la Repubblica, 28 agosto 2025
Pronta a salpare per la Palestina la Flotilla più grande di sempre
Decine di barche in partenza, a bordo equipaggi di 44 Paesi, una lista d’attesa di oltre 30mila persone pronte a salire a bordo e fare rotta su Gaza. Eccola la Global Sumud Flotilla, «la più grande missione civica navale mai realizzata» che punta a rompere l’assedio della Striscia sprofondata nella carestia e aprire un canale umanitario permanente.Via mare, ci si prova da diciotto anni, ma solo una volta il blocco navale imposto da Israele è stato “bucato” e dal 7 ottobre gli ingressi nella Striscia, anche di cooperanti, sono stati contingentati, ostacolati o sospesi. Ma Sumud in arabo significa perseveranza, resilienza, resistenza, incrollabile fiducia. E l’adesione al progetto, nato dai percorsi della Freedom flotilla, storico movimento che tenta di raggiungere Gaza via mare, della Global march to Gaza e del Maghreb Sumud Convoy, che quest’anno ci hanno provato via terra e del Sumud Nusantara, il gruppo del Sud Est Asiatico, patrocinato dalprimo ministro malese Anwar Ibrahim, «ha superato ogni aspettativa», dicono gli organizzatori.Alla partenza mancano pochi giorni. Il 31 agosto le prime barche salperanno da Genova e Barcellona, il 4 settembre, il resto della flotta prenderà il largo dalla Sicilia, dalla Tunisia e dalla Grecia. Tranne alcune, cariche di aiuti umanitari, si tratta di piccole barche da diporto, per lo più a vela. «Non vogliamo che nessuno possa leggerci o raccontarci come una minaccia», spiega la portavoce italiana, Maria Elena Delia.Numeri precisi? Al momento non ce ne sono. Primo, per ragioni di sicurezza. In passato è capitato che imbarcazioni dirette a Gaza venissero sabotate o si ritrovassero improvvisamente senza bandiera. Secondo, in tanti stanno ancora chiedendo di aderire e accompagnare anche solo per un tratto la missione.Da volti noti come l’ex sindaca di Barcellona Ada Colau e l’ecoattivista Greta Thunberg, che già nei mesi arrestata e espulsa da Israele, a semplici volontari: a bordo ci saranno persone di ogni tipo. Gli equipaggi, spiegano gli organizzatori, saranno mescolati con attenzione, nessuno dovrà essere “più debole” per passaporti e nazionalità.Quello diplomatico e dei rapporti di forza internazionali è probabilmente il principale terreno su cui si gioca la sfida della Flotilla. I rischi ci sono, lo sanno tutti. Al Damir, la barca a vela che a maggio ha tentato di raggiungere la Striscia via mare, è stata colpita da due droni militari e quasi affondata al largo di Malta. La Madleen e la Handala, che ci hanno riprovato nei mesi successivi, sonostate intercettate e bloccate in acque internazionali. Gli equipaggi – e a bordo c’erano anche europarlamentari come Rima Hassan – arrestati, trattenuti per diversi giorni e poi espulsi con un divieto di ingresso di un secolo. Nel 2010 invece, la missione si è conclusa nel sangue: l’Idf ha assaltato la Mavi Marmara e aperto il fuoco. Sul ponte sono rimasti dieci morti e decine di feriti.«Sappiamo che il rischio c’è – riconosce Delia – ma di fronte a quello che sta succedendo a Gaza non possiamo rimanere inerti». Anche i numeri potrebbero giocare un ruolo: intercettare così tante barche e persone potrebbe essere complicato anche per Israele. «Diritti e convenzioni internazionali sono dalla nostra parte – afferma Delia – ma devono essere i governi a tutelarci».A quello italiano, l’Anpi lo ha chiesto formalmente e pubblicamente, ma al momento l’appello è caduto nel vuoto. A terra invece in tanti hanno risposto alle richieste di sostegno e solidarietà. Si sono schierati con la Global Sumud Flotilla Cgil e Usb, si sono mossi artisti, attori, storici, intellettuali e volti noti fra cui Zerocalcare, Alessandro Gassman, Claudio Santamaria, i Subsonica, Alessandro Barbero, Laika, Elisa, Fiorella Mannoia e Assalti Frontali. Ma soprattutto si è mobilitata gente comune: a Genova la campagna che puntava a raccogliere 45 tonnellate di aiuti umanitari entro il 29 agosto ha già raggiunto l’obiettivo. «Riusciremo a caricarne più del doppio».