La Stampa, 17 agosto 2025
Ue divisa sul summit
La cautela è d’obbligo. I leader europei hanno reagito con inquietudine all’incontro in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin, temendo che Mosca ottenga una riabilitazione politica senza cedere nulla sul terreno. Nelle cancellerie prevale la convinzione che il vertice di Anchorage abbia rafforzato l’immagine di Putin, accolto con onori solenni dal presidente americano, mentre restano vaghi i riferimenti su concessioni territoriali e come raggiungere una pace duratura. «Il vincitore appare lui», ha sintetizzato un alto funzionario europeo, riflettendo un sentimento diffuso. C’è però attesa di capire quale sarà il prossimo passo della strategia Usa.
La mancanza di un chiaro impegno al cessate il fuoco e l’assenza di dettagli operativi hanno spinto Bruxelles a convocare un Coreper straordinario. I 27 ambasciatori, riuniti in formato ristretto, hanno discusso il rafforzamento del 19° pacchetto di sanzioni contro Mosca, ritenuto necessario per non concedere tempo al Cremlino. Un nuovo vertice Coreper si terrà a breve e già la prossima settimana ci sarà una bozza avanzata per il nuovo giro di vite su Mosca. Anche perché fonti diplomatiche riferiscono che Putin avrebbe sollevato richieste su territori occupati, riconoscimento della lingua russa e tutela delle chiese ortodosse, ma senza fornire garanzie. Per molti governi europei il rischio è che il Cremlino continui l’offensiva mentre Washington e Mosca trattano in parallelo, confinando l’Ue a un ruolo marginale e solo di facciata.
Trump ha descritto i colloqui come «produttivi» e ha annunciato un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky domani alla Casa Bianca, primo banco di prova per verificare se dalle parole seguiranno impegni concreti. Motivo per cui l’Eliseo ha convocato per oggi pomeriggio alle 15 una riunione della Coalizione dei Volenterosi, per capire la tattica da usare a Washington, dove sono stati invitati anche i capi di Stato e di governo dell’Ue. Stando alle indiscrezioni diplomatiche, i leader di Francia, Germania, Regno Unito e Italia avrebbero dato una prima disponibilità, ma molto dipenderà dalle decisioni del gruppo.
Ciò che è certo è che ieri mattina il presidente americano ha informato Ursula von der Leyen, Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Keir Starmer, Giorgia Meloni e altri leader, insieme al segretario generale della Nato Mark Rutte. Durante la chiamata Zelensky ha ribadito che l’Europa deve essere coinvolta in ogni fase, sottolineando l’importanza di proteggere la sovranità di Kiev e il suo percorso verso Ue e Nato, anche se quest’ultimo è un capitolo su cui le speranze sono poche. Non a caso Von der Leyen ha ricordato che «sono essenziali solide garanzie di sicurezza che tutelino gli interessi vitali di Ucraina ed Europa».
Ufficialmente, i governi Ue hanno espresso sostegno a Trump e alla prospettiva di un vertice trilaterale con Kiev e Mosca. Ma dietro le dichiarazioni ottimistiche prevale l’irritazione per tre aspetti: la cornice mediatica offerta a Putin, l’assenza di un riferimento alla tregua e l’opacità sulle concessioni territoriali. «Il coinvolgimento deve essere diretto, non informativo a posteriori», ha osservato un funzionario tedesco, che sottolinea come Berlino abbia proposto che l’eventuale vertice a tre Trump-Putin-Zelensky si tenga in Europa. Per Kaja Kallas, alto rappresentante della politica estera Ue, «la realtà è che la Russia non intende fermare questa guerra», motivo per cui Bruxelles deve continuare a rafforzare la pressione. Con sanzioni e con una maggiore deterrenza. Specie perché, come fa notare una fonte europea di alto livello, il rischio di un deragliamento del vertice di Washington con Zelensky è elevato e le responsabilità potrebbero presto essere addossate da Trump a Kiev e Bruxelles.
Per questa ragione il servizio diplomatico dell’Ue, lo European external action service (Eeas), sta affinando la nuova morsa sull’economia di Mosca. Come ricordato dai Paesi Baltici e Nordici in una dichiarazione congiunta, non è questo il momento per rilassare le sanzioni contro il Cremlino. Seppur apprezzando la discussione su una pace duratura, e non soltanto su una tregua temporanea, viene evidenziato che il rischio di aggressioni future da parte della Russia è significativo.
Il summit di Anchorage ha mostrato quanto fragile resti la posizione europea. La riapertura del dialogo diretto tra Washington e Mosca solleva il timore che il peso politico dell’Ue si riduca in una nuova logica di sfere d’influenza. Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, ha ribadito che l’obiettivo è «una pace duratura fondata su garanzie forti e credibili, per l’Ucraina e per l’Europa». In attesa dell’incontro nello Studio Ovale, le capitali dell’Unione restano in allarme: sotto il profilo formale sostengono l’iniziativa americana, ma cercano di evitare di essere relegate al ruolo di spettatori in un negoziato che riguarda in via diretta la loro sicurezza. —