Il Messaggero, 10 agosto 2025
Intervista a Gigi Marzullo
Non si ferma mai, Gigi Marzullo, in attesa dell’autunno televisivo, che su Rai1 lo vedrà un po’ ridimensionato con il suo Sottovoce e le varie declinazioni Applausi, Milleluci e Cinematografo concentrate tutte nel weekend. Proprio per questo si è parlato nelle ultime settimane di malumori e trattative con il Nove, il canale di Discovery dove la Rai gli ha concesso di andare a Che tempo che fa di Fabio Fazio solo sporadicamente. Imperturbabile, e con il contratto in scadenza fra un anno, Marzullo va avanti per la sua strada e anche ad agosto è impegnatissimo con Sottovoce e come ospite fisso dell’Estate in diretta di Rai1.
Almeno ad agosto non poteva staccare qualche giorno?
«Per carità. Io ho avuto la fortuna di capire qual era il lavoro che mi piaceva, sono riuscito a farlo, e non lo mollo. Il mio svago è fare tv».
Da giovane, però, non voleva fare l’attore?
«Sì. Dopo il liceo classico ad Avellino, andai a studiare Medicina a Pisa per due anni, anche se io sognavo il Dams di Bologna, cosa che non trovò d’accordo i miei genitori».
Perché?
«Per loro Medicina a Pisa era una scelta più seria. Al terzo anno, comunque, mi trasferii a Napoli. Solo che io volevo recitare e quindi un giorno andai a Roma per informarmi sul Centro Sperimentale di Cinematografia e l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico».
Non l’ammisero?
«Non trovai il coraggio di presentarmi».
Un provino per recitare qualcosa l’ha mai fatto?
«No. Ho solo girato qualche cameo facendo me stesso (Bodyguards di Neri Parenti nel 2000 e Matrimonio alle Bahamas nel 2007)».
È andato in pensione dalla Rai nel 2020: cosa è cambiato?
«Niente. Ho rinunciato a 500 giorni di ferie, che l’azienda non mi ha pagato, e il primo anno da esterno ho lavorato gratis perché voglio farlo fino al giorno della mia morte. Mi piace troppo, anche se i guadagni adesso sono quello che sono».
Arriva al tetto di 240 mila l’anno?
«Per carità, meno».
Guadagna meno di quando era un dipendente?
«Molto ma molto meno. Ma non è un problema: amo questo lavoro e spesso per fare una battuta ho detto che l’avrei fatto anche gratis. Qualcuno mi ha preso in parola».
Dopo anni in cui è stato attaccato per la banalità delle sue domande, oggi lei è praticamente diventato un classico televisivo: quando c’è stata la svolta?
«All’inizio è stata dura, certi giudizi feroci mi hanno fatto davvero soffrire. Io cerco la semplicità e so bene che c’è una linea di confine molto labile tra questa e la banalità, e io non credo di averla mai superata. Quando chiedevo a un ministro, o a uno come Gianni Letta, quando aveva dato il primo bacio, mi prendevano per matto. Per fortuna, non ho mai mollato, e oggi le domande intime, come iniziai a farle io 35-36 anni fa, sono la regola».
Quando è cambiata l’aria?
«Quando nel 1997 andai a Milano per intervistare Paolo Mieli nella sala più importante del Corriere della Sera. Tutti dissero Mieli ha sdoganato Marzullo. Infatti poi piano piano da me vennero Giulio Einaudi, Marco Ferreri e tanti altri intellettuali».
Un po’ ha viaggiato o è stato sempre in uno studio tv?
«Sono stato a Parigi, Londra, America e Russia. Non mi piace viaggiare e da trent’anni non prendo l’aereo. Ho paura di morire».
C’è mai andato vicino?
«Ho visto andarsene mio padre, mia madre e mio fratello».
E in prima persona?
«Ho fatto una riduzione della prostata, ho uno stent e ho avuto un’ernia inguinale. Non sono mai andato vicino alla morte, per fortuna».
Suo fratello Enzo Maria in qualche modo aveva seguito le sue orme, era giornalista e aveva lavorato al Bagaglino con Pingitore come sosia del ministro socialista Gianni De Michelis: è stato faticoso superare la sua morte, nel 2003, per overdose?
«Mio fratello era molto più bravo, colto e sensibile di me. Meritava di più dalla vita, che lo spaventava e non accettava nella sua brutalità. Non era fatto per i compromessi. La sua scomparsa l’ho superata solo perché alla morte non bisogna dare soddisfazione».
Crede in Dio?
«Sì, ma ho tanti dubbi e ho paura che dopo la morte finisca tutto».
Suo zio Michele era prete: mai pensato di seguire le sue orme?
«Mai. Don Michele era uno dei venti tra fratelli e sorelle di mio padre. E anche un’altra zia si fece suora. A dirlo oggi ventuno figli sembra incredibile. La cosa davvero bizzarra è che mio nonno è morto a 50 anni, mia nonna a 84».
Se fosse tutto vero come ce l’hanno raccontata, quando sarà fra cent’anni per lei davanti al Signore come si mette?
«Non sono mai riuscito a fare un’intervista al Papa, ci proverei subito con Lui».
Così la manda subito all’Inferno.
«Forse nella sua magnanimità mi lascerebbe fare qualche domanda e risponderebbe anche».
La prima in scaletta?
«Perché ci dà la vita e poi ci fa morire? Io qui sto così bene...».
Andiamo avanti. L’errore più grande che ha fatto?
«A volte penso che sarei stato un buono psichiatra. Mi sarebbe piaciuto aiutare i malati di mente. Un po’ lo siamo tutti».
E lei si è mai fatto aiutare?
«No, perché sono orgoglioso».
Il primo rimprovero che le fanno quelli che la conoscono qual è?
«Che sono possessivo e ansioso. Diciamo anche geloso».
Invecchiando il fatto di non avere figli le è pesato?
«Va bene così. Mia moglie ha un figlio e una nipotina, che vivono a Tokyo. Siamo una famiglia. Io ho solo loro. I miei sono tutti morti».
Ha raccolto il giusto?
«Se guardo dove sono partito, sono contento. Se mi guardo intorno, forse avrei potuto aspirare a qualcosa di più. Però va bene: sono vivo e faccio ancora tv, cosa che vorrò fare fino alla morte. Sono tutti avvisati...».
Più che una promessa, una minaccia. Sempre in Rai?
«Certo, ma non dipende da me».
Ha conti in sospeso con qualcuno?
«Sono stato molto vicino a mio fratello, ma forse avrei dovuto fare di più, non lo so. Con i miei genitori non ho nulla da farmi perdonare».
Adesso vorrebbe avere più sesso, soldi o fama?
«Mah. Il sesso più si va avanti con l’età e più diminuisce. Con i soldi non sono mai stato abile».
Ha scelto il posto fisso.
«È vero. Quella è mia madre, la provincia è fatta così. Non si scappa da certe logiche».
Berlusconi non le ha mai fatto un’offerta?
«Mai. Però una volta mi ha chiesto se volevo fare il senatore. “Grazie, presidente. Mi piace quello che faccio”, gli dissi».
E adesso accetterebbe?
«Io voglio fare tv ma, se non avessi più l’opportunità di lavorare, mi organizzerei. Più di una volta mi hanno proposto di fare il sindaco di Avellino. L’ultima volta, quando era ministro della Cultura, anche Gennaro Sangiuliano. La fama, invece, non mi piace. Mentre la popolarità aiuta a sentirsi meno soli. Io ho un’indole solitaria».
Vero amici ne ha?
«Pochi. Ciriaco De Mita e Biagio Agnes lo erano. Lo sono Adriano Galliani e Flavio Cattaneo, miei testimoni di nozze a cui voglio molto bene».
A loro ha mai fatto qualche domanda delle sue?
«Certo. Ad alcune hanno risposto, ad altre si sono messi a ridere».
Di chi è l’idea di questa camicia da carcerato che indossa sempre?
«La colpa è di Fabio Fazio. La prima volta che andai nel suo salotto tv indossai una camicia righe orizzontali perché non volevo mettere la cravatta. Iniziò a sfottermi, ma piacque alla gente e allora la rimisi. Da lì è diventata una divisa, ormai ho cento camicie e maglie così».
Il sogno di una vita?
«Da sempre mi piacerebbe fare Domenica In».
Ne ha mai parlato con Mara Venier?
«Mai. Ma va bene così, sono contento di quello che ho».
Non è mai troppo tardi.
«Chi lo sa? Ma va bene così».
L’ultima cosa che l’ha sorpresa?
«Sempre più spesso mi chiamano maestro. La gente è pazza. È una cosa che invecchia».