Corriere della Sera, 17 agosto 2025
Sophia Loren, la pattinatrice e il campione «dormiglione». Quei sogni di futuro a Cortina ’56
Gli chiediamo perché proprio quella ragazza. Perché non mettere in copertina Sophia Loren, fasciata di bianco, spettatrice alla gara di slalom gigante o Brigitte Bardot convinta ad andare a Cortina dalla nonna.
La ragazza è immortalata mentre piroetta sul ghiaccio. Lo scatto ce la restituisce in falso equilibrio, con il braccio destro disteso ad angolo su un fianco, l’altro piegato, la mano è appena aperta, sembra dire «ancora, ancora». Si chiama Carol Heiss, bellissima pattinatrice statunitense che quell’anno, è il 1956, arriverà seconda alle Olimpiadi invernali di Cortina. A vederla ora sulla copertina di un bel libro di Massimo Spampani, dal titolo: Cortina 1956. Le prime Olimpiadi bianche in Italia (curato da Eleonora De Filippis) sembra rivivere. Ma riprendiamo il racconto.
Carol Heiss vincerà l’oro olimpico quattro anni dopo ma non passerà mai al professionismo. Sogna il cinema. Si trasferisce a Hollywood, reciterà in un solo film la parte di Biancaneve. Continuiamo allora a chiedergli: perché proprio quella ragazza?
Spampani ora risponde: «Per far capire che non è un libro di sport, sebbene documenti un evento sportivo. Cortina 1956 racconta un epoca, il mondo post bellico, la speranza nel futuro». Vero. È proprio questa la sensazione che si ha sfogliando le bellissime foto in bianco e nero. Molti gli aneddoti. Quasi tutti di prima mano. Spampani li ha ricavati in gran parte dai racconti del padre Alfredo che all’epoca seguì la manifestazione per la Rai e la Gazzetta dello Sport. Leggendoli si ha l’impressione di passeggiare nella storia.
Per la prima volta alle Olimpiadi invernali partecipano i sovietici. Arrivarono a Cortina con il treno delle Dolomiti, imbacuccati nei vistosi e spessi cappotti con la scritta Cccp. Sembrano marziani. L’ordine è di trattarli bene. Sono accolti in un hotel, lontani dal centro. Controllati a vista. Qualcuno chiederà asilo politico. Intanto in un altro hotel si attendono gli ungheresi, 100 persone. Ne arriveranno solo due: i fratelli Marianna e László Nagy, bronzo nel pattinaggio a coppie. Nessuno saprà mai cosa ne è stato degli altri. Perché non sono mai partiti da Budapest. Lo sfondo della grande storia di quegli anni si posa su Cortina come la neve sulle piste. La rivoluzione ungherese del ‘56 sarà soffocata dai carri armati sovietici.
I giochi si aprirono il 26 gennaio. Le temperature sono 20 gradi sotto zero. La Rai segue l’evento. Furono usati 700 chilometri di cavi per collegare i campi di gare. Il pullman di regia era trainato con le catene da trattori. Le telecamere Rai trasformarono Cortina (anche) in evento mondano, i volti di Sophia Loren, il giovane Ugo Tognazzi, Raf Vallone.
Si continua a sfogliare il libro. Le foto. Cattura l’attenzione lo sguardo del campione austrico Toni Sailer, oro nei due slalom e nella discesa. Partirà con il pettorale numero 135. Un numero singolarmente alto per un favorito. La mattina della gara nessuno lo aveva svegliato. L’allenatore si precipitò all’hotel, lui dormiva, lo tirò fuori dal letto e gli diede da mangiare uno strudel. Per la fretta dimenticò di prendere la pettorina. Utilizzarono la prima che trovarono in uno scatolone. Il 135.
Spampani è nato a Cortina. Nel’56 era ancora tra le braccia di sua madre. A casa giravano Martellini, Carosio, Tito Stagno. Dice: «Certi racconti non si trovano su internet». Suo papà gli raccontò pure che agli ingressi autostradali vennero posti grandi tabelloni pubblicitari con la fiamma olimpica e la scritta: «La fiamma è alimentata da Agip». Giulio Onesti, presidente del Comitato olimpico italiano, li fece togliere. Sport e pubblicità erano mondi rigidamente separati. Altra epoca.