la Repubblica, 26 agosto 2025
Exploit doppio cognome a Milano lo danno a un bambino su cinque
Procedeva lentamente, avanzava con cautela. La scelta del doppio cognome per i figli era stata fatta dal 6,2% delle coppie in Italia nel 2023, anno dell’ultimo rapporto Istat. Ora da Milano arriva uno scatto. I dati diffusi dall’anagrafe per il 2024 registrano un balzo al 18,6%. Su 9.147 bambini nati nel Comune, 1.700 hanno ricevuto il cognome di entrambi i genitori, come consentito da una sentenza della Corte costituzionale nel 2022. In quell’anno Milano era arrivata al 17%. Al polo opposto nel 2024 ci sono Palermo e Catania con il 3%, mentre Messina raggiunge il 4%.
La maggioranza di chi assegna ai figli sia il cognome materno che quello paterno è straniero, in particolare latino-americano (l’85% del totale secondo l’Istat). Nella tradizione di quei paesi è infatti normale ereditare entrambi i nomi di famiglia, salvo poi ritrasmetterne solo uno ai figli. Un sondaggio de Lavoce.info rivela che le persone politicamente orientate a sinistra e lontane dalla religione sono più favorevoli all’idea. Le donne apprezzano l’opzione in maniera solo di poco superiore rispetto agli uomini.
«Per noi è stata una scelta naturale. Non ne abbiamo discusso troppo» racconta Pierpaolo, padre del primo bambino romano a ricevere nel 2022 entrambi i cognomi. «La mia compagna e io dividiamo tuttoal 50%. Abbiamo dato al mio cognome il primo posto solo per ragioni fonetiche. Suonava bene».
La sentenza del 2022 permette ai genitori di scegliere fra il solo cognome della madre, il solo cognome del padre o il cognome di entrambi, nell’ordine preferito dalla coppia. Una sentenza della Corte costituzionale nel 2016 aveva mosso un primo passo intermedio: consentiva di aggiungere il cognome della madre a quello del padre, ma sempre in seconda posizione. Prima l’unica opzione era obbedire al dettato del codice civile, che nel 1942 aveva assegnato al padre il ruolo di capo famiglia. L’unico cognome possibile era il suo, a meno di non avviare un complicato iter mobilitando il prefetto. «Ho sempre trovato ironico che a trasmettere il cognome fosse il genitore per definizione più incerto» fa notare Pierpaolo.
L’anacronismo patriarcale non era sfuggito alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma era sempre finito tra i temi rinviabili secondo il parlamento italiano. «C’è voluta la Corte costituzionale per mettere mano alla questione. Ma una sentenza non è una legge. La situazione attuale lascia aperti problemi importanti» spiega Renzo Calvigioni, presidente dell’Associazione Nazionale Ufficiali di Stato Civile e d’Anagrafe (Anusca). Il primo, il più intuitivo, è l’accumulo dei cognomi. Il doppio cognome è per la legge un blocco unico. Un genitore non potrà trasmetterne solo una parte ai propri figli. «Se la signora Verdi Rossi ha un figlio con il signor Bianchi Neri, il bambino non potrà chiamarsi Verdi Bianchi. O riceverà solo il cognome della madre, o solo quello del padre, ma se i genitori vorranno assegnarglieli entrambi dovrà per forza chiamarsi Verdi Rossi Bianchi Neri». Una tavolozza che rischia col tempo di diventare ingestibile. «Al momento n on esiste un meccanismo legale che possa bloccare la proliferazione dei cognomi». E se nel nostro paese i numeri sono ancora contenuti, le coppie di origine latino americana che hanno acquisito la cittadinanza italiana partono già con un bagaglio di doppi cognomi ben nutrito. «C’è bisogno senza dubbio di una legge» conclude Calvigioni. Una manciata di proposte langue in parlamento. Nate tutte dall’opposizione e hanno poca speranza di progredire in questa legislatura.
Può accadere poi che un bambino nato prima del 2016 abbia solo il cognome del padre, e che uno nato dagli stessi genitori tra il 2016 e il 2022 abbia il cognome del padre seguito da quello della madre. Il terzo fratello potrebbe ricevere solo quello della madre o quello della madre seguito da quello del padre. Anche a due gemelli in teoria potrebbero essere assegnati cognomi diversi.
«I casi più controversi – spiega Calvigioni – sono però quelli in cui i genitori non si mettono d’accordo. Lì ci si deve rivolgere al tribunale. Il bambino non potrà essere registrato fino alla sentenza. Come faccia un giudice a scegliere non so. Immagino che estragga a sorte». In un caso, all’inizio di quest’anno, un magistrato ha scelto il cognome della madre perché ultima rappresentante di una famiglia citata da Dante nella parte finale della Divina Commedia. Avrà acquisito un legame con il Paradiso, ma forse il bambino sarebbe stato più contento di un esordio nella vita senza litigi.