza ad oggi conosciuta sull’esistenza della Sindone di Torino. Non solo perché è la prima fonte scritta sul misterioso Lino, ma soprattutto perché redatta da Nicola di Oresme, autore medievale di grande autorevolezza, e – cosa più importante – per il suo contenuto.Il testo, infatti, conferma che la Sindone sia un falso, realizzata artificiosamente al fine di estorcere denaro ai fedeli, come reliquia miracolosa allo scopo di riempire le casse della chiesa dove era conservata.Siamo nella Francia del 1370 circa. Nicola di Oresme scrive un trattato (Problemata), oggi conservato presso la Biblioteca Nazionale di Francia (ma altre copie sono presenti alla Biblioteca Laurenziana di Firenze e alla Nazionale di Napoli). Nel testo compaiono le frasi: «quia sic multi viri ecclesiastici deciperent alios ut oblationes suis ecclesiis afferrent. Patet hoc ad sensum de ecclesia in Campania ubi dicebatur quod esset sudarium domini Ihesu Christi» (traduzione: «perché in questo modo molti ecclesiastici ingannano gli altri, per far in modo che portino offerte alle loro chiese. Ciò si vede chiaramente in quella chiesa nella Champagne dove si diceva che ci fosse la sindone del Signore Gesù Cristo»). Il riferimento è chiaramente alla chiesa di Lirey, nella regione francese della Champagne, famosa per aver ospitato, in una collegiata fondata dal cavaliere Geoffroy de Charny, il telo della Sindone fino al 1418, quando venne spostata a causa dei disordini della Guerra dei Cent’anni (nel 1453 venne infine venduta ai Savoia, che la gestirono fino al 1983).Per caso, durante la preparazione dell’edizione a stampa dello scritto del teologo medievale Nicola di Oresme, due studiosi francesi si sono imbattuti in questo passaggio. Non sapendolo interpretare correttamente, si sono rivolti a Nicolas Sarzeaud, 33 anni, che nel 2024 ha pubblicato in Francia un libro sulle sindoni. Sarzeaud ha subito compreso l’importanza della scoperta, che sarà presto pubblicata sulla rivista accademica Journal of Medieval History in un articolo in cui spiega tutto nel dettaglio. «Nicola di Oresme fu un filosofo, scienziato e teologo assai noto, originario della Normandia, docente universitario a Parigi, uomo della cerchia dei favoriti del re di Francia, dal 1377 vescovo di Lisieux – spiega Sarzeaud-; fu soprattutto una figura particolarmente importante all’epoca, noto fra l’altro per i suoi tentativi di fornire spiegazioni razionali a certi fenomeni, tra cui alcuni miracoli che troppo facilmente venivano ascritti a Dio o ai demoni. E proprio in questo si inserisce la sua citazione della Sindone».Fino a oggi i testi più antichi riguardanti la Sindone risalivano al 1389. Narrano di un’inchiesta sorta attorno alla sua non autenticità narrata dal vescovo di Troyes, Pierre d’Arcis, in uno scritto inviato al papa. Fin dal 1355, infatti, quando il vescovo era Henri de Poitiers, suo predecessore, si sapeva del Lino e delle ostensioni organizzate innanzi a una folla che accorreva da ogni parte della Francia per vedere la reliquia e i miracoli che si diceva provocasse. L’inchiesta si era conclusa con un divieto di continuare con le ostensioni, perché la Sindone si era rivelata essere un manufatto recente, come confermato anche dall’artista che l’aveva realizzata. Era risultato che i miracoli di guarigione che le si attribuivano erano simulati. Addirittura alcuni falsi ammalati, dietro compenso, fingevano di essere guariti. Tutto ciò era organizzato dai canonici al fine di estorcere denaro ai fedeli, che grazie alla reliquia miracolosa riempivano le casse della chiesa.«In questo scritto, composto da Nicola de Oresme – continua Nicolas Sarzeaud – il riferimento alla Champagne, alla sindone e ai miracoli simulati per lucro chiaramente rimanda alle vicende della chiesa di Lirey per come già le conoscevamo dal resoconto del 1389. Ma Oresme, ed è qui la novità, non dipende da esso, perché nel 1389 era già morto da sette anni; quindi va necessariamente considerato un testimone anteriore e indipendente».«La scoperta di questo testo è importantissima perché conferma che negli anni Settanta del Trecento in Francia la notizia della Sindone presentata fraudolentemente come autentica e accompagnata da falsi miracoli era diffusa anche fuori dalla Champagne, e già prima della disputa del 1389 – spiega Andrea Nicolotti, docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Torino ed esperto della Sindone –; se Oresme decise di citarla in uno dei suoi libri è perché sapeva che i lettori avrebbero capito di cosa stava parlando».L’opinione di Oresme è significativa perché proviene da una persona che non era stata coinvolta nella controversia e quindi non aveva alcun interesse personale. «Con questo documento la storia della comparsa della Sindone verso il 1355 e dell’indagine di Henri de Poitiers, per come già la conoscevamo, viene ulteriormente confermata – conclude Nicolotti -; nessuno più potrà dire che è stata inventata a posteriori». Entrambi gli studiosi sono concordi nel ritenere che questo nuovo documento, il più antico finora reperito, sia un’ulteriore prova del fatto che già nel Medioevo si sapeva che la Sindone non fosse autentica. Le date, peraltro, coincidono anche con la celebre radiodatazione del tessuto, realizzata nel 1988, quando l’esame del carbonio-14 sul Lino, eseguito contemporaneamente e indipendentemente dai laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, ha datato la Sindone in un intervallo di tempo compreso tra il 1260 e il 1390. Tale datazione, da allora, è messa in discussione dai sostenitori dell’autenticità della sindone, che hanno ipotizzato contaminazioni di vario genere che il Lino avrebbe subito nei secoli, capaci di falsare il risultato. Ma gli scienziati che si occupano di radiocarbonio non ritengono che tali teorie siano sostenibili.