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 2025  agosto 27 Mercoledì calendario

Biografia di Marcello Cesena

«Il bellissimo baronetto Jean-Claude è stato destinato in moglie alla perfida contessa Cassandra. Ma il giovane nobiluomo vorrebbe svagarsi con Batman», enuncia con voce impostata un narratore. Iniziava così l’11 aprile 2005 l’epopea lunga 20 anni di Sensualità a corte. Inserita tra gli sketch di Mai dire Lunedì su Italia 1, ne era autore e protagonista Marcello Cesena nei panni del protagonista (non proprio bellissimo). Si capì subito che non era la solita parodia (della fiction Elisa di Rivombrosa che allora spopolava), infatti siamo ancora qui a seguire le vicissitudini del povero baronetto vittima della sorte e di Madre, in cerca di amori impossibili (Batman, Dart Fener, Diabolik) e altrettanto impossibili rivalse contro un compatto mondo femminile da cui riesce regolarmente a farsi detestare. A luglio una serata con il cast e il best off delle ultime stagioni ha riempito piazza San Cosimato a Roma. Il 12 settembre sarà invece festa grande a Genova, al Circuito Corallo: serata sentita perché questa è casa, la città di Cesena e di tutto il cast, quella dove viene girato. Ci saranno tutti: Cesena/Jean-Claude ovviamente, Madre (Simona Garbarino), Zia Genoveffa (Simonetta Guarino), Daiana-Wonder Woman (Fabrizio Lopresti), Cassandra (Marcella Silvestri), fino a Padre (Mauro Pirovano, già Fata Madrina). «Trattasi della “Long Long Version” di 90 minuti del best off delle stagioni 10-13 – spiega Cesena –, comprensivo delle guest star, Accorsi, Elodie, Lastrico, Elio, Fedez, Matano, fino al signor Carlo (Taranto, il terzo Gialappo che si è “autopensionato”, ndr)». Una replica a Milano a fine settembre lascia presagire che potrebbe essere l’inizio di un tour: i fan non mancano.Vent’anni nei panni di Jean-Claude: quanto le è entrato sottopelle?«Alquanto, direi. Anche in momenti formali e fuori dallo show, mi trovo a esprimermi come lui, con il suo intercalare e le sue battute. Talvolta mi esce la sua stessa voce. Però è una convivenza accettabile: riesco ancora a tenerlo sotto controllo».È vero che per Sensualità a Corte erano previsti pochi episodi?«È mia abitudine fare sketch per una sola stagione e poi passare ad altro. Ma “SAC” ebbe un tale successo (anche sul neonato Youtube, che manco sapevo cosa fosse) che decidemmo di proseguire per una seconda stagione. Da allora, pur con qualche pausa e cambiando rete da Italia 1 a Rai2 (Quelli che il calcio), poi di nuovo Italia 1 e infine a Sky (dal 2023), siamo arrivati a oggi».E che la Gialappa avesse avuto più di un dubbio?«È una notizia inesatta, ingigantitasi nel corso del tempo. Vero che era un progetto assurdo e diverso da quanto facevamo, oserei dire di difficile lettura. Ma i Gialappi l’hanno sempre sostenuto, Santin soprattutto. In qualche stagione era in programmi senza di loro: funziona, ma con loro è un godimento».E ora?«Ora vorrebbero solo Jean-Claude. Sono io che freno: non voglio perdere la possibilità di fare altro. Allora mi guardano come un neonato a cui portano via il latte. Ecco perché l’ultima stagione, la 13, è composta solo da 5 episodi: sul totale delle puntate di GialappaShow, ne volevo alcune per il nuovo progetto I bellissimi di Tv8 con Carla Signoris ed Emanuela Folliero».La crisi della comicità oggi pare superata. Anche grazie alla Gialappa e al loro modo di intendere uno show tv?«Si veniva da un periodo in cui si ripeteva il solito schema fuori uno dentro un altro, alla Zelig, che si era un po’ esaurito o quanto meno appannato. Inoltre la seconda serata aveva orari strani, per non dire impossibili. Con loro c’è stato un ritorno alla regia che controlla fino all’ultima virgola l’anarchia del genere e il caravanserraglio di artisti un po’ pazzi».Come iniziò a lavorare con i Gialappi?«Fingendomi barman a una festa di compleanno di Crozza: lui e Dighero erano stati presi a Mai dire gol. “Perché io no?”. Un insider mi disse che ci sarebbe stato il signor Carlo. Finsi un incontro casuale e mi proposi. Due anni dopo mi chiamarono».Una delle assurdità degli esordi era l’interattività. Perché sparì?«Colpa di Black Mirror. La mettemmo nel 2005 quando pareva irrealizzabile. La togliemmo quando non lo fu più, ovvero ci fu la serie inglese su Netflix. La tecnologia mi ha sempre affascinato. Sono molto orgoglioso dell’upgrade tecnologico che nelle ultime stagioni ci ha portato a usare AI e 3D. È un know-how che arriva dal mio lavoro in pubblicità e che ci permette di proiettare il best of su grande schermo senza perdere di qualità o creare personaggi digitali come il Topo Ugo».Anticipazioni sulla prossima stagione?«Ne sto pensando due (scritte in questi giorni in vacanza) da 8 episodi. La svolta... (ride, ndr). Ridacchio perché mi piace in modo particolare: ed è darle una svolta sexy. Sesso e comicità quasi mai vanno d’accordo. Qualche assaggio c’era stato in passato, con Madre protagonista di alcuni episodi hard e Maurizio Lastrico che, in una citazione di Call My Agent, faceva l’agente che le proponeva di girare un film a luci rosse. In prima battuta avrei voluto fare il regista porno: sarei stato bravissimo».Gli ospiti come li convince?«Vengono a scatola chiusa. O capita che si propongano loro. Elodie, per esempio, per cui inserii da un giorno all’altro Catwoman. Sono partecipazioni spesso decise all’ultimo, così sono diventato bravissimo a stravolgere al volo il copione se mi danno la loro disponibilità anche all’ultimo. Dopo di che si impegnano allo spasimo su un testo blindato (non si improvvisa mai). Penso al perfezionismo commovente di Accorsi o alla disponibilità di Nek».Vero che ha pensato di fare un film da SAC?«L’avevo anche scritto. Ma non sono mai riuscito a quagliare. Ora però... I social danno grande slancio e le piattaforme sono uno spazio aperto. Così da un annetto sto tastando l’idea di una serie. Il film invece vorrei farlo dal mio libro».Autore tv, attore (scuola Broncoviz, prediletto da Pupi Avati), regista, pubblicitario, e infine romanziere. Basta così?«Scrivere è stata un’esperienza fantastica. Un luogo sicuro (Sperling & Kupfer) ha soddisfatto il mio lato oscuro. È un thriller e discende dalla mia adolescenziale passione per Dario Argento e il cinema horror. Papà mi battezzò ragazzino, portandomi a vedere Psycho: un trauma. Ma quando invece del motorino mi feci regalare una cinepresa Super8, fu a quello che mi ispirai. Poi però non so più come finii a fare il comico». —