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 2025  agosto 17 Domenica calendario

Meloni vede «spiragli di pace»

 Un Ferragosto appesa alle notizie che filtravano da Anchorage, e quasi senza soluzione di continuità con il giorno dopo, scandito da ripetuti contatti al massimo livello: telefonate con Trump, con tutti i leader europei per stilare un comunicato congiunto, poi con gli stessi per valutare se sia il caso o no di volare assieme a Zelensky a Washington oggi, in vista dell’incontro di domani, per parlare con una sola voce.Non sono momenti facili per Giorgia Meloni, certo non vacanze, ma la premier sa che si stanno costruendo – forse – pezzi di storia, e vuole essere ottimista, per quanto possibile: «Considero positivo il fatto che si stiano aprendo degli spiragli di pace in Ucraina. L’accordo è ancora complicato ma finalmente possibile, soprattutto in seguito allo stallo che si è creato da molti mesi lungo la linea del fronte. Solo l’Ucraina potrà trattare sulle condizioni e sui propri territori», è quello che scrive a tarda mattinata. Oggi ci sarà un’altra call ufficiale della coalizione dei Volenterosi, presieduta da Macron, Starmer e Merz, per dare una risposta dopo le notizie che stanno emergendo e forse, appunto, per decidere se volare alla Casa Bianca.
Se si deciderà per il sì, Meloni ci sarà. Battendo su un punto «cruciale»: quello «delle garanzie di sicurezza per scongiurare nuove invasioni russe». Ma nello stesso tempo «è questo l’aspetto su cui si sono registrate ad Anchorage le novità più interessanti». Si parte da un presupposto: «Solo robuste e credibili garanzie in tal senso potranno prevenire nuove guerre ed aggressioni», ed ecco arrivare la rivendicazione di una possibile soluzione: «Il presidente Trump ha ripreso l’idea italiana di garanzie di sicurezza che si ispirino all’articolo 5 della Nato. Il punto di partenza della proposta è la definizione di una clausola di sicurezza collettiva che permetta all’Ucraina di beneficiare del sostegno di tutti i suoi partner, Usa compresi, pronti ad attivarsi nel caso sia attaccata di nuovo». Insomma, si può lavorare su queste basi: «Gli Stati europei rimangono uniti nel sostegno all’Ucraina in questa fase di trattative. La strada per la pace non è semplice, ma è importante che sia stata intrapresa».
Sulla stessa linea i due vice premier. Matteo Salvini aveva parlato della possibilità del Nobel per la pace per Trump se avesse «fatto il miracolo», ieri è stato il primo a parlare ma con toni più cauti: «Ogni passo in avanti verso la pace, come quello di ieri, è una buona notizia. Come chiesto da papa Leone, che al posto delle armi torni a parlare la diplomazia, senza che nessuno la ostacoli». Antonio Tajani pure parla di «luce che si accende in fondo a un tunnel», anche se «c’è ancora molto da fare», poi dichiara la disponibilità dell’Italia a collaborare con gli altri leader nell’organizzare un trilaterale tra Trump, Zelensky e Putin e a tenerlo in Italia.
Parole che fanno insorgere l’opposizione. Secondo la leader pd Elly Schlein «i toni trionfalistici del governo sono fuori posto». E questo perché «l’Ucraina non c’era. L’Ue non c’era. Trump non ha ottenuto nulla da Putin, se non riabilitarlo accogliendolo con tutti gli onori sul tappeto rosso. Non hanno raggiunto alcun accordo sul cessate il fuoco». Insomma, serve un tavolo con Ue e Ucraina, non la «reverenza» verso «una scorciatoia bilaterale». Ancora più duro Giuseppe Conte, M5S: «È imbarazzante vedere nero su bianco l’esultanza di Meloni per “spiragli per discutere di pace” dopo la politica guerrafondaia e ostile ai negoziati condotta da Chigi in questi anni».