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 2025  agosto 28 Giovedì calendario

Dopo 10 anni, rispunta Tony Blair

Fix it again, Tony. Riprovaci tu, ad aggiustare Gaza. Zitto zitto, come un meccanico alle prese col più irreparabile dei rottami, ecco rispuntare l’ultimo invitato che t’aspetti: l’ex inviato del Quartetto, Tony Blair, che per otto anni (2007-2015) aveva già provato a occuparsi di Palestina per conto d’Onu, Ue, Russia e Usa. Un’espe-rienza dimenticabilissima e passata alla storia, più che per lo zero dei risultati, per le spese elevate dello staff blairiano e per le chiacchierate consulenze affidate alla moglie Cherie. Che l’ex premier britannico ci volesse riprovare, si sapeva: il Corriere ne aveva già parlato nel gennaio 2024, quando Blair aveva incontrato in gran segreto il premier israeliano Bibi Netanyahu per proporsi come mediatore. Lo scorso luglio, il Financial Times aveva scoperto che il Tony Blair Institute stava lavorando al progetto «Gaza Riviera» dell’ammi-nistrazione americana e al laburista Tony non era dispiaciuta l’idea dello sfollamento di almeno mezzo milione di gazawi, «risarcibili» con novemila dollari ciascuno. Ora, la conferma: vero misirizzi della politica mediorientale, poco amato da quel mondo arabo che non gli ha mai perdonato la guerra in Iraq, Blair, con il genero del presidente Usa, Jared Kushner, ha partecipato ieri all’incontro con Trump. Tema: «Idee per un piano postbellico» nella Striscia. Blair non è più in politica, ma il suo studio di consulenze collabora con una quarantina di governi ed è arrivato a fatturare 160 milioni di euro l’anno. Una griffe della diplomazia che non teme gaffe: «I palestinesi – ha detto una volta – dovrebbero imparare dall’accordo che ha chiuso la guerra in Irlanda del Nord, cambiando strategia e guardando al risultato». Che gli avrebbero risposto gl’irlandesi, se avesse proposto loro una Belfast Brughiera?