La Stampa, 21 agosto 2025
Il tradimento secondo Leone
Per un sintesi facile e d’effetto, potremmo metterla giù dura, cioè così: «Per il Papa amare significa lasciare l’altro libero anche di tradire». Ancora più efficace: «Il Papa non condanna il tradimento». Non è proprio così, ma ci si avvicina. All’udienza generale di ieri Leone XIV ha detto qualcosa di piuttosto forte e rivoluzionario, in effetti. Lasciamo ai teologi l’esegesi delle parole papali. Per noi laici, poco pratici di teologia, sono comunque concetti interessanti su cui ragionare. Riporto le parole testuali, come da agenzie: «Cari fratelli e sorelle, oggi ci soffermiamo su uno dei gesti più sconvolgenti e luminosi del Vangelo: il momento in cui Gesù, durante l’ultima cena, porge il boccone a colui che sta per tradirlo. Non è solo un gesto di condivisione, è molto di più: è l’ultimo tentativo dell’amore di non arrendersi».
Quindi Gesù sa che Giuda lo sta per tradire, lo ha già tradito, ma va avanti con la cena, lava i piedi, spezza il pane eccetera. La storia per chi ha frequentato anche solo qualche ora di catechismo a scuola o l’oratorio, è nota. Ancora il Papa: «Quante relazioni si spezzano, quante storie si complicano, quante parole non dette restano sospese. Eppure, il Vangelo ci mostra che c’è sempre un modo per continuare ad amare, anche quando tutto sembra irrimediabilmente compromesso. Perdonare non significa negare il male, ma impedirgli di generare altro male. Non è dire che non è successo nulla, ma fare tutto il possibile perché non sia il rancore a decidere il futuro. Anche noi viviamo notti dolorose e faticose. Notti dell’anima, notti della delusione, notti in cui qualcuno ci ha ferito o tradito. In quei momenti, la tentazione è chiuderci, proteggerci, restituire il colpo… Ma il Signore ci mostra la speranza che esiste sempre un’altra via. Come ci insegna Gesù, amare significa lasciare l’altro libero, anche di tradire, senza mai smettere di credere che persino quella libertà, ferita e smarrita, possa essere strappata all’inganno delle tenebre e riconsegnata alla luce del bene. Quando la luce del perdono riesce a filtrare tra le crepe più profonde del cuore, capiamo che non è mai inutile. Anche se l’altro non lo accoglie, anche se sembra vano, il perdono libera chi lo dona: scioglie il risentimento, restituisce pace, ci riconsegna a noi stessi. Gesù, con il gesto semplice del pane offerto, mostra che ogni tradimento può diventare occasione di salvezza, se scelto come spazio per un amore più grande. Non cede al male, ma lo vince con il bene, impedendogli di spegnere ciò che in noi è più vero: la capacità di amare».
Proprio nell’ultimo numero di Piazza San Pietro, il bollettino del Vaticano, il Papa risponde a una lettrice, tale Laura da Roma, che si dice donna di fede, «con un marito che mi ama tantissimo… madre di tre splendide figlie» e che scrive: «Sto attraversando un periodo in cui la mia fede è più forte che mai, ma forse proprio per questo sento fortemente le tentazioni prendere il sopravvento».
Tentazioni, tradimenti… sono questioni umanissime e la riposta di Leone, anche alla pastorella smarrita Laura, va nella stessa direzione di quello che ha detto ieri e nel solco pastorale di Francesco: «chi sono io per giudicare?», disse a proposito dell’amore omosessuale.
Che la Chiesa predichi amore non stupisce più di tanto. Che un matrimonio non si rompe per un tradimento lo dicono i preti nei confessionali da sempre. Che non si risponde a un tradimento con un tradimento, anche. Che altro dovrebbe dire un Papa? Scomunicare tutti i fedifraghi? Ne rimarrebbero pochi. Il papa predica pace e amore, e fin qui c’è poco da stupirsi. Predica anche il perdono. Anche questo è naturale. C’è una frase, però, che pare molto laica e secolarissima e che potremmo declinare oggi in tantissime situazioni. «Non sia il rancore a decidere il futuro». Oggi che le parole più gettonate sono guerra, riarmo, vendetta, odio, dove l’umanità sta scivolando lungo un pendio scivolosissimo, andrebbe stampata e ripetuta ogni giorno per ricordarci cosa significa essere umani. Andrebbe poi insegnata ai maschi che, traditi o lasciati, ammazzano per vendetta o per possesso. È molto più umana anche del codice civile, che – lo ricordiamo- fino al 1981 prevedeva il delitto d’onore, ovvero giustificava e depenalizzava atti di violenza come reazioni a tradimento e relazioni “disonorevoli” della moglie, della figlia o della sorella. Non lo prevede più, ma i cascami disastrosi di questa cultura li abbiamo sotto gli occhi ogni giorno. Alla luce di tutto ciò, la sintesi d’effetto con cui abbiamo cominciato è davvero rivoluzionaria. —