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 2025  agosto 24 Domenica calendario

Il neocapitalismo di Trump

Imprese invitate perentoriamente a non scaricare i dazi sui prezzi. Le pressioni su Walmart, gigante dei supermercati, perchè faccia da calmiere. Economisti e statistici licenziati. L’ipotesi di cancellare la pubblicazione di una serie di dati sull’andamento dell’economia. La golden share per consentire al governo di controllare le decisioni strategiche di US Steel ora che si sta integrando con Nippon Steel. Poi l’ok a Nvidia e AMD a vendere i loro microchip in Cina condizionata al versamento al Tesoro del 15% dei profitti ottenuti nel gigante asiatico. E ora, la straordinaria piroetta con la quale Donald Trump è passato dalla brutale richiesta delle dimissioni del capo di Intel, Lip-Bu Tan, accusato di non precisati conflitti d’interesse e rapporti con la Cina e di gestire male l’azienda, ad abbracciare il piano di rilancio del ceo, fino al punto di diventare il primo azionista della società facendo acquistare al Tesoro (a prezzi di favore) il 10 per cento del suo capitale. Detto fatto: gli incentivi all’industria tecnologica stanziati dal Chips Act di Biden, che Trump aveva demonizzato, vengono trasformati in equity.
E potrebbe non essere finita qui: dalla Casa Bianca fanno sapere che il modello Intel è ripetibile in altri casi, anche se probabilmente per aziende di dimensioni minori.
«Che Trump stia diventando socialista?» si chiede ironicamente il sito Vox mentre riviste della sinistra come The Nation prendono sul serio la domanda, se non altro per domandarsi se le mosse di Trump non segnino la morte del capitalismo tradizionale. Conclusione: l’interventismo dello Stato in economia è una caratteristica del socialismo che va, però, accompagnata da un piano con un intento sociale, mentre il «capitalismo transazionale» di Trump che prevede favoritismi per gli amici e punizioni per i nemici, è altra cosa. Ma, a sorpresa, anche il senatore conservatore e libertario Rand Paul nel critica duramente l’operazione Intel, parla di «un passo di Trump verso il socialismo». Da tempo, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, anche il «Wall Street Journal», bibbia della finanza conservatrice, sostiene che Trump, deviando dalle regole del libero mercato e intervenendo nell’ economia in modo sempre più penetrante e personale, sta introducendo una sorta di capitalismo di Stato con caratteristiche americane con punti in comune coi dirigismi di India, Cina e Russia.
Il «New York Times» fa notare che gli unici precedenti di intervento dello Stato federale nel capitale di imprese sono stati legati a tentativi di evitare bancarotte di banche e assicurazioni durante il crollo del 2008. Anche quelli nel capitale di General Motors e Chrysler furono interventi momentanei per scongiurare il fallimento. Ora, invece, Trump entra o estrae profitti da aziende con la logica di chi vuole fare un buon affare. E non lo nasconde: alla fine dell’incontro col ceo di Intel, precipitatosi alla Casa Bianca dopo che il presidente gli aveva intimato di dimettersi, un serafico Trump ha commentato: «Mi ha convinto e poi gli ho detto che avrebbe dovuto darmi i 10% dell’azienda. E lui ha accettato».
Nove miliardi del Chips Act vengono così erogati, in difformità dalle previsioni di legge, non come incentivi ma come corrispettivo di una quota azionaria. Titoli pagati dal Tesoro 20,47 dollari: meno dei 23 appena versati da un altro investitore, Softbank, e meno dei 24,80 dollari del valore di Borsa di venerdì.
Altri parlano di corporativismo, ma è meglio non scomodare il modello economico del fascismo: Mussolini si affidò ad Alberto Beneduce che attraverso l’IRI rimise in piedi il sistema bancario e l’industria italiana dopo la Grande Depressione. Nulla a che fare con la logica transazionale, da pay-to-play di Trump. E siccome è passato un secolo e la tecnologia ha fatto passi da gigante, il governo Usa si sta dotando di uno strumento per creare, attraverso l’intelligenza artificiale, un sistema di rating di 550 grandi imprese e associazioni imprenditoriali. Per ora servirà a verificare la rispondenza delle loro dichiarazioni e dei loro atti alla linea fissata da Trump nel Beautiful act, la legge architrave della sua presidenza. In futuro si vedrà.