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 2025  agosto 25 Lunedì calendario

Ernesto Galli della Loggia: “Regionali: alla fine le urne ci daranno degli autocrati”

Il Professor Galli della Loggia, le Regioni stanno all’efficienza come una Rsa alla giovinezza. Eppure i governatori sono sempre più forti, protagonisti assoluti.
Il paradosso è l’esito di errori politici catastrofici. Riformare il titolo V della Costituzione, proprio quando con Tangentopoli i partiti scomparivano, ha significato erigere fortezze elettorali e poteri governativi personalistici fuori da ogni controllo.
Un giocatore si misura dal coraggio, cantava De Gregori. Le Regioni dovrebbero essere misurate dalla competenza più rilevante ad esse affidata: la sanità. Nelle loro mani è invece divenuta fabbrica del clientelismo, catena di montaggio di un familismo arrogante.
Ma nel dibattito pubblico questa débâcle ha un qualche rilievo? Ha mai letto sui giornali o visto in tv un’inchiesta approfondita sulle Regioni?
E l’’incapacità di spendere i fondi europei? È il secondo affare affidato in via esclusiva alle Regioni e la seconda manifestazione di quasi totale inadeguatezza.
Ripeto: quanti titoli di giornale ha letto sul fascismo e l’antifascismo e quanti sui fondi che non si riescono nemmeno a spendere, sugli appalti che s’ inceppano? Nel nostro degrado istituzionale c’è una responsabilità dei media che troppo spesso operano come un’articolazione del sistema politico e dei suoi interessi.
Dovesse lei proporre una riforma, quale cura dimagrante consiglierebbe?
Già il fatto che sia saltata la possibilità per i governatori di godere di un terzo mandato e sia ferma la proposta di autonomia differenziata è uno stop al loro strapotere. Bisognerebbe trovare il modo di ridurre il sistema clientelare che gonfia queste istituzioni inefficienti, di contrastare lo sviluppo di un circuito di potere e di spesa parallelo a quello statale, di rafforzare il controllo del potere centrale.
Tanti volti in campo, e tra i tanti spiccano quelli del Pd: in testa De Luca, poi Emiliano.
E poi Giani e tutti gli altri. Ma non tutti hanno le medesime responsabilità, benché tutti abbiano un forte potere parallelo nei loro partiti.
Vincenzo De Luca avanza richieste di natura ereditaria per compensare la sua obbligata rinuncia a correre.
Ho letto che propone di affidare al figlio un ruolo di partito in Campania, evidentemente per blindare una sua candidatura a qualche posto nel prossimo consiglio o giunta regionali in cambio della rinuncia alla presidenza.
Michele Emiliano, il governatore della Puglia, ha spiegato che essendo in attesa di un figlio non può allontanarsi troppo da Bari e perciò si ricandida a consigliere regionale.
Mi sembra che nel partito democratico più che altrove la presenza autocratica e anche destabilizzante dei governatori stia giungendo ad ambiti finora inesplorati.
Perché sono più forti e potenti lì che nel centrodestra?
Perché è più forte il loro sistema di potere. Bisogna ricordare che la sinistra ha molto più della destra una tradizione di governo dei territori capace di una penetrazione capillare. Di dar vita a enti, istituzioni: ognuno fonte di consenso, di conquistare i ceti intellettuali, di collegarsi ai nuovi movimenti tipo i lgbtq+.
Ma i consiglieri regionali hanno scarsissima reputazione. Più che politici in carriera sembrano panchinari a vita.
Oso credere che nelle elezioni regionali la reputazione conti assai meno di quanto lei creda……
Nella Lega Matteo Salvini soffre la presenza e la popolarità del veneto Luca Zaia. In Forza Italia Roberto Occhiuto guida la Calabria da vicesegretario nazionale del partito. Secondo lei i presidenti di Regione hanno la forza di imporsi poi nella leadership nazionale?
Il personalismo del loro potere talora perfino familiare, la sua radice localistica, è la grande forza di molti governatori ma anche un limite invalicabile quando tentano la proiezione nazionale. A quel punto la loro forza diventa la loro debolezza. Fuori della Campania, De Luca elettoralmente non vale nulla, e si è visto la fine fatta dalla candidatura di Emiliano alla segreteria del Pd.
Le Regioni sono particolarmente antipatiche agli italiani. Due anni fa in Lombardia e Lazio la partecipazione fu scarsissima.
Molto è dipeso anche, credo, dalla figura e dalla credibilità dei candidati. Alla fine, qualche volta, le persone per fortuna contano ancora qualcosa.