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 2025  agosto 20 Mercoledì calendario

I 5 punti critici per la pace

Il vertice corale di Washington tra Volodymyr Zelensky, Donald Trump e sette leader europei ha delineato il percorso di un possibile negoziato con Vladimir Putin. La prossima tappa potrebbe essere il bilaterale tra il presidente russo e quello ucraino. Poi il trilaterale, con l’aggiunta di Trump. Ma la preparazione non sarà semplice. Le diplomazie sono al lavoro su almeno cinque punti.
Primo: i territori
Il Cremlino pretende il controllo integrale delle regioni parzialmente occupate con la forza: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson, oltre al riconoscimento formale dell’annessione della Crimea, avvenuta nel 2014. Zelensky ha aperto alla possibilità di trattare partendo dall’attuale linea del fronte. Gli ucraini non vogliono cedere una parte del distretto di Donetsk, una delle aree più fortificate dell’intero Paese. Le cittadine di Sloviansk e di Kramatorsk fin dal 2014 sono i bastioni della difesa ucraina. L’armata putiniana ha cercato invano di sfondare questo cordone protettivo negli ultimi tre anni e mezzo. Inoltre la Costituzione ucraina vieta la cessione di territori, se non con il via libera sancito da un referendum.
Secondo: la sicurezza
L’altro elemento dell’equazione per la pace è rappresentato dalla formazione di un deterrente militare per evitare che in futuro la Russia torni ad attaccare l’Ucraina. Ieri Trump, in un’intervista a Fox, ha detto che gli Usa potrebbero assicurare la difesa aerea. Per il resto si ragiona su due ipotesi. Prende sempre più quota la proposta italiana di adottare un dispositivo simile all’articolo 5 del Trattato Nato: tutti gli alleati corrono in soccorso di un partner aggredito. Poi c’è l’idea suggerita da Macron: occorre schierare sul campo una forza militare consistente. Per mesi Putin ha sempre rifiutato la presenza di soldati europei o riconducibili alla Nato. Ora avrebbe rilanciato una vecchia proposta già avanzata nel 2022: coinvolgere la Cina tra i Paesi garanti dell’accordo. In parallelo gli europei stanno lavorando per arrivare a una sintesi tra la prospettiva di un «simil articolo 5» e l’ invio di militari in Ucraina. Secondo alcune fonti, una cosa non escluderebbe l’altra. Tutto il dossier è all’esame di diversi gruppi «tecnici» formati dai consiglieri per la sicurezza nazionale e dalle strutture militari dei diversi Paesi, Italia compresa.
Terzo: le armi
Trump ha spiegato, non per la prima volta in verità, che gli Usa continueranno a fornire armi a Zelensky, ma solo a pagamento. In particolare le batterie di missili Patriot, fondamentali per la difesa aerea. È un processo iniziato al vertice Nato di giugno e poi a Roma, all’inizio di luglio, a margine della Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina.
Trump ha detto che le armi vengono vendute ai Paesi Nato e da questi passano all’Ucraina. La spesa, dunque, sarà a carico di alcuni Stati europei, tra i quali Germania e Norvegia. È in gioco, tra l’altro, la consegna di 10-15 Patriot. Nelle ultime settimane, il governo ucraino aveva fatto sapere che ne occorrevano subito almeno dieci. Il Financial Times ha scritto che l’Ucraina e gli europei avrebbero concordato un piano di forniture da 100 miliardi di dollari. Zelensky ha aggiunto che anche l’Ucraina troverà i soldi per acquistare in autonomia altre armi. Infine è pronto un accordo con le industrie americane che produrrebbero in Ucraina, in joint venture con società locali,droni per un valore di 50 miliardi di dollari.
Quarto: le pressioni
Gli europei premono ancora per imporre a Putin il cessate il fuoco, prima di avviare la trattativa. Ma Trump ha risposto che non sarà possibile, perché il leader russo farebbe saltare il dialogo. Gli ucraini dovranno negoziare sotto le bombe. In alternativa alcuni leader del Vecchio Continente, come il britannico Starmer e il francese Macron, chiedono di aumentare le pressioni su Mosca, adottando rapidamente altre sanzioni. Ma, ancora una volta, Trump è contrario: bisogna abbassare la tensione con il Cremlino.
Quinto: i bambini
Russi e ucraini sembrano vicini ad accordarsi sullo scambio dei soldati prigionieri. Più difficile trovare un’intesa sulla restituzione dei bambini ucraini, rapiti e deportati dai soldati russi. È un tema che sta acquisendo sempre più peso politico. La first lady Melania Trump ha inviato una lettera a Putin, chiedendo di liberare i bambini. Zelensky ha citato più volte questo messaggio nel suo incontro con Trump. E il presidente americano ora sta appoggiando la campagna avviata dalla moglie e ripresa in Europa dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen.