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 2025  agosto 19 Martedì calendario

I lavori nell’appartamento apostolico sono quasi finiti. Presto il papa traslocherà

Quelle parole non erano un pio desiderio. «Dovrò rinunciare a molte cose», disse Leone XIV, «la mia vita è cambiata, ma non rinuncerò mai ad essere agostiniano». Era il 13 maggio, una manciata di giorni dopo essere stato eletto Papa, e Robert Francis Prevost andò a trovare i suoi confratelli. Quelle parole, pronunciate dopo aver celebrato messa insieme, come al solito, e dopo aver pranzato insieme, come al solito, non erano prive di conseguenze pratiche. Vivere insieme, in comunità, è una cosa alla quale un agostiniano difficilmente può rinunciare, anche se diventa Papa. Nasce da questa esigenza il progetto di portare con sé nel palazzo apostolico, quando ci si trasferirà, una piccola comunità di agostiniani.
L’idea non è ancora ufficiale ma dovrebbe diventare realtà in autunno. Per ora Leone rimane nel suo appartamento, al secondo piano del palazzo del Santo Uffizio: qui torna stasera da Castel Gandolfo, dove ha trascorso qualche giorno di refrigerio, e qui rimarrà fino almeno a fine settembre. Quando è previsto che terminino i lavori di ristrutturazione dell’appartamento pontificio al terzo piano del palazzo apostolico, sinora dieci stanze tra cui lo studio dal quale il Papa si affaccia all’Angelus domenicale, la camera da letto, una sala da ricevimento e la cappella.
I lavori si sono prolungati più di quanto inizialmente ipotizzato. La ragione, sebbene il cantiere sia top secret, sarebbe duplice. Le chiazze di umidità, innanzitutto. Un problema iniziato già all’epoca in cui al terzo piano del palazzo apostolico viveva Benedetto XVI, che però non affrontò la cosa, e poi peggiorato nei dodici anni del pontificato di Francesco, quando l’appartamento è rimasto inutilizzato perché il Papa argentino ha preferito vivere nel residence di Casa Santa Marta. Da quello che raccontano Oltretevere, gli operai sono dovuti intervenire sul circuito idraulico e questo ha reso l’impresa più impegnativa.
Il secondo motivo sarebbe che, con l’occasione, si è deciso di dare nuova forma all’appartamento, in modo che possa accogliere non solo il fedele segretario di Prevost, il sacerdote peruviano don Edgar Rimaycuna, ma anche altri ospiti. L’idea èquella di una piccola comunità di tre o quattro agostiniani che condividerebbe la vita quotidiana con il confratello Papa.
Potrebbero essere i tre religiosi che formano la sagrestia pontificia, l’ufficio che prepara le celebrazioni papali, un italiano, un filippino e un nigeriano. Già oggi, da quanto filtra, il Papa sarebbe abituato a pranzare con loro, mantenendo così una consuetudine cruciale della vita comunitaria. Difficile che vengano coinvolti gli altri agostiniani del Vaticano, quelli della parrocchia di Sant’Anna, all’ingresso dello Stato pontificio, che già formano una comunità a se stante. Potrebbe esserci semmai qualche innesto dall’Augustinianum, la curia generalizia dell’ordine, dove Prevost ha vissuto per dodici anni, quando era priore, e che si trova a un centinaio di metri dalla sua attuale abitazione. A fine agosto si celebra il nuovo capitolo generale e gli avvicendamenti potrebbero avere una ricaduta nell’ entourage di Leone.
Di certo il nuovo Pontefice, come i suoi predecessori, sta plasmando l’ambiente e lo stile di vita che più gli si addice. Se Giovanni Paolo II, affiancato dal segretario don Stanislaw, riceveva ospiti in continuazione, Benedetto XVI, circondato dalle memores Domini e da don Georg Gaenswein, faceva vita più ritirata (e modificò l’appartamento per sistemare la sua ricca biblioteca). Francesco ha vissuto a Casa Santa Marta, cambiando a rotazione i segretari e ricevendo a flusso continuo visitatori, amici, confidenti. Leone è da sempre abituato ai ritmi della vita in comunità. Quando abitava all’Augustinianum, era il primo a comparire in cappella, la mattina presto, per la preghiera silenziosa, era sempre puntuale alla messa di mezzogiorno e a pranzo, e anche quando era ormai cardinale se doveva assentarsi avvertiva preventivamente il superiore della casa. Ai confratelli, pochi giorni dopo essere eletto Papa, ha raccomandato di vivere sempre vicini l’un l’altro, come voleva sant’Agostino. Perché un agostiniano non può rinunciare alla vita di comunità,neanche da Papa.