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 2025  agosto 21 Giovedì calendario

Arab Barghouti ha rivisto suo padre Marwan

Arab Barghouti non vedeva suo padre Marwan da tre anni. L’ha “rivisto” cinquegiorni fa in un video in cui il ministro estremista israeliano Itamar Ben-Gvir entra nella cella del leader palestinese, in carcere da 23 anni, e lo avverte: “Chi uccide i nostri figli e le nostre donne sarà sterminato”. Barghouti prova a dire qualcosa, la ripresa si interrompe prima che possa rispondere. È pallido, dimagrito, ha i capelli bianchi come la t-shirt consunta che indossa: è lo spettro del Barghouti che fu, leader dell’intifada e ancora oggi l’unica personalità politica capace di unire i palestinesi, da molti considerato il “Mandela” della Cisgiordania.
Cosa ha pensato quando ha visto quelle immagini?
«È stato uno shock, inquietante.
Ben-Gvir, che tutti sappiamo essere un fascista, non è uno qualunque: è ministro della sicurezza, rappresenta lo Stato di Israele. E si comporta così. Allo stesso tempo è stato bello rivedere mio padre. Anche se il suo aspetto racconta le sue sofferenze, ho rivisto il suo sorriso e mi ha confortato».
Cosa sapete delle sue condizioni in carcere?
«L’ultimo membro della famiglia a vederlo è stata mia madre: due anni e mezzo fa. Da mesi prima del 7 ottobre nessuno di noi ha avuto accesso a lui. Dopo il 7 ottobre è stato spostato in diverse prigioni, è stato molto in isolamento. Il capo del penitenziario di Ofer andò da lui e gli chiese di inginocchiarsi. Sirifiutò di farlo e fu spostato di nuovo. A Megiddo, dove ha passato 11 mesi, è stato ferocemente aggredito da alcune guardie carcerarie: gli ruppero le costole, rimase ferito a un orecchio e sulla fronte. Spesso sta in celle senza finestra, a volte trasmettono l’inno nazionale israeliano con gli altoparlanti per impedirgli di dormire, o accendono le luci. Il cibo è poco, ha perso 10 chili».
Sperate ancora nel suo rilascio?
«Dipende dai negoziati e noi speriamo che facciano progressi.
Innanzitutto per la nostra gente a Gaza: la priorità è fermare il genocidio e la pulizia etnica in corso qui in Cisgiordania».
Suo padre è stato condannato a5 ergastoli per omicidio, Israele lo considera un terrorista. Chi è Barghouti per i palestinesi?
«Israele chiama terrorista chiunque si opponga all’occupazione, all’apartheid e ora alla pulizia etnica e al genocidio, lo fa passare come un fatto. Ma decine di legali hanno analizzato i documenti del processo definendolo non equo né giusto. Il giudice lo definiva terrorista prima ancora della sentenza.
Processando mio padre in realtà volevano processare l’intero popolo palestinese e il suo diritto all’autodeterminazione perché lui è sempre stato disposto a sacrificarsi per la causa, la sua è una personalità in grado di unire. Enoi abbiamo bisogno dell’unità per la pace. Mio padre ha sempre preferito una soluzione politica per ottenere una pace giusta, ovvero libertà e dignità per i palestinesi».
Con una soluzione a due Stati?
«Per la mia generazione è difficile credere ancora nei due Stati. Ma non dovremmo rimanere impigliati: la priorità è la fine dell’occupazione. E la Cisgiordania è parte integrale di questa lotta: il popolo palestinese è uno, Gaza e la West Bank devono essere unite.
Purtroppo il governo israeliano ha usato il 7 ottobre per avviare una pulizia etnica in Cisgiordania».
—GA. COL.