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 2025  agosto 28 Giovedì calendario

Giorgia Meloni conquista il Meeting

A Rimini, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni conquista il Meeting, quasi lo travolge. E ne è travolta. Al punto da emozionarsi, da non nascondere qualche lacrima dopo la prima delle ovazioni, al termine della presentazione del presidente del Meeting Bernhard Scholz.
Non lo dice un applauso, ma decine di applausi. Una sorta di tappeto sonoro che non punteggia il suo discorso, ma lo accompagna senza quasi soluzioni di continuità per tutti i 46 minuti del suo intervento. Certo, si potrà dire senza essere contraddetti che la platea non era ostile. Eppure, grazie a un discorso densissimo e studiato, ricco di citazioni che mirano al cuore della platea e tutto intessuto nella metafora di T.S. Eliot sui «mattoni nuovi» con cui costruire, Giorgia Meloni porta a casa un successo indiscutibile e una conferma di leadership che va quasi al di là dell’aspettativa.
Un discorso preparato accuratamente nei giorni della vacanza in Valle d’Itria, abilissimo anche nell’interpretazione: nessun acuto pop, anzi, la voce che a momenti si trasforma in un sussurro. Non è più il tempo di «Io sono Giorgia», in qualche passaggio la premier appare quasi dolente. E il Meeting non è certo il luogo. Anche la chiusa è studiata, non tuono da finale rock ma ultima nota sussurrata come un blues: «Io, il governo, l’Italia, abbiamo un disperato bisogno di quella speranza e di quella voglia di costruire quella speranza; non sono qui a cercare consenso ma a chiedervi una mano perché senza luoghi di società viva, la politica non ce la può fare».
In prima fila, Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Cl, applaude convinto. Raffaele Cattaneo, veterano del Meeting e colonna portante di tutte le ultime amministrazioni lombarde, non nasconde l’ammirazione: «È riuscita a dire tutto. Dalla situazione internazionale alla nostra casa Occidente, dalle politiche per la famiglia alla manovra in arrivo. Tutto con immagini anche di grande raffinatezza e un tono alto che da tempo non si sentiva. Oltre che una capacità notevolissima di parlare a questa platea».
Per esempio, Giorgia Meloni «non fa un discorso di destra». Lo dice una signora che poco prima si era quasi appesa, quasi in lacrime, a un uomo del servizio d’ordine che provava a convincerla che non si poteva più entrare. Al Meeting c’è anche Matteo Salvini, con cui però lei non s’incrocia: quando il vicepremier arriva, lei è appena ripartita.
Che l’entusiasmo del pubblico fosse pronto a manifestarsi era chiaro da ben prima dell’arrivo di Meloni. I presenti formano un muro fitto che le forze dell’ordine dividono in due per lasciare un corridoio dalle mura alte, tutti tengono i telefoni sopra le teste per cogliere l’istante dell’arrivo. Ogni poco scoppiano applausi per autocontagio. Meloni non ha bisogno di fare il tradizionale giro negli stand, né prima né dopo il suo intervento: all’arrivo, l’applausometro del Meeting comincia a scandire i secondi dello scroscio fino a superare il minuto. Continuerebbe se lei non si avviasse verso l’auditorium, dove la attende la prima delle due standing ovation.
In Fratelli d’Italia è estasi. A Rimini ci sono Francesco Lollobrigida e Galeazzo Bignami, Marco Osnato e Carlo Fidanza, Augusta Montaruli e Francesco Filini, Marco Lisei e Walter Rizzetto. Ma la notizia del successo fa presto a circolare, le agenzie riportano decine e decine di interventi, sembra che tutti gli eletti vogliano commentare. Se c’è un rammarico, è che la premier subito dopo l’intervento abbandoni il Meeting per la visita a San Patrignano per poi tornare a Roma: oggi c’è il primo Consiglio dei ministri della stagione. E soprattutto, l’atteso summit con i leader del centrodestra.