Corriere della Sera, 27 agosto 2025
La piazza contro Netanyahu
Piazze piene in Israele per chiedere la liberazione degli ostaggi e contro il governo Netanyahu. La manifestazione è iniziata all’alba di ieri. Ci sono stati anche blocchi stradali. Continua la polemica dopo il raid che ha colpito un ospedale a Gaza con venti morti, tra i quali cinque giornalisti. La protesta dell’Unione europea: «Inaccettabili le morti dei reporter». Scontro Macron-Netanyahu: sull’antisemitismo il premier israeliano offende la Francia. «Non riconosceremo la Palestina», annuncia Berlino.
Gerusalemme-Parigi Le truppe israeliane continuano le manovre di accerchiamento alla città di Gaza, dov’è ammassato oltre un milione di palestinesi. I messaggi diffusi dai militari ordinano l’evacuazione verso Sud, in direzione del confine con l’Egitto, e verso gli accampamenti sulla costa del Mediterraneo. L’operazione Carri di Gedeone 2 dovrebbe entrare nella fase più intensa dopo il 2 settembre, quando ai soldati già sul campo si aggiungeranno i 60 mila riservisti allertati nei giorni scorsi.
Il Qatar accusa il governo Netanyahu di non voler dare una risposta alla proposta «seria e bilanciata» che i mediatori del piccolo emirato hanno negoziato assieme agli egiziani e che è stata accettata da Hamas. Ricalca un piano americano della primavera scorsa e prevederebbe 60 giorni di tregua in cambio del rilascio di 10 sequestrati in vita, verrebbero scarcerati anche centinaia di detenuti palestinesi. Il consiglio dei ministri israeliano non ne ha parlato, un’altra riunione è prevista per domenica. Il premier sembra puntare adesso a un accordo complessivo: tutti i rapiti liberi in una volta e la fine della guerra. «Alle nostre condizioni», aggiunge subito.
I manifestanti gli chiedono a centinaia di migliaia una tregua immediata, lo ripetono da mesi e ieri la mobilitazione ha coinvolto ancora una volta tutto il Paese. A Tel Aviv i viali che si allungano dalla «piazza degli ostaggi» sono stati riempiti dai cortei guidati dai famigliari degli israeliani portati via dai terroristi di Hamas il 7 ottobre del 2023.
Pressioni dall’interno, pesantissime critiche dall’esterno. L’Eliseo è furioso per la lettera di Netanyahu del 17 agosto, in cui il premier accusava il presidente Emmanuel Macron di alimentare l’antisemitismo riconoscendo lo Stato della Palestina (alla prossima assemblea Onu). Il presidente francese ieri sera ha risposto nero su bianco con una missiva che respinge gli addebiti come «inaccettabili» e «offensivi». Il punto di partenza, per Parigi, è disinnescare quel che considera la strumentalizzazione di una questione estremamente delicata. Macron ricorda di essere stato il primo all’Eliseo a condannare l’antisionismo come antisemitismo; di aver dispiegato tutte le forze possibili a tutela di una comunità ebraica che è la più numerosa d’Europa. Sul nodo non cede, però, anzi rilancia: «La nostra determinazione a che il popolo palestinese disponga di uno Stato è ancorata alla nostra convinzione che una pace duratura sia essenziale alla sicurezza di Israele....». Macron ripropone la missione di stabilizzazione a cui sta lavorando con l’Arabia Saudita: «Impegno inedito – scrive – risultato della nostra indignazione davanti a un disastro umanitario spaventoso a Gaza che nulla può giustificare».
Dal meeting di Rimini la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola parla di «situazione intollerabile» e invoca il «cessate il fuoco: dobbiamo tornare al tavolo del dialogo». Ma il presidente francese è ben più duro e avverte il premier israeliano del rischio «isolamento»: «L’occupazione di Gaza, la carestia, la disumanizzazione dei discorsi, l’annessione della Cisgiordania non offriranno mai una vittoria a Israele». Dunque: «Le chiedo solennemente, signor primo ministro, di uscire dalla fuga in avanti assassina e illegale di una guerra permanente a Gaza che espone il suo Paese all’infamia e il suo popolo all’impasse, di cessare l’illegale ricolonizzazione della Cisgiordania e di cogliere la mano tesa dai partner internazionali disposti a lavorare per la pace».
Per quanto a Parigi ci sia la convinzione che altri Paesi parteciperanno al riconoscimento della Palestina (Gran Bretagna in testa), ieri la Germania con il cancelliere Friedrich Merz ha precisato: «La posizione è chiara. Non aderiremo a questa iniziativa».