La Stampa, 25 agosto 2025
Il business del lapis
Il nome è la prima prova del Dna fiorentino dell’azienda. Solo a Firenze si poteva coniare un marchio con il francesismo lapis al posto di matita. Per volontà del conte Giuseppe della Gherardesca, primo presidente, nacque in via del Gignoro, nella zona che oggi ospita Coverciano, il centro tecnico della nazionale italiana di calcio, la Fila, acronimo per Fabbrica italiana lapis e affini. Firenze era un laboratorio industriale innovativo agli inizi del ‘900, altri marchi iconici come Manetti & Roberts o Proraso nascono in quegli anni. La ‘mission’ di Fila è fabbricare matite, anzi lapis. C’è un creativo che disegna loghi, si chiama Severo Pozzati, in arte Sepo e conia prima il giglio fiorentino come brand aziendale, poi la testa nera con una matita dietro l’orecchio. Fila produce matite per tutti i gusti, con i nomi di opere liriche, pastelli colorati e materiali per pittori. Altra prova di fiorentinità, il marchio dei pastelli Giotto, creato nel 1933 e diventato un simbolo per generazioni di alunni delle scuole elementari. L’immagine è di Giotto pastorello che disegna su una pietra sotto l’occhio attento di Cimabue, che lo ammira da dietro appoggiato a un masso.
In 105 anni di storia Fila ha aggiornato la sua missione. Continua a produrre matite e affini, pastelli colorati, evidenziatori, paste per modellare, inchiostri penne e acquerelli per artisti in erba. Ma lo fa in oltre 150 Paesi nel mondo con più di 3mila dipendenti in 22 stabilimenti produttivi e 32 filiali, per un fatturato 2024 di 612 milioni di euro. Una multinazionale quotata a Piazza Affari da dieci anni, ma che ha conservato un cuore fiorentino, nello stabilimento di Rufina agli Scopeti, dove lavorano 120 dipendenti e producono oltre 9mila tonnellate di paste per modellare (il famoso Das) e 400 milioni di penne, pennarelli ed evidenziatori. «Il business di mio nonno partiva da Firenze e arrivava in Sicilia. Quello di mio padre andava da Milano alla Sicilia. Il nostro business oggi va da Shanghai a San Francisco. Gli Stati Uniti oggi sono il nostro primo mercato al mondo. Ma noi siamo e resteremo italiani» è il ‘claim’ di Massimo Candela, ceo del gruppo Fila, erede di Renato e Alberto Candela che dal 1956 gestiscono l’azienda, dopo l’acquisizione di Lyra, altra fabbrica di matite. «Abbiamo attraversato epoche seguendo le evoluzioni e le innovazioni del tempo. Vogliamo continuare a farlo utilizzando materiali nuovi, abbracciando la sostenibilità e i cambiamenti, ma rimanendo fedeli al linguaggio del colore e delle mani».
Massimo Candela si lancia in immagini oniriche, in visioni romantiche e new age, guardando al futuro attraverso il cavalletto di un pittore su una collina toscana con acquerelli, matite, pennelli e prodotti rigorosamente Fila. La realtà parla di una crescita impetuosa grazie ad acquisizioni indovinate e a innovazioni di successo. Dal 1994, il gruppo Fila ha investito oltre 700 milioni di euro nel rilevare aziende strategiche in tutto il mondo. «Con i marchi Giotto, Tratto, Didò, Pongo, Das, Lyra, Princeton e tanti altri – ha spiegato Piero Frova, responsabile del marketing globale – noi non vendiamo semplici prodotti, ma strumenti per esprimere se stessi, materia prima per la creatività».