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 2025  agosto 28 Giovedì calendario

Merz ammette: «Lo Stato sociale? Non ce lo possiamo più permettere»

C’è chi pensa che Friedrich Merz sia un pessimo politico. Angela Merkel, per dire, lo ha sempre detestato (e sempre battuto per la leadership dei cristianodemocratici tedeschi). Se lo guardiamo con l’angolo che domina la quasi totalità dei leader europei, probabilmente è così: imprudente, poco tattico, divisivo. Il cancelliere della Germania, alla guida di un governo di coalizione con i socialdemocratici, è però un animale politico diverso. Almeno ogni tanto, è coraggioso, sincero. Sabato scorso ha detto una cosa che tutti sanno ma che nessuno osa dire. «Lo Stato sociale che abbiamo oggi non può essere finanziato con ciò che produciamo nell’economia», ha affermato pubblicamente durante una conferenza di partito. Si può pensare che siamo in presenza del solito rigore tedesco in termini di finanza pubblica. Vero solo in parte. In effetti, i governi di Berlino sono sempre rigidamente contrari a fare deficit e, bisogna dire, è grazie al costante rifiuto di indebitarsi troppo negli anni passati che oggi, momento di emergenza, hanno la possibilità di spendere più di ogni altro Paese europeo per la Difesa. Il costo del Welfare State è però un problema che va ben al di là della Germania. Secondo l’Ocse, le spese per lo Stato sociale nei Paesi più industrializzati erano in media il 10% del Pil nel 1960, sono oggi al 20% e sopra al 30% in Francia e in Italia e al 26,7% in Germania (dati 2022). Livelli così alti restringono significativamente gli spazi fiscali per altre politiche e di fatto sono una limitazione alla crescita dell’economia (richiedono tasse alte, per esempio). Il sasso tirato nello stagno da Merz ha fatto onde alte, ovviamente: i partner di governo socialdemocratici sono del tutto contrari a riformare in qualche misura il generoso Welfare State, piuttosto vorrebbero tassare di più i redditi alti. E nei mesi scorsi in Europa è corsa forte la polemica di chi, obiettivamente senza provarlo con numeri, ha sostenuto che si vuole tagliare la spesa sociale per trasferirla sugli armamenti. È che l’invecchiamento della popolazione, le politiche verdi, le esigenze della Difesa già oggi chiedono una revisione della spesa pubblica e, vista la sua dimensione, qualche riforma dello Stato sociale. Oltre alla creazione di economie più dinamiche, capaci di produrre ricchezza. Merz forse pagherà la sua affermazione in termini di consensi, ma è difficile dire che ha torto