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 2025  agosto 28 Giovedì calendario

Armani compra la Capannina

Il colore della nostalgia, in questo inizio di fine estate versiliana, è il verde misto ruggine della storica targa del locale più noto della riviera. Sarà l’effetto della pioggia di fine stagione, cielo grigio su sabbia bianca, forse il clima da storia che cambia. La Capannina di Franceschi, la discoteca sulla spiaggia che fu palco pure per Ray Charles e Mina, Amanda Lear e Gloria Gaynor, Roberto Benigni e la primissima Patty Pravo, passa di mano a quasi cinquant’anni dall’ultima volta. Si è accordato per comprarla dopo lungo corteggiamento Giorgio Armani, con un’operazione da quasi 12 milioni tra il subentro nelle concessioni, l’acquisto dell’immobile e i progetti di ristrutturazione. «Un gesto affettivo, un ritorno alle origini», dice lo stesso stilista, nella nota diffusa dalla maison, che letta a Forte racconta il Paese e in parte divide. Tra chi plaude il grande investimento al sapore di deja vu, e chi teme «l’elitizzazione» ulteriore – è la definizione – di una delle località simbolo dell’estate italiana, e insieme del nostro mare.A scorrere i giorni e le notti della Capannina, del resto, tra la costruzione del 1929, i passaggi di proprietà, i favolosi anni Sessanta e i rampanti Ottanta, si fa (anche) la storia d’Italia: ci sono i gerarchi fascisti e la Resistenza, il gossip e i poeti, la disco music e i cantautori. In paese, è ancora tutto un “Quella volta che”. «L’unico concerto italiano di Edith Piaf, 1959: i piccoli a casa, i genitori in sala, lei accolta dai fiori». «Le serate dei Platters». Ma anche le grandi famiglie, gli Agnelli e i Moratti, Montale e Ungaretti, Paul Anka e la Carrà, Gino Paoli e Edoardo Vianello. C’è persino chi rivendica e colloca qui l’invenzione del Negroni, tra campanilismo estremo e leggenda.Un’epopea diventata negli anni via via sempre più pop, tra l’addio dell’ultimo dei fondatori (Nevio Franceschi), la gestione della famiglia Guidi, l’apertura ai più giovani e l’inizio delle «serate per tutti, forse un po’ troppo per tutti», pungono i nostalgici dei tempi elitari che furono. A parlare, in fondo, sono anche i prossimi eventi della stagione. All’ingresso un avviso mette al bando «cappellini, tute e jeans strappati», – il cosiddetto «dress code anti cafoni» lo chiamava l’ultimo proprietario, Gherardo Guidi – ma tra le locandine spiccano quelle del concerto del Pagante, stasera, e della chiusura del 6 settembre con Jerry Calà. Ben oltre il nazionalpopolare, anche nei prezzi: 25 euro con drink.Un «taglio basso, troppo», – sentenzia Vasco Franceschi, più di 80 anni, memoria storica del posto, un passato alla guida del Comune e lontano parente di quell’Achille Franceschi che si inventò il locale – che è facile pensare l’avvento del gruppo Armani rivoluzionerà con tutt’altro stile. «Speriamo rimanga di tutti quelli che si vogliono divertire», si fa capire nel clan di Calà, da trent’anni su questo palco, scoperto sul set dell’antesignanodei cinepanettoni vanziniani, Sapore di mare. Dalla maison si evoca il «tributo alla tradizione» e ai Sessanta di Re Giorgio, che alla Capannina conobbe l’amico e socio Sergio Galeotti. Ma in vista del via alla nuova era, nel 2026, già si parla di arredi da recuperare e rivistare, un nuovo allestimento verde, la ripulita dello stabile che oggi dimostra tutti gli anni che ha. Un ritorno agli antichi splendori, oppure no: «Un altro passo della deriva che ha reso Forte una vetrina per soli ricchi», accusa Andrea De Plano, voce dei comitati che anche qui difendono il diritto alla spiaggia libera.Quello della Capannina firmata Armani, in fondo, non è un unicum sulla scena balneare. Già da qualche tempo, pur in forma varia, le grandi case della moda hanno iniziato adassociare il proprio nome a quello di bagni e locali. D&G al Carillon di Portofino, Dior a Paraggi, Vilebrequin a L’Ondine a Cannes, Missoni alle Maldive al resort One&Only, Del Vecchio ha affidato a D&G gli arredi del Twiga di Pietrasanta, già di Flavio Briatore. Tutti lidi e nomi oltre il caro ombrellone, gli unici che (numeri alla mano) non sono stati toccati dalla crisi, e persino nella ricca Forte dei Marmi fanno riflettere. «Armani ha deciso di investire qui, – dice il sindaco, Bruno Murzi – stanno rinascendo cinque stelle chiusi da vent’anni, si alza il livello. È un bene o un male? Non so, ma ci colloca con forza in una precisa quota di mercato». Poco importa, insomma, se dopo l’estate della fuga dalle spiagge diventerà esclusivo persino ballare.