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 2025  agosto 22 Venerdì calendario

Perché togliere l’obbligo di vaccinazione sarebbe pericoloso

L’obbligo ha fatto crescere le coperture vaccinali pediatriche. Si tratta di un dato incontrovertibile, certificato da Istituto superiore di sanità e ministero alla Salute. Toglierlo potrebbe essere pericoloso, dicono gli esperti, soprattutto in un periodo nel quale si vedono più casi di alcune malattie come il morbillo e con certe regioni che hanno dati di adesione alle campagne di protezione troppo bassi. Anche instillare dubbi e incertezze, come fanno alcuni personaggi No vax ai quali talvolta si accoda la politica, rischia di allontanare le persone da questo strumento di prevenzione.
In Italia le vaccinazioni obbligatorie per accedere alle scuole sono due. La prima riguarda il cosiddetto esavalente (copre da polio, difterite, tetano, pertosse, epatite b ed haemophilus influenzae) che si somministra dopo il compimento del secondo mese di vita e prevede più richiami. La seconda, anche la più discussa dai nemici dei vaccini, è quella con il quadrivalente (morbillo, parotite, rosolia, varicella), che prevede due somministrazioni, la prima delle quali tra i 12 e i 15 mesi di età.
Ad introdurre l’obbligo è stata una legge voluta dalla ministra alla Salute Beatrice Lorenzin dopo un’epidemia di morbillo e approvata nel luglio del 2017. «Cosa succederebbe se fosse tolto? Ci sarebbe un calo di coperture», dice Chiara Azzari, immunologa dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. «Dobbiamo considerare che la legge non è servita tanto a coinvolgere le persone convintamente contrarie alla vaccinazione. Quelle sono rimaste della loro idea. Ha invece spinto tanti indecisi ad andarsi a informare e di conseguenza a scegliere di fare le somministrazioni ai figli. Spronate dall’obbligo, queste famiglie si sono rese conto che ne valeva la pena. E i dati delle coperture sono saliti».
I numeri di Istituto e ministero fanno comprendere bene la situazione. Si parte dal presupposto che la cosiddetta soglia di sicurezza di copertura, per bloccare la circolazione di micro organismi pericolosi, sia del 95%. Ebbene, riguardo all’esavalente fino al 2012 l’Italia stava tra il 96 e il 97%. Il calo c’è stato tra il 2015 e il 2016, quando si è scesi al 93%. Sono punti percentuali, ma possono essere fondamentali, perché anche numeri piccoli possono essere decisivi quando si tratta di patologie infettive. «Dipende dal tipo di malattia che vogliamo coprire – dice ancora Azzari – Tanto più è contagiosa, quanto più dobbiamo avere dati alti di partecipazione. È il caso del morbillo. Ma ci sono anche patologie non contagiose che richiedono coperture altissime perché sono pericolose, come il tetano. E infatti contro questa malattia ci sono molti No vax che si vaccinano, perché sanno di non essere protetti dall’effetto gregge».
Dopo la legge, si è assistito a una risalita delle percentuali, che hanno raggiunto di nuovo il 95% nel 2018. Il dato, a parte una flessione dovuta al Covid, è rimasto più o meno lo stesso anche nel 2024, anno per il quale il ministero alla Salute non ha diffuso ancora i numeri. Per il quadrivalente l’impatto della legge è stato ancora più importante, perché negli anni precedenti le coperture erano intorno al 90% e sono addirittura scese all’85% nel 2015. La norma, sempre con l’eccezione degli anni della pandemia, le ha portate ad essere simili a quelle dell’esavalente, cioè abbastanza vicine al 95%. Tra l’altro, quando si parla del vaccino per morbillo, parotite, rosolia e varicella, spiegano dalle Regioni, si assiste alla tendenza di fare la somministrazione un po’ dopo il termine previsto dal calendario vaccinale, cioè prima dell’ingresso del bambino alla materna. È quindi l’obbligo a spingere i genitori a fare la prevenzione. Se non ci fosse si vedrebbe un calo.
Con la legge sono cresciute le coperture medie, ma come succede spesso in Italia c’è grande differenza tra le regioni. Ci sono sette Regioni in difficoltà e senza l’obbligo vedrebbero scendere i dati ancora di più. Sui numeri gioca un ruolo l’organizzazione del servizio sanitario. Ad esempio la Sicilia ha il 90,7% di copertura per il quadrivalente e l’89% per l’esavalente. I dati della Sardegna sono rispettivamente 91,9 e 91,8%, quelli della Puglia 90,1 e 90,3%. La provincia di Bolzano ha una tradizione di scarsa vaccinazione ed è intorno all’85%. Mentre Toscana, Umbria, Emilia-Romagna e Friuli viaggiano sopra il 97%.