Corriere della Sera, 14 agosto 2025
Intervista a Paola Pitagora
Paola Pitagora, davvero voleva farsi suora? «Ma no! – ride l’attrice – Ero poco più che adolescente, non avevo un vero e proprio desiderio di indossare la tonaca, ma... chi non ha attraversato nella vita una fase idealistica? Molti anni dopo sono andata anche in India, sono entrata in contatto con un guru, che mi trasmise un’energia speciale e allora, sì, ho vissuto un po’ di misticismo...».
Però, l’incontro e poi la lunga relazione con il pittore Renato Mambor la portò in un ambiente tutt’altro che mistico...
«Tutta un’altra storia, nel pieno dei turbolenti anni ’60. Renato era bellissimo e, prima di affermarsi come artista visivo della pop art, frequentava la mia stessa scuola di recitazione a Roma, me ne innamorai e mi cambiò la vita».
Le fece cambiare anche il cognome, da quello originale, Gargaloni, a Pitagora...
«Un consiglio prezioso il suo. Da ragazzina mi prendevano in giro i compagni, che mi avevano soprannominato Gargarozzo, ma non avevo mai pensato di cambiarlo. Renato fu categorico, mi disse: se vuoi fare l’attrice, non puoi continuare così. Siccome non avevo seno, aggiunse: sei piatta, potresti cambiare in Paola Pitagorica».
Un po’ ridicolo anche questo?
«Direi proprio di sì e, quando in seguito andai a fare un provino dal produttore Cristaldi, il caso volle che mi trovai in piazza Pitagora...»,
E da allora non ha mai smesso di fare l’attrice. Il 24 agosto, giorno del suo ottantaquattresimo compleanno, Paola Pitagora sarà nuovamente in scena all’Abbazia del Mito di Tricase, in provincia di Lecce, per interpretare Ho amato tutto, monologo scritto e diretto da sua figlia Evita Ciri, dove sarà accompagnata dai musicisti Peppe D’Argenzio al sax ed Emanuele Bultrini alla chitarra.
«È la storia di una vera ribelle degli anni Trenta: Donna Paola Menesini Brunelli. Una nobile che, per amore, ha abbandonato tutti i suoi privilegi, sposando un giovane squattrinato, con cui va a vivere in un appartamentino e con cui metterà al mondo bene cinque figli. Ho avuto la fortuna di conoscerla casualmente in Salento: un giorno mi dette un passaggio e da allora siamo rimaste sempre amiche, fino alla sua scomparsa cinque anni fa».
Un rapporto di amicizia e di complicità dato che anche lei, Paola, è una ribelle?
«Non posso negarlo. Sono stata ribelle sin da quando i miei mi iscrissero a una scuola professionale di segretaria d’azienda: che noia! Mi ribellai e virai alla scuola di recitazione. Tuttavia, in fondo, ero timida e un giorno, il maestro di dizione, mi mollò una sberla per farmi reagire».
Talmente ribelle che, guarda caso, fu scelta da Bellocchio per I pugni in tasca, film sulla contestazione giovanile del ‘68.
«Sul set ci divertivamo tantissimo e, quando finirono le riprese, ci abbracciammo commossi. Lui simpaticamente sentenziò: non farai mai più una cosa così bella. Io risposi altrettanto categorica: neanche tu!».
Mi chiamavano Gargarozzi, ero presa
in giro per il mio vero cognome Gargaloni
Dalla ribelle coi pugni in tasca a Lucia Mondella il passo non era tanto breve...
«Infatti io all’inizio, essendo un’anticonformista, non ero per niente convinta, non volevo accettare il ruolo ne I promessi sposi. Tanto che il regista Sandro Bolchi mi chiamò e mi chiese seccato: Paola che vogliamo fare? Mi spiegò che non si trattava di una Lucia Mondella stereotipata, bensì di una ragazza lombarda forte, che faceva l’operaia, non era una santarella».
Inoltre, lei proveniva da un’esperienza importante: il musical Ciao Rudy con Marcello Mastroianni al Sistina...
«Facevo un piccolo ruolo, bellissima esperienza... e a darmi il consiglio giusto di accettare fu proprio la spiritosissima Paola Borboni, che era nel cast e che io andavo a trovare tutte le sere in camerino: la trovavo sempre nuda nel suo bellissimo corpo nonostante l’età. Quando le espressi i miei dubbi sui Promessi sposi, si tolse una catenina dal collo e, porgendomi un’immagine sacra, esclamò: bacia la Madonna, hai una palla di fuoco tra le mani, giocatela bene!».
Quindi accettò...
«Sì, ma aggiungo che partì una campagna giornalistica molto negativa e calunniosa su di me. Mi attribuirono delle false affermazioni mignottesche su Lucia. Inoltre, una che portava le minigonne come me, poteva essere adatta al personaggio?»
Adesso festeggia il compleanno in palcoscenico con sua figlia.
«Premetto che, essendo nata in agosto, mese in cui non c’è mai nessuno, non l’ho mai festeggiato nemmeno per i 20 anni. Ma adesso, essendo ormai un pezzo vintage di valore, devo comunicare che sto ancora bene e lo farò recitando».