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 2025  agosto 20 Mercoledì calendario

Insolazione da sport

Cincinnati ha giocato ai dieci piccoli indiani e si è ritrovata con il delitto perfetto: ha ucciso la finale del torneo. Se lo sport più ricco decide di ignorare la crisi climatica quando infarcisce i calendari in nome del profitto, sarà bene che inizi a fare due conti.
Le scene viste nell’ultimo Masters 1000 tolgono interesse, credibilità, potere d’acquisto con sponsor e tv perché nessuno vuole mandare in onda gente che collassa, sviene, cede. Fregarsene delle conseguenze non è un rischio poi così calcolato se il numero uno del mondo non riesce più a stare in campo dopo 20 minuti di partita. Sinner è stato l’ottavo atleta a ritirarsi dal tabellone maschile: «E non ne rimase nessuno», appunto. Atto conclusivo di giorni horror.
Tra il pubblico si è vista gente stare male di continuo e i tennisti si sono fermati durante i soccorsi e sono rimasti a bere e a bere e a bere. Pure quello, in dosi massicce durante un prolungato sforzo fisico, ha conseguenze. Per informazioni chiedere a De La Cruz, interbase di Cincinnati, stessa città e altro sport, baseball: stiamo sempre (e non per caso) in una disciplina dai grandi incassi e potenti attrattive mediatiche. In nome del profitto si gioca quando si fanno più ascolti e chi se ne frega delle temperature fuori controllo, peccato che poi in prime time ci vada la star che vomita in diretta, tipo «L’esorcista». Qui stiamo, a eccessi che non si possono guardare, torniamo al tennis: Rinderknech caracolla a terra, Tiafoe perde il senso dell’orientamento e getta la spugna, fisicamente, perché il telo impregnato è il solo conforto nell’agonia degli oltre 30 gradi con un’umidità superiore al 60 per cento. Zverev più che un tennista sembra un fachiro costretto a un’indecente prova di resistenza. Viene solo voglia di staccare gli occhi da lì. Così come da diverse delle partite del Mondiale per club ficcato a viva forza in città roventi sparse per gli Stati Uniti. Allenatori a tentoni verso i maxiventilatori, annunci inquietanti per gli spettatori fragili, sospensioni imperscrutabili per il pericolo fulmini, calciatori ondeggianti che chiedono il cambio in massa. Il tecnico della Juve, Tudor, ne sa qualcosa.
Poi tocca al nuoto in acque libere, ai Mondiali di Singapore e lì gli organizzatori si convincono che l’elemento acqua risolva il fattore luglio nel Sudest asiatico in pieno surriscaldamento globale, invece, sorpresa, pure il mare si fa bollente. Malori nel mezzo delle 10 km, con il francese Olivier ripescato a braccia. Lì però non c’è il lusso della scelta: gli atleti, che hanno quel singolo appuntamento annuale per dare il meglio nella circostanza più importante, hanno protestato, Gregorio Paltrinieri ha usato la parola «vergogna» e la federazione internazionale dovrà considerare il livello di pena raggiunto. Parliamo della comunità che ha vissuto una tragedia, con la morte dell’americano Crippen, annegato nel 2010 in piena competizione. Dopo è diventato obbligatorio monitorare la temperatura, ma quel singolo parametro non basta. E non è davvero possibile mettere la tragedia come confine.
Nel 2019 l’atletica ha portato i marciatori in strada a Doha e lì ha capito che proprio non era il caso di andare dritti. I Mondiali di Tokyo, quelli del 2025, iniziano a metà settembre e pure durante le Olimpiadi del 2021 le gare più faticose sono state spostate ad altra latitudine, a Sapporo. Si possono fare scelte sagge, anche se scomode. Certo, per sport come il tennis o il calcio, dove gira un’impressionante quantità di denaro, non può decidere uno contro il tornaconto di altri. Serve «un tavolo comune», soluzione evocata da Bertolucci, protagonista del tennis italiano e voce tecnica di Sky. Lui ha un’ottima prospettiva per chiedere una presa di coscienza, la passione e la resa televisiva di un prodotto. I giocatori, a differenza dei nuotatori, determinano il cartellone e sarebbe sano se bilanciassero limiti e introiti. Però pure qualche linea guida calata dall’alto è utile, un livello in cui fissare le condizioni non praticabili, un orario bandito, per esempio quello in cui i Tg ricordano di stare tranquilli e mangiare frutta e verdura. Chissà come mai non si suggerisce di giocare a tennis o a calcio. Magari non sono consigli così ovvi come li abbiamo sempre giudicati.
Invece di contare chi si ferma, avrebbe senso valutare chi gioca e tutelarlo. E se ai protagonisti interessano più i guadagni del benessere, attenzione perché lo spettatore davanti a certe scene hot si imbarazza. E si gira dall’altra parte. —