Corriere della Sera, 15 agosto 2025
Trump svela il suo pantheon con Stallone, Gaynor e i Kiss
Il «golpe» è avvenuto a febbraio: Donald Trump, da poco presidente in carica, aveva licenziato tutto il board del Kennedy Center di Washington. Aveva annunciato, per prima cosa, di voler «make the Kennedy Center great again» (rendere il Kennedy center di nuovo grande); per seconda cosa, di voler finire la lunga tradizione di show en travesti organizzati dall’istituzione, che dal 1971 è il principale complesso culturale degli Stati Uniti, con le migliori rassegne di teatro, danza, opera, musica sinfonica e contemporanea.
Poi pochi giorni fa con un emendamento ha annunciato che rinominerà, dedicandola alla first lady Melania, la monumentale Opera House del centro. Ora un altro gesto teatrale, letteralmente: la nomina di un «Pantheon» di pop star a lui gradite negli awards annuali del centro, che quest’anno ha indicato lui personalmente. Tra i nominati: la star della musica country George Strait, Sylvester Stallone, la cantante Gloria Gaynor, la rock band Kiss e l’attore e cantante Michael Crawford.
Premi che hanno anche un significato politico: la «scalata» di Trump al Kennedy Center è considerata dai suoi molti critici come uno dei molti sforzi del presidente per spazzare via i valori progressisti dalle arti, dall’accademia e da ovunque. Lui non perde occasione di dire che ha cancellato gli «idoli woke». E con Stallone, Gaynor & co. tende ai suoi critici una trappola: una parola contraria, e saranno accusati di snobismo, essendo i premiati di quest’anno vere icone pop.
Invece di far rivelare al Kennedy Center i nomi tramite un comunicato stampa, come di consueto, Trump ha annunciato personalmente i premiati durante una conferenza stampa, circondato da bandiere americane e da cavalletti coperti da drappi rossi per le foto di ciascuno degli artisti. A differenza del suo primo mandato, quando non aveva nemmeno partecipato alla cerimonia di premiazione, ha annunciato che l’avrebbe ospitata lui stesso e che era stato profondamente coinvolto nel processo di selezione. Ha anche lasciato intendere che potrebbe, in futuro, premiare se stesso oppure intitolare anche a se stesso il Kennedy Center.
E così ha premiato i meno woke che ha trovato, ironizza il New York Times. I Kiss, la band glam rock e metal celebre per il makeup estremo. «Hanno fatto un patrimonio, e sono bravissime persone e se lo meritano», ha detto. Gloria Gaynor, l’interprete di «I Will Survive». «Una canzone incredibile, l’ho sentita migliaia di volte e ogni volta è meglio». Sylvester Stallone, che chiama «Sly». La prima volta che ho visto Rambo, dice, nel 1982, «ero un uomo giovane. Rambo era appena uscito, nessuno sapeva niente, era in tutti i cinema. Si andava al cinema un sacco...». Sembra il 1986, commenta amaro il New York Times, è il 2025 di Trump.