La Stampa, 24 agosto 2025
Intervista a Caterina Balivo
Il libro preferito di Caterina Balivo è L’anno del pensiero magico, capolavoro di Joan Didion. «Mi ha insegnato a vivere tutti i giorni come fosse l’ultimo», dice in questo scampolo di agosto prima di tornare a condurre dall’8 settembre su Rai1, La volta Buona.
Ed è per questo mantra che lei non sta mai ferma?
«Sì io faccio mille cose insieme, come del resto molte donne. Mentre parlo con lei, apparecchio la tavola, risolvo un problema a mio figlio, organizzo il lavoro».
A un certo punto però decise di fermarsi, dopo il Covid, rinunciando al programma Vieni da me che conduceva da due anni con successo.
«Lo ritenni necessario. C’era un problema di gestione familiare e quindi ho fatto un passo indietro. Per i successivi tre anni ho fatto scelte che mi permettessero di stare più a casa, di seguire i miei figli».
Loro sono stati contenti?
«Mi facevo molta tenerezza perché li andavo a prendere a scuola e non gliene importava niente. Ma i figli non ti parlano a comando, decidono loro i tempi e se stai più tempo con loro aiuta. Mi resi conto che non mi ero mai fermata da quando mi affacciai in Rai con Festa italiana nel settembre 2005. Credo che sia sano mantenere un equilibrio tra lavoro e vita personale, come pretendono le nuove generazioni. Detto questo fare un passo indietro è stata dura. Il lavoro è una necessità non solo economica ma personale».
Il suo pigmalione è stato Fabrizio Frizzi?
«Quando partecipai a Miss Italia il conduttore era lui, una persona così gentile, perbene, generosa con i giovani. Ho iniziato con lui a Scommettiamo che nel 1999. Cosa darei oggi per riprovare la sensazione di quel momento».
Miss Italia è stata per lei la porta di accesso al mondo dello spettacolo. Ora torna in Rai dopo tanti anni. Che ricordo ha di questo concorso che per alcuni mortifica le donne?
«Ne ho un ricordo bellissimo, esperienza super, ci divertivamo e imparavamo tante cose, Io ho usato Miss Italia e la mia bellezza per uscire di casa e andare a Roma a studiare dove mio padre non mi mandava. Mi diceva: “Ma sei ad Aversa, c’è una famiglia che ti ama, ci sono le università buonissime a Napoli, ma perché devi andare a Roma?” Così mi sono iscritta all’università e ho deciso di partecipare a Miss Italia, per uscire dal mio mondo che mi stava stretto. Volevo emergere e ho usato la mia bellezza per farlo».
I concorsi di bellezza secondo molti ostacolano il percorso paritario e inclusivo.
«Certo il messaggio che la bellezza sia un’arma decisiva è riduttivo per le donne. In ogni caso Miss Italia per me è tradizione e non credo proprio che sia questo il problema dell’empowerment femminile».
Ha tante amiche?
«Si moltissime, sono la mia fortuna. So che qualsiasi cosa mi succederà loro ci saranno. Bruna e Laura dalla mia infanzia, Ilaria Spada, la mia dirimpettaia Nicoletta Romanov. La sorellanza conta. Quando ho smesso di lavorare nel 2020 se non avessi avuto loro sarei stata persa».
Ha subito ingiustizie?
«Come tutti. Penso di essere generosa e mi ha fatto male non ricevere quello che ho dato. Ma poi uno si fortifica».
Delusioni sul lavoro?
«Io sono diretta e leale, mentre nel mio ambiente c’è molta maldicenza e l’ho patita. Ma non farò mai i nomi. Io vengo sempre a sapere le cose e chi le ha dette. Non so se sia avere buone antenne o forse buoni amici».
I maldicenti li affronta o li evita?
«Normalmente li affronterei, ma in tv meglio trattenersi. Prima lo facevo ma tornando in Rai ho capito che non ha senso. Non perdono però, non mi vendico perché sono sicura che se fai del male ti torna».
Tornando alla famiglia, è vero che suo marito Guido Maria Brera non vuole che i figli studino più di un’ora?
«Ci tiene tantissimo che loro facciano sport che vivano la natura, si sappiano muovere sia al mare che in montagna. Mio figlio è un canoista. Abbiamo ceduto alla playstation, ma non la usano mai».
Lei è d’accordo con questa teoria meno studio e più sport?
«Io penso che occorre studiare tanto, al liceo classico mi svegliavo alle 5 di mattina per ripetere latino e greco. Non volevo essere quella dell’8 ma neanche quella del 4».
Lei porta sua suocera, la signora Mirella, spesso in trasmissione con lei. Un messaggio alle nuore di tutto il mondo: andare d’accordo si può?
«Non ci si mette a fare la guerra con la suocera. Lei è una donna intelligente, ironica indipendente, anche se dura. A una signora che ha cresciuto i figli e ce la ha messa tutta si deve portare rispetto. E se quel che dice non ti piace stai zitta. È una guerra persa. Vale solo per mia suocera. Io e Guido entriamo in conflitto su tutto».
È questo il segreto per mantenere un rapporto vivo ?
«Non lo so quale è il segreto, è troppo presto, siamo sposati da 11 anni e insieme da 16, niente se confrontati con i miei suoceri e i miei genitori che stanno insieme da 60 e 38 anni. Il matrimonio è un lavoro, occorre impegnarsi».
Parla come la Caterina che tiene la Posta del cuore.
«Mi scrivono molti ventenni e mi fanno tenerezza, ripenso ai miei drammi d’amore da ragazza, come quando il mio ragazzo mi faceva ghosting o mi raccontava delle balle».
Con suo figlio grande riesce a parlare di questi argomenti?
«Vorrei affrontare il tema ma c’è chiusura totale. Comunque gli ripeto sempre: quando una donna dice no è no».
Con voi ha sempre vissuto anche la figlia di suo marito, Costanza. La famiglia allargata è stata un successo?
«A Costanza sono molto grata per quello che ha fatto per i suoi fratelli, una sorella eccezionale. La parola successo non mi piace e non solo in questo contesto. Preferisco usare “esperienza”. E vivere tutti insieme è stata un’esperienza molto bella che ci ha arricchiti, ma anche complicata. Come del resto è la vita». —