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 2025  agosto 17 Domenica calendario

Israele, un milione in piazza per gli ostaggi

Quasi un milione di persone è atteso oggi in piazza a Tel Aviv per lo sciopero generale indetto dal Forum delle famiglie degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza. L’obiettivo è quello di spingere il governo di Benjamin Netanyahu a raggiungere un accordo con Hamas che ponga fine alla guerra nella Striscia e liberi i prigionieri rimasti.
«In tutto il Paese, si terranno centinaia di iniziative guidate dai cittadini che metteranno in pausa la vita quotidiana e si uniranno alla lotta più giusta e morale: la lotta per riportare a casa tutti i 50 ostaggi, i sopravvissuti per la riabilitazione e icaduti per una degna sepoltura», si legge nella nota diffusa dal Forum ieri poco prima che, come ogni sabato sera, i familiari degli ostaggi si radunassero per chiedere il rientro dei loro cari: «Ci stiamo avvicinando al punto di non ritorno. I nostri familiari non hanno più tempo: scendete in piazza!», hanno scritto per invitare il popolo israeliano alla mobilitazione. “Israele in pausa” è lo slogan che riunisce sotto un unico cappello le iniziative che prendono forma non solo a Tel Aviv ma in tutto il Paese: dalle 7 del mattino con raduni agli incroci stradali, marce e momenti di preghiera, fino alle 20 quando è prevista una grande manifestazione, di fronte al quartier generale dell’esercito israeliano.
A ritenere l’arma della disobbedienza civile efficace, oltre all’ex premier laburista Ehud Barak che a fine di luglio, per primo, aveva lanciato lo sciopero in un’editoriale suHaaretz, anche Ehud Olmert, primo ministro dal 2006 al 2009.
Diverse università, tra cui l’Università ebraica di Gerusalemme e il Technion di Haifa hanno annunciato il loro sostegno allo sciopero, così come circa una settantina di politici e autorità locali, tra cui il sindaco di Tel Aviv Ron Huldai. Mentre l’Histadrut, la principale federazione sindacale del Paese, sebbene non aderisca ufficialmente, ha fatto sapere che sostiene i lavoratori che parteciperanno. Secondo i media locali anche diverse aziende di tecnologia, come Wix, HoneyBook e Fireblocks, si sono unite alla protesta. Così, la società civile blocca Israeleper chiedere la fine della guerra a Gaza e il rilascio degli ostaggi proprio nel giorno in cui, a una settimana dall’approvazione del piano per l’occupazione di Gaza City, l’Idf avvia i preparativi per il trasferimento forzato dei palestinesi dalle “zone di combattimento” al Sud della Striscia. Anche se Hamas, secondo quanto riporta ilChannel 12,si sarebbe detto disposto a rivedere alcune sue posizioni, tra cui proprio quella sugli ostaggi, pur di portare avanti il negoziato per un cessate il fuoco a Gaza. Dove, nelle ultime 24 ore almeno 25 persone sono state uccise dall’Idf, dodici mentre erano in attesa degli aiuti umanitari, che si aggiungono agli altri 1760 già morti, secondo i dati dell’Onu, nelle stesse condizioni.