la Repubblica, 28 agosto 2025
Parla Jerry Calà “Spero mi tenga ormai faccio parte dell’arredamento”
«D’ora in avanti, quando mi esibirò alla Capannina, mi dovrò vestire solo con abiti firmati Armani». La butta sul ridere Jerry Calà, protagonista incontrastato dello storico locale di Forte dei Marmi con le sue serate di musiche, ricordi, risate, legato per sempre al tempio della notte versiliese grazie al successo del film Sapore di mare.Se incontrasse Re Giorgio, che consiglio gli darebbe?
«Prima di tutto di tenermi in cartellone: ormai faccio parte dell’arredamento. Scherzi a parte, gli direi: Giorgio, fai tornare la grande musica dal vivo. Ron, Concato, Tozzi, protagonisti della musica italiana capaci di creare un’atmosfera intima. Io, se fossi il direttore artistico, farei così. Ma non mi sto candidando».Secondo lei come mai un protagonista assoluto della moda, che è cambiamento, ha deciso di rilevare un locale dove tutto è immutato?«Non certo per business. L’impero Armani non ha bisogno della Capannina, ma la Capannina ha bisogno di Armani. Di una personalità che penso sappia benissimo il sentimento che questo locale riesce ancora a trasmettere, ed è lo stesso degli anni Cinquanta e Sessanta. Qui i ragazzi, rimbombati dalla trap e dagli smartphone, come per miracolo tornano a parlare. A corteggiarsi. Credo che il gesto di Armani sia di protezione verso un luogo che va preservato. Certo, farà le sue modifiche, ma avrà massimo rispetto della tradizione».Il connubio con il lusso?«La Capannina è sempre stata inclusiva. Mi auguro che Armani non la renda inaccessibile, che mantenga il target di locale per molti. Ma non per tutti».La sua prima serata sul palco del Forte risale al 1996. Quasi trent’anni fa.«Fu un’idea di Gherardo Guidi, l’ultimo proprietario: una serata dove avrei cantato e intrattenuto. Non mi esibivo dal vivo da tanti anni. Che paura. Quegli spettacoli non sono mai finiti, tornerò anche il 6 settembre».Che cosa trasmette il pubblico a chi si esibisce in quel tempio del divertimento?«Quando apro la piccola porta che separa il palco dai camerini, provo un’emozione pazzesca. Sento un’ondata magica che libera da ogni dubbio: la gente sa che vedermi in quel luogo è un valore aggiunto irripetibile. È un rito. Come una messa cantata».