Il Messaggero, 26 agosto 2025
I cani della letteratura
Era il 1938 ed Eric Knight firmava un racconto ispirato a uno dei suoi collie. Nel 40, da quel testo nacque il romanzo Torna a casa, Lassie!. Un successo. E tre anni dopo, l’omonimo film il secondo per Liz Taylor, ma il primo che la impose all’attenzione moltiplicò l’effetto, lanciando la “moda” dei collie, trasformando il nome Lassie in sinonimo della razza e il titolo del film in un tormentone. Prima, c’era stato Rin Tin Tin, poi sarebbero arrivati Beethoven, Hachiko e molti altri. «Has Fidanken», chiave dello sketch di Gianfranco D’Angelo con un cocker, fa sorridere anche oggi chi guardava Drive In. «Mio Dio, Doc, hai disintegrato Einstein» fa ancora tremare i fan di Ritorno al futuro. Sono tanti i cani che, tra film, serie tv e pubblicità, sono entrati nel nostro immaginario. Nella Giornata Internazionale del cane, che si celebra oggi fu istituita nel 2004 dall’attivista statunitense Colleen Paige, che scelse il giorno in cui aveva adottato il suo primo cane – la memoria corre alle molte code festose che, nei decenni, ci hanno accolto dallo schermo (e non solo) e fatto sentire a casa. Il “migliore amico dell’uomo” si è rivelato tale anche per cinema e televisione, diventando protagonista di più titoli cult.
I PROTAGONISTI
Il Novecento si apre con Nipper, jack russel ritratto nel 1898 accanto a un grammofono da Francis Barraud: l’immagine è diventata marchio della Gramophone e poi è stata associata ad altre etichette, da Emi a Rca. Da quel grammofono, il pittore faceva ascoltare al cucciolo una registrazione della voce del fratello morto, che era stato il suo primo padrone – il dipinto si intitola His Master’s Voice – e si racconta che il cane stesse davvero ad ascoltare le parole dell’amico perduto. Nel 1906 Jack London pubblica a puntate sulla rivista Outing Zanna Bianca: il protagonista con la coda è per tre quarti lupo. Il pubblico ama le avventure ambientate durante la Corsa all’oro del Klondike a fine XIX secolo. La serie di storie diventa un romanzo. Poi arrivano i molti film, dal 1946 al 2018, a riprova che ogni amico con la coda, quali che siano epoca, storia e generazione, si continua ad amare.
Gli anni Venti hanno il muso di Rin Tin Tin, pastore tedesco trovato da un soldato Usa dopo un bombardamento e divenuto una stella del muto, a partire dal 1923, con il film Where The North Begins. Seguirono altri titoli, quasi trenta, interpretati anche dai suoi discendenti. E dal 1954 al 1959, la serie Le avventure di Rin Tin Tin. Nel mezzo, appunto, Lassie – in realtà, il collie Pal – che ha cresciuto più di una generazione, prima dalle pagine, poi nelle trasposizioni cinematografiche dal primo nel 1943 al più recente nel 2023 – e, dal 1954 al 73, con la serie tv. E ha convinto generazioni e generazioni di baby-spettatori che un cane, perlomeno un collie, sa sempre trovare la strada di casa e tirarti fuori dai guai. Il 1953 è l’anno dell’immagine simbolo dell’azienda di abbronzanti Coppertone: un cagnolino nero che abbassa il costume a una bimba, mostrando il segno dell’abbronzatura. Perso l’originale in un incendio, il disegno fu rifatto nel 1959 da Joyce Ballantyne, che vinse un apposito concorso internazionale. In uno degli spot del marchio, tempo dopo, a tre anni, ha fatto il suo esordio Jodie Foster. Gli Anni Ottanta sono quelli di Drive In e Has Fidanken appunto – Gianfranco D’Angelo registra una canzone dedicata, che vanta tra gli autori Bobby Solo -ma anche quelli di Einstein, il cane che “testa” i viaggi nel tempo, in Ritorno al futuro. Nel decennio successivo, invece, le code più famose sono di Beethoven di Brian Levant, San Bernardo che crea il caos in famiglia, di Milo, jack russell del film The Mask e di Rex pastore tedesco della serie Commisario Rex, in onda dal ’94 al 2004, in cui il cane è risolutivo in più di un’indagine di polizia. E, nel 97, citato tanto e visto molto meno, Ringhio in Tre uomini e una gamba di Aldo, Giovanni e Giacomo e Massimo Venier: difficile dimenticare il momento in cui i protagonisti, in auto, ricordano di averlo lasciato legato al paraurti.
Poi, a far sorridere, sono arrivate le pubblicità Wind di Fiorello con il border collie Sheiton, cui sono seguiti Shonik – «Ma tu lo sai che io facevo le pubblicità con tuo nonno?», gli dice lo showman – e Lao. Le lacrime, invece, le ha portate Richard Gere, nel 2009, con Hachiko – Il tuo migliore amico di Lasse Hallström, tratto da una storia vera. Hachik è l’akita che, dopo la morte del padrone, continuò per quasi dieci anni ad attenderlo ogni giorno alla stazione: tanta fedeltà è stata celebrata in libri, film e con una statua nella stazione di Shibuya a Tokyo e una a date, sua città natale. Storia simile nel nostro Paese per Fido, a Borgo San Lorenzo, in Toscana, che attese il padrone per 14 anni: non è un caso che in Italia il suo nome sia spesso usato per indicare ogni cane.
L’ANIMAZIONE
E così via, di anno in anno, di cane in cane, dal chihuahua – il brano Chihuahua di Dj BoBo è stato il tormentone 2003 – al cane da montagna dei Pirenei di Belle & Sebastien. Intanto, fumetti e animazione, dalla Disney con Pippo e Pluto, ma anche Nana di Peter Pan, Lilli e il Vagabondo, La carica dei 101 e altri, fino a Hanna-Barbera, con Scooby Doo, ideato nel 1969, e suo nipote Scrappy. «Potere ai piccoli!» era la frase tipica del cucciolo, che ha cresciuto i bambini di allora con grandi speranze. Fino ad arrivare a oggi e al fenomeno social “Io sono chico”, barboncino-influencer che, tra giochi da squalo in acqua, scalate in montagna e un naso capace di sentire le bistecchine a distanza, ha “scritto” libri e ha fatto video anche con personaggi noti, da Francesco Gabbani a Carolina Kostner. Il segreto, forse, è sempre lo stesso: quel misto di amore incondizionato, voglia di lanciarsi in nuove avventure e sostegno, che ogni cane riserva al suo umano. E chissà, forse alla fine, aveva ragione Scrappy, i piccoli (con la coda) il potere lo hanno preso davvero.