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 2025  agosto 23 Sabato calendario

Intervista a Rosalba Giugni

«Sto andando a nuotare, per due/tre ore non sarò raggiungibile, se non dai delfini…». Il messaggio di Rosalba Giugni sembra quello di una sirena. Sta su una isola greca minore dove ha preso una casa in affitto con la figlia Raffaella: «Mare pulitissimo, spiagge tutte aperte, nelle trattorie con un pomodoro e una feta stai in grazia di Dio. La Grecia, a parte quelle tre o quattro isole che sono diventate infrequentabili, resta un sogno di bellezza, tranquillità e pulizia. Amo il mio paese, ma l’estate da noi è un’altra cosa purtroppo».
La fondatrice di Marevivo sta per compiere 80 anni: lo farà il 1° settembre a Capri, la sua isola del cuore, quella dove è davvero cominciata la sua storia. L’ha raccontata mille volte: aveva 5 anni, stava in barca, con il papà, armatore, si mise una maschera, fece la prima immersione e si innamorò di Madre Mare (l’espressione che lei usa al posto di Madre Terra). Festeggerà assieme ai tre figli con le rispettive consorti e i cinque nipoti. Regalo di compleanno, una gita in catamarano.
Che effetto le fa questo traguardo?
«Non mi sembra vero, non me li sento 80 anni, non mi sento per niente vecchia, non nel senso fisico, ma ogni mattina mi alzo e penso al futuro, è rarissimo che mi perda nei ricordi, mai nella nostalgia. Penso solo alle cose che voglio realizzare».
In cosa si accorge di non avere più vent’anni?
«Perché mi emoziono molto più di prima. E poi perché quando parlo con gli altri – io di solito frequento persone molto più giovani – a volte mi devo mordere la lingua. Succede quando dicono qualcosa e io mi rendo conto di averla già vissuta, ma se la raccontassi diventerei noiosa e quindi mi taccio».
La tempra è rimasta intatta, lei è sempre quella delle battaglie per la salvaguardia della Posidonia o contro le plastiche in mare. Come si fa a restare ottimisti?
«In realtà adesso ho molta paura, una sensazione che non avevo mai avuto, sono sempre stata una garibaldina, ho sempre pensato che si potesse e dovesse fare tutto, ora ho paura che non basti. Ma per fortuna questi momenti durano poco».
In cosa spera?
«Penso che dobbiamo smetterla di dire spero che e iniziare a fare in modo che le cose accadano».
E cosa la preoccupa?
«Il fatto che giustamente si parla delle guerre in corso, ma nessuno parla più del fatto che stiamo perdendo la possibilità per gli esseri umani di vivere su questo pianeta».
Alcuni le direbbero che esagera.
«Io lo vedo dal punto di vista del mare, la biodiversità sta sparendo. Per creare le condizioni per vivere ci abbiamo messo qualche miliardo di anni e le stiamo distruggendo in un secolo».
La politica in questo momento ha altre priorità.
«Quando Trump è tornato alla Casa Bianca la prima cosa che ha fatto è stato abolire il divieto delle cannucce di plastica, che ci ritroveremo nella placenta delle donne, nel sangue, nel cervello. Ci prende in giro, ci chiama ecoterroristi ma persino ambientalisti ormai è un termine che non si può più usare…».
Perché?
«Per molte persone è come se tutte le colpe dei mali del mondo fossero degli ambientalisti e questo a causa di una comunicazione violenta che ha messo sullo stesso piano gli scienziati e i negazionisti. Per questo io oggi mi definisco amante del mare, non più ambientalista».
Cosa sta accadendo al mare per il cambiamento climatico?
«Tre cose molto gravi. La prima è che il mare si sta riscaldando più rapidamente della terraferma. La seconda è l’acidificazione dell’acqua a causa dell’eccesso di anidride carbonica. La terza l’aumento della salinità, soprattutto nel Mediterraneo, per effetto dell’evaporazione. Un mare così attacca gli organismi con una componente calcarea, come i coralli, le conchiglie, i crostacei. E attacca l’organismo più importante di tutti, perché è quello che fa funzionare gli oceani. Il copepode, un minuscolo gamberetto erbivoro chiamato anche la mucca del mare. Senza copepodi la vita in mare muore, ma con un mare così acido che fine faranno i copepodi? Nessuno lo sa e nessuno ne parla».
La sua vita è divisa in due. Nel 1985, con ventisette amici, ha fondato Marevivo. Cosa aveva fatto nei suoi primi 40 anni?
«La mia vita era piena di... vita. Avevo tre figli, curavo giardini con grande gioia ed ero infermiera volontaria della Croce Rossa negli ospedali, il Cardarelli a Napoli, il Bambin Gesù e il San Giacomo a Roma. E poi ogni anno per cinquant’anni sono andata a Lourdes. Il vero miracolo è un posto come quello, dove c’è una energia positiva unica, dove tutti si aiutano».
Come ci è arrivata a Lourdes?
«Mi ci ha portato mia madre, quando avevo 16 anni. Non volevo ma per accontentarla ci andai e mi sono talmente appassionata alla cura degli altri che poi sono diventata infermiera. Quando fondammo Marevivo, la mia amica Carmen di Penta disse che eravamo la Croce Rossa del mare. Ci occupiamo di un grande malato, il mare».
Cosa ha imparato in mezzo secolo di lavoro a Lourdes?
«La bellezza di restituire tutte le cose belle che la vita mi ha dato. In questi giorni penso spesso a cosa sia davvero la felicità. Quando ero ragazza pensavo che fosse l’amore, che è una cosa meravigliosa certo. Ma ancora più bello è essere generativi, esprimere sé stessi e farlo con gli altri».
Papà era un armatore. E mamma?
«Era una donna straordinaria. Figlia di una lavandaia di Viterbo. Quando incontrò papà aveva già un figlio ed era separata. Lui era il rampollo di una famiglia napoletana benestante che aveva fatto la prima ferrovia d’Italia, la Napoli-Portici; e si è innamorato di mamma, per i tempi non era facile».
Cosa le ha insegnato mamma?
L’organi-smo più importante in mare è
il copepode, una sorta
di piccolo gamberetto erbivoro Senza di lui la vita negli oceani muore
«Tante cose ma soprattutto a guardare gli altri per capire se stanno bene. Mi diceva: sei nata privilegiata ma guarda sempre gli altri. Mio padre non era così. Anche oggi quando incontro qualcuno chiedo sempre come ti chiami, cosa fai. Lo devo a mia madre».
Come le venne l’idea di Marevivo?
«Mi ero resa conto che nella mia isola stavano sparendo un sacco di abitanti del mare e invece arrivavano le plastiche. Mi ricordo che chiedevo ai bambini sulla spiaggia di aiutarmi a pulire le spiagge finché un giorno incontrai Fulco Pratesi al WWF e lui mi disse di fare un’associazione».
In quaranta anni avete condotto tante campagne e vinto diverse battaglie. Come è stato il rapporto con la politica?
«La Democrazia Cristiana mi chiese di candidarmi quando videro che Marevivo aveva successo e io dissi no. Nel tempo me lo hanno chiesto tutti, destra e sinistra ma ho sempre preferito fare politica come la sto facendo, fuori dai partiti lavorando con tutti quelli che hanno una sensibilità come la mia».
Il successo più importante?
«Far avere al nostro Paese una legge importantissima, la Salva Mare. Voluta dal ministro Sergio Costa, su un testo che prepararono i nostri giuristi, al punto che il ministro mi disse che la voleva chiamare Legge Marevivo… È una legge che stabilisce cose sacrosante, ma purtroppo a tre anni di distanza dall’approvazione, mancano tanti decreti attuativi».
A proposito di rinunce, da 25 anni è vegetariana: come va?
«Ho cominciato per ribellione. Mio marito era preoccupato che facesse male alla salute ma un giorno incontrai l’oncologo Umberto Veronesi, che mi spiegò che è solo una leggenda metropolitana: noi possiamo benissimo vivere senza proteine animali. E io ne sono la prova vivente: a 80 anni penso, scrivo, leggo, nuoto non mi è mancato nulla, neanche a tavola».
Sua figlia Raffaella qualche anno fa ha deciso di cambiare vita per occuparsi a tempo pieno di Marevivo.
«Io sono pazza di Raffaella, è la figlia che mi è più vicina in tutti i sensi, da andare a nuotare a portare avanti Marevivo. Ora è più agguerrita di me nella nostra mission: è caparbia, determinata ed è femminile. Avanti tutta!».