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 2025  agosto 28 Giovedì calendario

Rosy Bindi dice che la Meloni parla meglio ai cattolici del Pd

«Nel suo intervento al Meeting di Rimini, Giorgia Meloni è stata più abile che bugiarda», giudica Rosy Bindi. «È un complimento vero: siccome ho trovato il suo discorso molto bugiardo, significa che è stata abilissima», aggiunge l’ex ministra di governi di centrosinistra, «cattolica adulta» come da definizione di Prodi, che con le gerarchie ebbe non poche frizioni. E anche con certe galassie del mondo cattolico: all’appuntamento annuale di Comunione e liberazione non è mai stata invitata, «e la considero una medaglia da appuntare al petto».Perché definisce il discorso della premier «bugiardo»?«Intanto perché liscia il pelo al pubblico a cui sta parlando».Questo lo fanno un po’ tutti i politici, no?«No. Un bravo politico, una donna di governo, dice le stesse cose a tutti, trovando una sintesi in cui possa riconoscersi l’intero Paese».Cos’altro ha trovato bugiardo?«Quello che ha detto su alcuni temi. Sulla famiglia: io da ministra stanziai per la conciliazione famiglia-lavoro e per gli asili nido più soldi di questo governo. Sulla lotta all’emarginazione e alla droga: che fine ha fatto la rete dei Sert (servizio per le tossicodipendenze, ndr) in Italia? E il decreto sicurezza? E poi tutto declinato al futuro, “faremo”, dopo tre anni di governo. E ancora, la politica estera».La reazione di Israele, ha detto, è andata oltre il principio di proporzionalità.«Deve farla finita con la condanna di Israele seguita da nulla. Interrompa i rapporti, compia gesti concreti. È tanto amica di Trump? Faccia pressione su di lui perché intervenga».La platea però le ha tributato una calorosa standing ovation.«Per forza, Meloni è andata a dire quello che la platea voleva sentire. E poi, quello è un mondo cattolico da sempre votato alla destra».Resta il fatto che, nel Pd, c’è chi rimprovera alla segretaria Schlein di non riuscire invece a parlare col mondo cattolico. Hanno ragione?«Lo dico da cattolica: io penso che nella politica italiana serva un partito di sinistra con cultura di governo. Per cui se il Pd si colloca in quella posizione, secondo me fa la cosa giusta. Deve essere il perno di un’alternativa di centrosinistra».Appunto. La componente riformista dice invece: non siamo un perno, ma guardiamo solo verso la sinistra e mai verso il centro.«Diciamo la verità: non mi pare che quelli che nel partito esprimono l’area cosiddetta riformista siano tanto mortificati. Guardi le candidature alle Regionali o la composizione del gruppo al Parlamento europeo».Ma uscendo dai ruoli dentro al partito, il Pd di Schlein col mondo cattolico riesce a parlarci o no?«Io la vedo così: da cattolica, non c’è una cosa che Schlein dica su cui non sono d’accordo, compresi i temi eticamente sensibili. Perché condivido l’idea che il Paese non vada giudicato, come fa questa destra che incarna una specie di Stato etico, ma vada accompagnato. Vedo tutte le pietruzze, ma non vedo il mosaico finale, l’affresco completo, che è quello che interpreta anche la sensibilità dei cattolici. E soprattutto, quello che dovrebbe intercettare i troppi astenuti che non credono più nella politica».Forse per il mosaico finale servono alleati al centro?«Manca sicuramente la gamba centrista, perché al momento quell’area è monopolizzata da Calenda e Renzi. Solo che il primo è un centro mobile, e il secondo, anche se sta facendo di tutto per farsi accettare, non basta con il suo 2 per cento. Inoltre, su di lui consiglierei prudenza».Che fine ha fatto l’operazione che doveva vedere protagonista Ernesto Maria Ruffini?«Spero non sia sfumata. Spero che la stia portando avanti senza guardare ai nostalgici della Dc ma cercando di interpretare il mondo nuovo».Franceschini aveva avanzato anche il nome della sindaca di Genova, Silvia Salis.«Ma lasciamola governare Genova! Le visioni messianiche sulle persone lasciamole alla destra, da questa parte non funzionano».Morale, ancora questa gamba centrista che parli al mondo cattolico e moderato manca.«Io penso comunque che un partito che si candida a governare il Paese dovrebbe tenere i rapporti col mondo cattolico italiano, con la Cei e con il Vaticano. Nei grandi partiti del passato c’era un dirigente incaricato di quelle relazioni».Pensa che il Pd non tenga oggi questi rapporti?«Non penso. Mentre mi pare che lo faccia il centrodestra. Il punto è che si tratta di una realtà – quella cattolica – plurale e diversificata, ma imprescindibile. Ed è sbagliato identificarla con i moderati: in tanti vorrebbero posizioni più nette sui poveri, sulla guerra e la pace, sul lavoro, sugli immigrati».Torniamo alla domanda di fondo: pensa che Schlein non riesca a raggiungerli?«Diciamo che le va chiesto cosa sta facendo per tenere i rapporti con quel pezzo importante del Paese. E magari le va chiesto anche di praticare più collegialità nelle decisioni».Si riferisce agli accordi fatti sulle Regionali?«Qualche dubbio sul compromesso campano ce l’ho. Mi sarei aspettata più schiena dritta dal Pd, che ha fatto l’accordo con De Luca, ma anche dai Cinque stelle, che accettano di candidare Fico a queste condizioni».Il Pd avrebbe dovuto rifiutare l’accordo con De Luca?«So che nella politica esiste una componente di realismo che non si può eliminare, ma delle due l’una: o dici no alle condizioni poste da De Luca, oppure, se accetti il compromesso, non vesti i panni del movimentista innovatore, accontentati dell’abito da tutti i giorni».Schlein ha tradito la promessa di cambiamento?«Se vinci le primarie promettendo di liberare il partito dai cacicchi, magari non lo consegni ai loro figli!».Ma secondo lei come andranno le Regionali?«Sono abbastanza ottimista. Ma se si vincerà, bisognerà appunto ricordarsi a che prezzo».