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 2025  agosto 28 Giovedì calendario

I fotomontaggi dei politici donna su phica.eu

Scatti di donne rubate dai social, da spezzoni di interviste e programmi televisivi. Zoomate sulle parti intime, inserite in fotomontaggi osé. E gettate su Phica.eu, un sito pornografico indegno, dove ludibrio, perversione e violenza non hanno limiti. Se non l’anonimato degli uomini che pubblicano e commentano. Ci sono ragazze in spiaggia che prendono il sole, adolescenti sedute al bar, all’uscita da scuola, in attesa alla fermata dell’autobus, a passeggio per la strada. Donne di ogni età. E personaggi pubblici. La premier Giorgia Meloni immortalata al mare mentre si spalma la crema o mentre partecipa a incontri ufficiali. E la leader del Pd Elly Schlein alla partita del cuore dello scorso anno. La lista è sconfinata: Mara Carfagna, segretaria di Noi moderati, e la collega di partito Mariastella Gelmini, rappresentata in un fotomontaggio con un seno scoperto, e la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi. Solo per citarne alcune. Ed è sufficiente il nome del thread, così si chiamano i gruppi di discussione sul web, per comprendere lo squallore della questione: “Politiche arrapanti”.Attivo dal 2005, il sito raccoglie ogni genere di abiezione. L’accesso? Completamente libero. Ad ogni utente di ogni età. L’unica riservatezza è pensata per chi, in modo vile, condivide e commenta dietro nickname fasulli.La consigliera e capogruppo Pd a Latina Valeria Campagna, alcuni di quei commenti «sessisti e volgari» li pubblica sui social per denunciare il caso. Tutto è partito da un post del 2024: «Trovo che questa ragazza sia veramente fisicata. Davvero tanta roba. Che ne pensate?», scrive un utente. Da lì, per mesi, è un continuo di post. «La sfonderei subito», digita Ciappelleto. E Virgix: «Che lato B, mmmm». Campagna «la chiama con il suo nome: cultura dello stupro. Figlia di una cultura patriarcale che normalizza l’idea che il corpo delle donne sia da possedere». Campagna denuncia. E tra le donne scatta l’alert. L’ex sottosegretaria dem del Mise e candidata alle elezioni regionali nelle Marche Alessia Morani viene avvisata da un’amica: «Devo darti una brutta notizia, ci sei finita dentro anche te». Altre foto rubate, altre oscenità scritte dietro falso nome. «Quella pagina è uno schifo, non riesco a trovare un altro aggettivo», commenta Morani disgustata. Sceglie il termine «branco digitale» e sottolinea: «Serve un’azione collettiva contro questa violenza».La notizia di quel sito si diffonde e le donne si avvisano tra loro. «Mi ha chiamata una collega appena arrivata a Bruxelles», racconta l’eurodeputata Pd Alessandra Moretti. «C’erano migliaia di mie foto, dal 2012 in poi. Con commenti irripetibili». Moretti aggiunge: «Ho provato schifo, mi sono sentita ferita nella mia dignità, preoccupata per la mia sicurezza. Ma sono una donna di cinquant’anni, reagisco e ne faccio una battaglia politica. Mi preoccupo, invece, per le ragazze giovani». L’invito è a denunciare. «È fondamentale».Tutte, poi, si chiedono la stessa cosa: quanti siti di questo tipo ci sono? E un’altra domanda, altrettanto inquietante: quanti insospettabili partecipano? Pochi giorni fa, dopo un tam tam di segnalazioni, è stato chiuso il gruppo Facebook da trentamila iscritti “Mia Moglie”, dove venivano condivisi, come merce di scambio, scatti di mogli, fidanzate, perfette sconosciute incrociate per strada. Phica.eu è ancora attivo. E la polizia postale indaga per individuare chi quelle foto le ha rubate, condivise e commentate. Peccato non si riesca a risalire anche a chi le ha solamente guardate, magari ridendo con gli amici in una triviale esibizione di machismo. È vero, osservare e ridere non è un reato. Ma nulla toglie al loro squallore, alla loro violenza, alla loro depravazione.