Corriere della Sera, 27 agosto 2025
Le nuove regole della scuola
RIMINI Meno telefonini (anzi, in classe nessuno) e più attenzione alla bellezza del lavoro e all’importanza della fatica. Ospite del Meeting per parlare di «I giovani e la sfida della formazione», il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara parte da un divieto, che però riconosce essere già in larga misura rispettato («Le scuole sono bravissime a gestire questa cosa»), ma poi si sofferma sulle sfide che gli studenti devono affrontare e vincere per entrare a pieno titolo nel mondo degli adulti.
Il ministro sviluppa il suo ragionamento partendo da un recente sondaggio secondo il quale «i giovani mettono al primo posto i diritti, la libertà, il vivere bene e tra gli ultimi posti il lavoro». Per Valditara «non è bello che considerino il lavoro come un qualcosa da non mettere al centro delle proprie aspirazioni». Se questo è vero, per la scuola la strada è obbligata, secondo il titolare del dicastero di viale di Trastevere. «Dobbiamo aiutare i giovani a riscoprire la bellezza del lavoro, l’importanza dell’impegno e della fatica, la centralità del lavoro per valorizzare la persona».
Le prove Invalsi
«I risultati sono straordinari, abbiamo superato il target prefissato al 2030»
«Lavoro significa la valorizzazione degli istituti tecnici professionali» continua Valditara rispondendo al discorso fatto dal docente di un istituto professionale alberghiero. «La scuola serve a valorizzare i talenti di ogni giovane» e questa «deve mettere al centro la persona» con «la personalizzazione della didattica». Per questo, sono figure centrali il docente tutor e il docente orientatore.
Più in generale, alla platea del Meeting il ministro offre una panoramica sui principali fronti quando mancano pochi giorni alla ripresa delle lezioni. «Quasi il 50% degli insegnanti di sostegno precari sarà confermato, garantendo una straordinaria continuità didattica che la scuola italiana non ha mai avuto prima», rivendica Valditara. Questo «grazie alla possibilità per le famiglie, laddove si fosse instaurato un buon rapporto educativo e umano fra il giovane e l’insegnante, di chiederne la conferma». Secondo il ministro è «un grande, grande passo avanti. Non a caso ostacolato da chi non crede nella personalizzazione: ricorsi su ricorsi per fortuna bocciati dalla giustizia amministrativa».
L’obiettivo
«La scuola serve
a valorizzare i talenti
e deve mettere
al centro la persona»
A Rimini il rappresentante del governo ribadisce anche che 1.000 docenti saranno assunti per insegnare l’italiano agli stranieri. E rimarca che dai primi dati elaborati dal suo ministero sulle operazioni di immissione in ruolo a settembre, quasi l’80% delle cattedre messe a bando saranno coperte a tempo indeterminato, in pratica ci saranno 41 mila docenti di ruolo su un totale di 54.526 posti autorizzati, con una notevole riduzione del ricorso alle supplenze.
Dai sindacati, però, arrivano valutazioni molto diverse: «Per il prossimo anno scolastico prevediamo che i contratti a tempo determinato saranno circa 200 mila per i docenti e 47 mila per gli amministrativi, tecnici e ausiliari. A questi numeri si devono aggiungere i posti non coperti dopo le procedure per le immissioni in ruolo», sostiene Gianna Fracassi leader della Flc Cgil. Per la Cisl Scuola, invece, per i posti di sostegno sarebbe stata coperta solo una minima parte delle disponibilità, pari a meno del 20%, lasciando un record di posti scoperti soprattutto nella scuola primaria e al Nord.
Valditara va oltre le polemiche e si congeda portando un dato a suo avviso significativo: «I risultati delle prove Invalsi sono straordinari, abbiamo superato il target prefissato al 2030 e registrato un crollo della dispersione esplicita».