La Stampa, 20 agosto 2025
A che punto è guerra
Washington
Il percorso negoziale avviato da Donald Trump tra Anchorage e Washington corre in parallelo alla prosecuzione delle ostilità sul terreno. Le truppe di Mosca mettono a segno lenti ma inesorabili passi in avanti da tempo, al netto di alcune sortite offensive realizzate dalle forze di Kiev.
L’Armata Russa ha segnato nelle ultime due settimane un’accelerazione dell’avanzata sulle direttrici del Donetsk, che, assieme a Luhansk (quasi del tutto controllato dai militari di Vladimir Putin), costituiscono il Donbass, la regione orientale contesa che il Cremlino vuole totalmente sotto la propria sovranità. La macchina da guerra di Mosca ha il controllo parziale di altre due a sud, Zaporizhia e Kherson, il corridoio verso la Crime, dove la situazione è in fase di stallo. La Russia ha indetto referendum per cercare di annettere le quattro regioni, allo stesso modo in cui aveva proceduto proprio con la Crimea nel 2014. Il tutto mentre proseguono i bombardamenti russi delle città ucraine e quelli delle forze di Kiev su obiettivi militari e infrastrutturali russi.
Offensiva d’estate
La campagna estiva inaugurata da Mosca ha registrato un’improvvisa accelerazione nei pressi della città orientale di Dobropillya, con un’avanzata di 10 km in un breve lasso di tempo. Si tratta della zona a nord di Pokrovsk, il punto più caldo della linea del fronte in questo momento, dove Mosca ha concentrato sino a 110 mila militari, spiega l’Istituto per lo Studio della Guerra (Isw). Gli analisti temono il rischio di accerchiamento da parte delle truppe russe, coadiuvate dai droni che stanno «ostacolando gravemente» gli sforzi di evacuazione nella zona. I combattimenti continuano anche intorno alla vicina città di Chasiv Yar, sebbene l’Ucraina abbia smentito le affermazioni russe sulla sua caduta. Della cittadina rimane poco dopo 16 mesi di attacchi di artiglieria, terra e droni, ma occupare l’altura su cui sorge permetterebbe alla Russia di colpire le grandi città della regione di Donetsk ancora sotto il controllo ucraino, tra cui Druzhkivka, Kramatorsk (di cui una delle tre linee difensive è stata già aggirata dalle forze di Mosca) e Slovyansk.
Cuscinetti
e sconfinamenti
A nord-est, i russi si stanno spingendo verso Kupyansk, porzione orientale dell’Oblast, a ridosso del confine, agevolando la conquista dell’intero Luhansk e l’accerchiamo del nord del Donetsk. Nel maggio 2024 la Russia ha iniziato quello che l’Isw descrive come «sforzo subordinato», quando ha attraversato il confine a nord della seconda città più grande dell’Ucraina, Kharkiv. In particolare, nei pressi di Vovchansk e Lyptsi, nel tentativo di creare una zona cuscinetto all’interno dei confini settentrionali dell’Ucraina e di entrare nel raggio d’azione dell’artiglieria di Kharkiv. Putin vuole in questo modo creare una protezione di confine dopo che le forze ucraine hanno conquistato, la scorsa estate, una fascia di territorio nella regione russa del Kursk. Le forze di Mosca alla fine le hanno respinte, con l’aiuto delle truppe nordcoreane confinando a loro volta sino ad occupare piccole porzioni di territorio a Sumy. Oltre alla controffensiva nella regione di Kursk, le forze di Kiev hanno colpito basi aeree, infrastrutture militari ed energetiche nel profondo della Russia. Il più illustre di questi attacchi ha visto l’impiego di un centinaio di droni per colpire bombardieri a lungo raggio con capacità nucleare.
Bilanci
Le stime occidentali (intelligence Usa, Regno Unito e fonti Nato) parlano di almeno 120.000–150.000 morti nella compagine russa. La Bbc riferisce di una forbice compresa tra 165.000 e 235.000 militari uccisi dall’invasione. Mosca non diffonde dati ufficiali aggiornati, l’ultimo, nel 2022, parlava di poche migliaia. Secondo il Washington Post e stime dell’intelligence Usa (2023–2024), l’Ucraina ha subito perdite comprese tra 70.000–90.000 militari. Kiev tende a non pubblicare cifre precise per non influenzare il morale interno, sebbene, nel dicembre 2024, il presidente Zelensky ha riconosciuto che il bilancio dei caduti era di 43.000 tra truppa e ufficiali. Per gli analisti occidentali la cifra era sottostimata. Secondo le Nazioni Unite (2024) ci sarebbero almeno 30.000 ucraini uccisi tra i civili, soprattutto per bombardamenti e attacchi missilistici. Si tratta di un numero sottostimato dice l’Onu ammettendo che le reali perdite potrebbero essere il doppio o il triplo, soprattutto nelle zone occupate (Mariupol, Donetsk, Luhansk). A questi si aggiungono centinaia di migliaia di feriti e milioni di sfollati interni o rifugiati.—