il Fatto Quotidiano, 18 agosto 2025
Casanova, l’arcitaliano affascinante e perdente
Chi era Giacomo Casanova (Venezia, 2 aprile 1725 – Duchcov, 4 giugno 1798)? Un avventuriero, un seduttore, uno scrittore. E poi un italiano vero. Anzi, “un italiano da manuale: abbastanza socievole, poco socievole, molto adattabile. È un concentrato di virtù e di difetti; ma, per sua e nostra fortuna, i difetti non riescono mai a prevalere del tutto sulle virtù, perché, anche negli anni giovanili, le sue vittorie sono effimere e gli servono soltanto a rimettersi in gioco. In pratica, è un eterno perdente: e questo, forse, è il segreto della sua grandezza e del suo fascino”. Lo scriveva Sebastiano Vassalli in una nota del suo Dux. Casanova in Boemia, uscito per Einaudi nel 2002. L’annotazione non fu inserita in quella edizione del libro, che Interlinea, grazie a Roberto Cicala, ha ristampato per il terzo centenario della nascita del Veneziano. Vi sono altri testi inediti in questa riedizione di Dux, trovati nell’Archivio Vassalli, depositato alla casa-museo dello scrittore alla Marangana di Biandrate. Il libro è la cronaca secca ed esemplare degli ultimi tristi anni trascorsi dal vecchio Giacomo nel castello boemo dei Waldstein a Dux, ora Duchcov. Anni di liti violente con segretari, valletti e servi odiosi, che gli resero amarissima l’esistenza. Casanova, narra Vassalli, era “escluso da un presente che non gli appartiene più”, e viveva “nel passato”. Si rifugiava perciò “nelle oltre quattromila pagine di quell’Histoire de ma vie che gli darà dopo morto (e chissà, poi, se lui ne ha la consapevolezza o, almeno, la speranza!) quella fama che ha tanto desiderato da vivo. Se fosse scritta in lingua italiana, l’Histoire de ma vie sarebbe il romanzo più importante del nostro Settecento e, forse, della nostra storia letteraria; invece, è scritta in un francese approssimativo, ed è rimasta a lungo confinata in una sorta di limbo, tra due o, addirittura, tre letterature, visto che il suo primo editore è stato un editore tedesco”.
In quella nota, Vassalli concludeva: “(Gli italiani sono simpatici e geniali quando giocano con il loro destino, e quando riescono a tirarsi fuori dai guai meglio e prima di chiunque altro. Sono odiosi quando vincono: quando da poveri diventano ricchi, quando acquistano del potere sugli altri, quando si guardano allo specchio e si inebriano della loro immagine. Un Casanova vincitore, a Dux, sarebbe stato insopportabile, e impensabile)”.
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