Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  agosto 21 Giovedì calendario

Biografia di Lucy Liu

Al fianco di Cameron Diaz e Drew Barrymore, era una delle tre Charlie’s Angels, versione filmica del 2000; e nel 2003 fluttuava sullo schermo in bianchi abiti nel ruolo della vendicativa O-Ren Ishii di Kill Bill1. Ora, approdata a Locarno per ricevere il Career Achievement Award, Lucy Liu porta un film da lei prodotto, Rosemead di Eric Lin, dove interpreta una madre malata terminale decisa a proteggere a ogni costo il figlio adolescente, gravemente schizofrenico; e la Liu – solare, comunicativa e in splendida forma – si è calata profondamente nei panni di quella donna dimessa, forte solo del suo amore. «Il film si ispira a un fatto vero. Quando ho letto l’articolo mi si è spezzato il cuore, questa donna ama il figlio al punto di compiere un gesto terribile che lei reputa salvifico. Una storia d’amore, ma anche di vergogna. Se invece di nascondere la malattia del figlio avesse avuto il coraggio di venire allo scoperto, avrebbe capito che gli altri ti possono aiutare. La su sofferenza mi provoca grande tristezza. So di che si tratta: nelle comunità cino-americane come quella in cui sono cresciuta sono frequenti problemi di questo tipo, legati alle difficoltà di integrazione e a un background di paura e ignoranza».
La sua carriera comincia quando un agente la nota su una metropolitana e le propone un provino: «Non per il cinema, per una pubblicità. Sono nata a New York in una famiglia di immigrati da Taiwan, la situazione non era facile e sognavo solo di scappare. Sono saltata subito sulla proposta anche se i miei genitori erano contrari, consideravano precario il lavoro dell’attore e in effetti non avevano torto». Quindi niente scuola di recitazione: «La mia scuola è stata la vita. Sono cresciuta senza privilegi e questo mi ha reso più forte, una gioventù sofferta crea una maggiore spinta interna. Quando ho cominciato il peso della discriminazione verso gli immigrati asiatici si faceva sentire: gli altri ottenevano dieci provini al giorno, io uno ogni sei mesi. Adesso molte cose sono cambiate».
Una svolta l’ha data nel 1998 la serie tv Ally McBeal, la prima dove un’americana di origine asiatica ha un ruolo principale. «Sì, è stato importante. Ricordo di aver fatto un provino senza nutrire speranze, invece un mese dopo mi hanno chiamata e mi hanno detto che avevano scritto appositamente per me la parte di Ling Woo: una donna forte, spiritosa, franca che il pubblico ha amato. Da Ally McBeal sono passata a Charlie’s Angels, film per cui si è stentato a trovare il giusto equilibrio. La difficoltà era che non si giravano film d’azione senza un eroe di sesso maschile. Inoltre noi eroine eravamo sprovviste di armi e potevamo contare solo sulla nostra abilità nelle arti marziali». Abilità che magari è stata il suo passaporto per Kill Bill: «Ho incontrato Tarantino in un ristorante di Sunset Boulevard e lui, appena seduti al tavolo, si è alzato di botto e ha iniziato a recitare il copione con quella sua voce forte. È stato fantastico: tutti i presenti, che sapevano benissimo chi era, hanno smesso di mangiare e sono rimasti ad ascoltare con le posate in mano. Io mi sentivo elettrizzata, un artista con quella passione ti porta sulla luna». E di Jackie Chan che pensa? «Lo adoro, è l’uomo più generoso, affettuoso gentile che conosca. Volevo imparare a fare le scene d’azione e lui protettivo mi frenava: “Ti puoi fare male”». Oltre alla recitazione coltiva interessi come la fotografia, la scultura. «L’arte è una forma di espressione fondamentale, a volte prendere un foglio e una matita può salvarti la vita. Ed è un’esperienza che nessuno ti può togliere. Se fai qualcosa col cuore comunque vada ti arricchisci. E a me piace prendere rischi: non so cosa vuole la gente, ma so quel che voglio io»