Corriere della Sera, 21 agosto 2025
Intervista a Elenoire Casalegno
Per chi c’era trent’anni fa, all’apice della sua popolarità, Elenoire Casalegno sarà sempre la bellezza statuaria che l’allora fidanzato Vittorio Sgarbi presentava come una sorta di nuova, perfetta, Venere di Botticelli. Oggi, Elenoire Casalegno – jeans e maglietta bianca, fisico e volto di una bellezza immutati – quando glielo ricordi, sgrana gli occhi: «Io Venere! Ci avete creduto?». Be’, sì. «Peggio per voi».
Che c’è da ridere?
«Una Venere che fece lo scempio di sfregiare le sue belle carni con dei tatuaggi...».
Davvero Sgarbi la lasciò per un tatuaggio?
«Ma scappai io! Eravamo fuoco e alcol, ha presente? Durò neanche tre mesi. Poi, avevo vent’anni, ero in una fase da zero filtri. Oggi, ho imparato in alcuni casi magari a stare zitta, ma allora non avevo freni. Gli dicevo esattamente quello che pensavo: che non doveva rompermi le scatole».
Oggi, in che fase della vita è?
«Serena. Perché ho imparato che la felicità è qualcosa che arriva all’improvviso, dura quanto deve durare e poi se ne va. Invece, la serenità è una conquista. Devi solo lavorarci costantemente, avendo cura di te e accettandoti nei tuoi lati di luce e soprattutto di ombra».
C’è dell’ombra in lei?
«Insicurezze, fragilità. Che a volte mi hanno portato ad avere comportamenti sbagliati. Da ragazza, per esempio, usavo l’aggressività come forma di difesa. Poi, ho capito che mi faceva solo male.
Da chi doveva difendersi?
«Sono sempre stata diffidente e lo sono diventata di più, da giovanissima, dopo aver aperto le porte alle persone sbagliate. Anche un vero narcisista patologico. All’inizio sembrava perfetto: empatico, comprensivo, intelligente. Poi, ha preso il controllo e ha colpito, facendomi sentire sbagliata, suggerendomi che senza di lui non valevo nulla. Ma se ne conosci uno, poi, gli altri li annusi a distanza».
Lei che bambina è stata?
«Amata. Ma malinconica. Mi piaceva stare da sola, leggere, pensare. Stare con me stessa mi fa bene anche oggi. Però mi ha giovato crescere in Romagna: la terra del cibo, della piadina, della gioia. E lì ho scoperto la mia passione per l’enogastronomia. Non ingrasso: benedetto metabolismo».
Mai fatto una dieta?
«No. E per me la piadina è con squacquerone e fichi caramellati. Ho fatto invece dei fioretti. Ho rinunciato al vino per mia nonna che non stava bene. Poi, quando è morta, la prima cosa che ho fatto è stato bere un bicchiere in suo onore. Era forte, sorridente, positiva. Mi ha insegnato che a tutto c’è una soluzione. Aveva vissuto la guerra. Per due anni, pensò che suo marito fosse morto, affondato su una nave. Le era arrivato il telegramma. Poi, lo vide tornare a casa a piedi, smagrito, distrutto. Su quella nave non era mai salito ed era finito prigioniero in Africa, impossibilitato a scriverle».
Lei come finì a fare la modella?
«Per caso. Volevo fare il magistrato perché mi fa imbestialire vedere vessato chi non ha strumenti per difendersi. Ma un’amica insisteva per farmi provare a sfilare e, alla fine, mi convinse a fare un provino all’Elite. Mi presentai con mio padre, mi dissero: sei perfetta per l’Elite Model Look. E mi diedero un altro appuntamento. Io non sapevo che fosse. Vado, con mamma e papà, scopro che è un concorso e mi chiudo in bagno a piangere».
Cos’aveva da piangere?
«Non mi accettavo fisicamente. Non avevo coscienza del mio aspetto e quello che vedevo non mi piaceva, come succede spesso nell’adolescenza. Mostrarmi, sfilare, significava esporre la parte di me che non amavo. Ma ormai ero lì, avevo scomodato mamma e papà, sfilai e non mi fermai più».
Ha sfilato con Naomi Campbell, con Claudia Schiffer.
«Con tutte le top dell’epoca. Per fortuna, è durata poco. Mi chiamarono quasi subito a fare Jammin su Italia Uno e sentii subito che, invece, la tv era il mio posto».
Da lì, Festivalbar, Tribe, Super, Pressing con Raimondo Vianello...
«Un uomo perbene. Ironico, profondo. Aver lavorato con lui che non è più su questa parte della Terra è stato un onore. Mi ha insegnato molto, solo stando lì. Aveva un umorismo nero irresistibile. Quando ero incinta e nessuno ancora lo sapeva, in studio, andavo avanti e indietro dal bagno, per le nausee. Raimondo a un certo punto mi chiede: “Tutto bene?”. Gli rispondo: “Guardi, non lo sa nessuno, ma sono incinta”. Lui resta muto un attimo e mi fa: “E sa chi è il padre?”».
Ventitré anni e già mamma, di Swami, nata dall’amore con Dj Ringo: come andò?
«Ero una ragazzina, io e mia figlia siamo cresciute insieme. Ho cercato di essere una buona madre, presente, anche troppo. Ero iper-apprensiva: non volevo che soffrisse, volevo proteggerla da tutto, una volta le ho tenuto nascosta la morte di una persona cara. Ma ho capito dopo che non si può: la sofferenza fa parte della vita e bisogna affrontarla. L’ho soffocata, le ho chiesto scusa. Oggi, è una giovane profonda, empatica, testarda come me. Diversa dai suoi coetanei: da piccola, guardava il Neorealismo; oggi, sta poco sui social, vuole diventare scrittrice».
Con Ringo e la piccola ve ne andaste a vivere nel Comasco. Che ci facevano due rocchettari in campagna?
«Volevamo crescere Swami in una dimensione umana. Stavamo tra mucche e caprette. Mi rigenera stare nella natura. Comprendo quando, da ragazza, trovavo mio padre in giardino che abbracciava gli alberi. All’epoca, dicevo: vabbè, la mia famiglia è un po’ particolare. Oggi, amo camminare scalza sull’erba. Quando mia figlia è andata a studiare a Milano, sono tornata anche io, per non restare sola ma, appena posso, scappo nella natura».
Si sente grata per essere sopravvissuta alla tv degli anni Novanta restando famosa o è più dispiaciuta per come la tv è cambiata?
«Un po’ entrambe le cose. Negli anni Novanta, c’erano professionalità, preparazione, scouting. Oggi, c’è sempre meno merito, meno studio, meno qualità. Però se sono ancora qui, è anche perché ho saputo dire dei no. Ho fatto scelte, a volte faticose. Se mi chiede un bilancio, dico con sincerità: credo di non aver ricevuto tutto quello che avrei meritato. Forse, perché non ho mai permesso a nessuno di plasmarmi».
Proposte indecenti ne ha ricevute?
«Quella esplicita mai. Con un carattere come il mio, capiscono subito che magari ti arriva lo schiaffo. Però ho incontrato uomini che ci hanno provato in modo elegante. E quando ho rifiutato, sono diventata “quella col caratteraccio”, “quella ingestibile” e mi hanno reso la vita difficile».
Ha avuto amori diversissimi fra loro. Da musicisti come Omar Pedrini, deejay come Ringo e Francesco Facchinetti, a Sgarbi. Cosa cercava, cosa ha trovato e cosa no?
«Ho sempre detto: vorrei un uomo che, anche in mezzo a mille persone, mi guardi negli occhi e mi capisca, senza bisogno di parlare. L’innamoramento iniziale, la chimica, sono bellissimi, ma l’amore è fatto di mani che si tengono nei momenti difficili. Non ho mai voluto un uomo che stesse davanti a me o dietro di me, ma accanto. E purtroppo, in passato, non è andata così. L’indipendenza, a volte, spaventa. E quando tu dici: “Io non ti chiedo niente, se non di amarmi”, forse, spiazzi».
Ora, è innamorata?
«Sì. Di un amore maturo, adulto, ma con quella leggerezza che non voglio perdere. Mi piace giocare, ridere, divertirmi nella coppia. Se non mi diverto, che palle».
Lui è Matteo Pandini, portavoce di Matteo Salvini. Come vi siete conosciuti?
«Grazie a una passione comune: l’Inter. A una serata che presentavo, tre estati fa. Quando ho scoperto che mestiere faceva, mi aspettavo uno più polveroso, pesante. Mi ha stupita perché è semplice, trasparente, diretto. Uno che non si protegge, si apre. Tant’è che, da diffidente, pensavo: questo nasconde qualcosa. Dopo parecchi mesi che ci frequentavamo come amici, ho preso atto che era autentico, proprio come sembrava».
Vede mai Salvini?
«Raramente, ma è una persona normalissima, di quelle che se le inviti a mangiare pane e salame con un bicchiere di vino sono felici. E, quando parla in milanese, mi viene in mente mia nonna, che era lombarda».
È stata sposata per tre anni con il dirigente tv Sebastiano Lombardi. Un solo matrimonio è abbastanza?
«Mi sono sposata a 38 anni, per amore e ci credevo davvero. Quando è finita, l’ho vissuta come un fallimento, con amarezza. Ho detto: mai più. Ero scottata, il matrimonio non l’ho mai preso alla leggera. Oggi, però, un altro non lo escludo. Dico solo: stupiscimi, vita».
Prima diceva che Vianello non è «più su questa parte della Terra». Lei sa dov’è?
«Capita spesso che i bambini abbiano amici immaginari. Io avevo il mio amico, che era Gesù. Parlavo con lui con un filo diretto, senza intermediari. E ancora adesso mi capita. Poi, a volte chiedo: se ci sei, dove sei? Perché non ti palesi? Da tempo, faccio un percorso spirituale perché ho bisogno di comprendermi, di non fermarmi in superficie. Ne ho sempre avuto bisogno, perché devo accettare di dover morire. Penso: ma perché me ne devo andare? Però mi sono sempre detta che voglio arrivare a quel giorno avendo capito il più possibile chi sono. Sulla vecchiaia, faccio meno fatica, ma anche invecchiare non mi piace».
Che cosa ha imparato finora in questo percorso?
«Ad amarmi. A dire: no, non mi va. Per anni, ho vissuto per gli altri, oggi la priorità sono io. E se stai bene con te stessa, puoi stare bene anche con chi hai accanto».
Condurrà L’Isola dei famosi prossimamente, come qualcuno dice?
«Secondo me, alcuni reality hanno bisogno di una pausa, no? Al momento, ho due progetti concreti. L’unico di cui posso parlare riguarda la radio. Ritorno a un mio amore passato. Sono felice: la radio è divertente, ha un linguaggio più libero rispetto alla televisione».
Se potesse rinascere, rinascerebbe ancora Elenoire Casalegno?
«Sì, anche se sarebbe preferibile rinascere me, ma con la testa di oggi».