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 2025  agosto 17 Domenica calendario

Niente intesa sull’Ucraina «Putin vuole il Donbass». E Trump convoca Zelensky

Il primo obiettivo non è stato raggiunto: nessun «cessate il fuoco» tra Russia e Ucraina. Vladimir Putin ha respinto la richiesta, l’unica di fatto, avanzata da Donald Trump nel corso del vertice di Ferragosto, in Alaska. È un passaggio a vuoto per il presidente Usa. Il negoziato è partito male, ma adesso si guarda avanti: Trump ha invitato il leader ucraino a Washington domani. Dovrebbero partecipare anche alcuni leader europei. Non si sa ancora quali saranno e se arriveranno nella capitale americana oppure se si collegheranno da remoto. Sembra più chiaro l’obiettivo della Casa Bianca, stando almeno a quanto Keith Kellogg, l’inviato Usa per l’Ucraina, dice al telefono con il Corriere: «Cercheremo di organizzare un vertice trilaterale (Trump-Putin-Zelensky, ndr) entro la prossima settimana. Al momento l’ostacolo più grande è trovare un’intesa sullo scambio dei territori, qualunque cosa significherà nel concreto. Nello stesso tempo discuteremo delle garanzie di sicurezza da fornire all’Ucraina. Questi sono i due punti più importanti sul tavolo». In effetti, secondo la Cnn, Trump avrebbe detto ai partner europei di stare pensando a un summit a tre, entro venerdì prossimo.
La trattativa, quindi, corre veloce. Trump ora insegue «un accordo complessivo con la Russia» e sostiene che «anche gli europei siano d’accordo». In realtà i leader del Vecchio Continente sono rimasti sorpresi dalla facilità con cui il presidente Usa ha mollato quello che era il primo punto concordato tra le due sponde dell’Atlantico nei giorni scorsi: il cessate il fuoco come condizione preliminare per cominciare a trattare. Ieri i leader europei hanno ricalibrato la posizione, con una nota congiunta firmata dal cancelliere tedesco Friedrich Merz, dal presidente francese Emmanuel Macron, dal premier britannico Keir Starmer, da Giorgia Meloni, dal presidente finlandese Alexander Stubb, dal premier polacco Donald Tusk, dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa.
Le tracce
Nel testo si legge: «Abbiamo accolto con favore gli sforzi del presidente Trump per porre fine alla guerra di aggressione della Russia», ma «non dovrebbero essere imposte limitazioni alle forze armate ucraine o alla sua cooperazione con Paesi terzi. La Russia non può avere potere di veto sul percorso dell’Ucraina verso la Ue e la Nato. Spetterà all’Ucraina prendere decisioni sul suo territorio».
Da dove si riparte? Per il momento non ci sono tracce ufficiali, ma un diluvio di indiscrezioni non confermate da nessuno. Innanzitutto la questione territoriale. Putin avrebbe dettato le sue condizioni. Vuole l’intero distretto del Donetsk, oltre che quello di Lugansk. Ciò significherebbe incamerare terre non ancora occupate e quindi l’intera regione del Donbass, ricca, tra l’altro, di molte materie prime. Per il resto il leader russo propone di congelare il fronte sulla linea che attraversa Zaporizhzhia e Kherson. Trump appoggerebbe questo schema e avrebbe detto a Zelensky: «Se solo volesse, Putin potrebbe prendersi tutto il Donbass». Il leader ucraino avrebbe risposto che il presidente russo mente e che, per quanto lo riguarda, non rinuncerà alla parte del Donbass ancora libera. L’altro tema chiave è quello delle garanzie di sicurezza. Per la prima volta Putin ha riconosciuto che esiste «un problema di sicurezza anche per l’Ucraina».
Ma come risolverlo? Secondo il Wall Street Journal, Putin avrebbe aperto all’ipotesi dello schieramento di una forza di interposizione europea sul territorio ucraino, suscitando l’interesse di Trump. Ma gli scenari al centro dell’attenzione sono diversi. Se ne discuterà oggi, alle 15, in una videoconferenza della cosiddetta «coalizione dei volenterosi», coordinata da Macron, Starmer e Merz. In collegamento, naturalmente, ci sarà anche la premier Meloni. Per altro, in queste ore, sta riprendendo quota proprio la proposta italiana di estendere all’Ucraina una protezione simile a quella prevista dall’articolo 5 della Nato: tutti gli alleati corrono in soccorso di un partner, se aggredito.
Bisognerà capire, però, se esistono i margini per un’intesa con Mosca. Nel colloquio in Alaska, Putin ha ripetuto che la pace sarà possibile solo se «verranno risolte le cause profonde del conflitto», vale a dire, tra l’altro, il disarmo dell’Ucraina. Un concetto che né Zelensky né gli europei possono accettare. E Trump?
L’iniziativa
Il presidente Usa avrebbe evocato la proposta italiana sul meccanismo simile all’articolo 5 della Nato. E il cancelliere tedesco Merz, ieri ha sottolineato la disponibilità degli Stati Uniti ad appoggiare un’iniziativa europea che assicuri protezione militare a Kiev. Si vedrà con quali modalità. Il leader Usa si era impegnato in questo senso e, stando a quanto riferisce ancora Merz, conferma questa promessa. Lo stesso Zelensky osserva che dagli Stati Uniti arrivano segnali importanti.
Trump avrebbe, inoltre, riferito al numero uno ucraino e agli altri partner, che Putin si impegnerà per iscritto a non aggredire di nuovo l’Ucraina o altri Paesi. Come dire: dategli i territori che vuole, e in cambio vi scrive su un foglietto che non vi attaccherà mai più. Ma nel Vecchio Continente la fiducia nei confronti di Putin è sottozero. Macron, sulla piattaforma X, è tra i più netti: «Sarà essenziale trarre insegnamento dagli ultimi 30 anni, in particolare dalla consolidata propensione della Russia a non rispettare i propri impegni».
Non basta. Il britannico Starmer suggerisce di mantenere alta la pressione sulla Russia, rafforzando ulteriormente le sanzioni. Anche questo era uno dei paletti fissati da americani ed europei prima del vertice. Trump, però, slitta anche qui: non è il momento di applicare altre sanzioni alla Russia o ai Paesi, per esempio la Cina, che ne acquistano il petrolio. «Ci penserò tra due-tre settimane».