Corriere della Sera, 28 agosto 2025
Massimo Moratti ricoverato con la polmonite
Ci sono partite che puoi giocare solo in difesa. Anche se sei un attaccante puro. Di quelli con il fiuto del gol. Generosi e altruisti. Partite sotto la pioggia e il gelo che gli avversari vengono giù da tutte le parti. E bisogna alzare le barricate e resistere. Ancora per un po’. E un altro poco ancora. Per resistere ci vuole gente come lui.
Massimo Moratti è ricoverato in ospedale. Anche lui sta «giocando» la sua partita difficile. Da ieri mattina è in terapia intensiva all’Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano. Un ricovero che si è reso necessario per le difficoltà respiratorie. Per questo il presidente è stato intubato. La diagnosi parla di polmonite.
Subito un’ondata di solidarietà ha investito di affetto e amore l’ex presidente. I cuori nerazzurri uniti a battere e «tifare» per la salute di quello che per tutti è e resterà sempre «il presidente». Subito è nato anche un hashtag dedicato a lui.
Giusto nel mese di maggio Massimo Moratti aveva festeggiato i suoi ottant’anni. Con lui nella villa di Imbersago una fetta importante di storia dell’Inter. I ragazzi di suo padre Angelo e i campioni del Triplete. E anche chi, senza vincere tantissimo, aveva fatto palpitare di gioia chi ama il bel calcio. Ronaldo su tutti.
Moratti aveva rilevato il club nel 1995. Il passaggio del testimone da un altro galantuomo e «malato» di vero interismo come Ernesto Pellegrini, scomparso pochi mesi fa. Il presidente dello scudetto dei record con il Trap in panchina, i tedeschi Matthaeus e Brehme e i ragazzi che venivano dalla cantera: Zenga, Bergomi e Ferri.
Con Moratti si riannodava un filo che in realtà non si era mai spezzato. Per Milano Inter si declina con il nome Moratti. Di suo ci ha messo tutto. Passione, cuore, soldi. Anche gli errori che sono figli del troppo amore. Ha attraversato stagioni difficili anche fuori dal rettangolo verde di San Siro. La vergogna di Calciopoli, che spiegava tante cose, e dalla quale l’Inter ne uscì indenne. Poi i primi scudetti, la Coppa Uefa in una serata magica a Parigi con una maglia, però, improbabile. Mancava il trionfo che solo i nerazzurri con i capelli grigi potevano ricordare. La mitica Coppa dei Campioni che aveva anche cambiato nome.
Un’impresa quasi impossibile che solo un presidente come Massimo Moratti. Lui che con i ragazzi della Grande Inter ci giocava persino. Erano suoi coetanei con i piedi buoni. Una scalata cominciata andando a prendere il tecnico più bravo al mondo: José Mourinho, lo Special One. Il clone, per personalità e carisma, di un suo illustre predecessore: Helenio Herrera. E arrivò la notte indimenticabile al Bernabeu di Madrid. Il Triplete. La coppa con le orecchie che tornava a casa.
Adesso è lui che deve combattere e lottare dentro un letto di ospedale. Con la classe e la generosità che sono la cifra della sua vita e nel suo Dna. Con tutta San Siro e il popolo nerazzurro e non solo a fare il tifo.