il Fatto Quotidiano, 19 agosto 2025
I milionari lasciano la Svizera per l’Italia
Il dibattito è a suo modo surreale per un Paese che è stato per anni, e probabilmente è ancora, la casa di molti capitali italiani sottratti al fisco, ma in Svizzera si fa un gran parlare della concorrenza sleale in materia di tassazione dei redditi da parte dell’Italia: è successo infatti che due ex manager della boutique finanziaria Pictet abbiano deciso di spostare la loro residenza da Ginevra all’Italia per usufruire della cosiddetta “flat tax” introdotta nel 2017 per attirare i milionari stranieri. In sostanza prevede che chi trasferisce la residenza da noi possa per 15 anni pagare 200 mila euro annui sui redditi prodotti all’estero (più 25 mila per ogni familiare a carico) per chiudere ogni pendenza fiscale. Un regalo per gente che guadagna decine di milioni.
Il caso dei due manager svizzeri, in realtà, ha più che altro valore simbolico: Renaud de Planta è stato un importante dirigente di Pictet fino all’anno scorso, ma siede ancora nel board dell’istituto e in quello dei supervisori della Banca centrale svizzera, mentre Bertrand Demole è discendente di una delle famiglie che fondarono Pictet nel lontano 1805.
La loro fuga fiscale è però diventata un caso politico perché in Svizzera, a novembre, si terrà un referendum che atterrisce banchieri e ultraricchi: si chiede l’introduzione di un’imposta federale del 50% su eredità e donazioni di valore superiore a 50 milioni di franchi svizzeri (circa 53 milioni di euro) e senza esenzioni per coniugi o discendenti diretti. I contrari al referendum – che secondo i sondaggi non passerà – hanno approfittato del trasferimento in Italia di De Planta e Demole per criticare in generale la politica fiscale elvetica e specie quella di Ginevra, che ha mediamente tasse più alte di altri centri finanziari come Zurigo o Zugo. “La mossa di De Planta potrebbe essere moralmente discutibile, ma se non riformeremo il nostro sistema fiscale, altri lo seguiranno”, ha spiegato al Financial Times un manager che gestisce grandi patrimoni.
E questo ci riporta alla tassazione forfettaria da 200 mila euro (fino all’anno scorso erano 100 mila) con cui l’Italia nel 2017 è entrata nell’affollata arena dei Paesi che fanno dumping fiscale a favore degli ultraricchi: un fenomeno globale, quello della wealth migration, che secondo le statistiche vede 165mila ricconi – in gergo Hnwi, High net worth individuals, gente che ha un reddito annuo di oltre 30 milioni di dollari – pronti a trasferirsi in nuovi Paesi tra quest’anno e il prossimo. Secondo l’Henley Private Wealth Migration Report 2025, l’Italia dovrebbe accogliere nel corso di quest’anno circa 3.600 nuovi milionari (nei 7 anni precedenti ne erano arrivati circa 5 mila) ed effettivamente il movimento si vede pure a occhio nudo: dall’ex ceo di Emi music Elio Leoni-Sceti a Bart Becht (ex Ceo di Reckitt Benckiser), dal magnate brasiliano Fersen Lambranho all’ex Goldman Sachs Richard Gnodde fino al ricchissimo egiziano Nassef Sawiris, sono diversi gli Hunwi che hanno di recente preso la residenza nel nostro Paese per pagare meno tasse. L’Italia, come altri, sta sfruttando la fuga fiscale dei milionari da Londra, innescata dall’abolizione del regime di favore per gli stranieri (sono 16.500 quelli che dovrebbero lasciare la città quest’anno).
Come tutte le migrazioni, anche quella degli Hnwi non è senza effetti sui territori e in specie a Milano, di gran lunga la loro meta preferita in Italia (ma altri scelgono Toscana, Roma, il lago di Como, ecc). Intanto questi ultraricchi creano una loro economia nelle città: a Milano, per dire, sono comparsi i costosissimi club per soli soci sul modello di quelli londinesi come pure diverse società che forniscono solo servizi di lusso. Lo sconvolgimento più grande, però, ha riguardato l’immobiliare (di lusso): in una città piccola e con poche case del livello di quelle cercate dagli Hnwi i prezzi sono esplosi. Qualche mese fa, la società Tirelli & Partners citava una casa nella zona corso Venezia/piazza Duse venduta per 34.615 euro al metro quadro e un appartamento affittato nel Quadrilatero della Moda a 1.200 euro al mq. È appena il caso di ricordare che, nel frattempo, molti lavoratori fanno fatica ad abitare non solo a Milano, ma anche nell’immediato hinterland.